1993 marzo 14 Dalle macerie si esce, ma dal fango?

1993 marzo 14 – Dalle macerie si esce, ma dal fango…?

Che fare? Se lo chiedeva anche Lenin che di rivoluzioni ne capiva. Monsignor Battisti, arcivescovo
di Udine, risponde senza perdersi d’animo che “i tempi facili preparano la decadenza, i tempi duri
consentono la speranza”.
Di sicuro è finita se perdiamo questo tram per cambiare. La soluzione peggiore sarebbe il restare a
metà strada, aggiustando assieme pezzi di tutte le stagioni. Altro che Europa; ci aspetterebbero i
Balcani.
Ne parlavamo ieri con Enzo Biagi. “Dalle macerie ne esci – diceva – ma dal fango?”. Che di melma
si tratti, basta dare una scorsa al quotidiano bollettino della corruzione.
Per quanto da tempo preparati a tutto, disponiamo ancora di stupore. Perché non si salva proprio nulla.
L’intero sistema politico-economico era in appalto illegale. Si legge nelle ultimissime cronache
giudiziarie: “La Sace, che assicurava i lavoratori delle imprese italiane all’estero, era “roba” dc
mentre l’Istituto per il Commercio con l’Estero era “roba” psi”.
La politica tendeva alla concussione, l’economia al falso in bilancio. Qualche mese fa ci chiedevamo
se non fosse il caso di contestare il reato di associazione per delinquere: oggi non è azzardato
immaginare che più di un magistrato ci stia almeno pensando.
L’inchiesta “Mani Pulite” è un rullo compressore, proprio perché usa la legge penale come un
Vecchio testamento. Non perseguita; esercita la discrezionalità fino al margine dell’intransigenza.
Con la tigna del poliziotto, immagazzinando per anni notizie del suo computer, il pm Di Pietro era il
più preparato sui reati contro l’amministrazione pubblica. Ma la mente del pool di Milano è il
procuratore Borrelli, garante del codice uguale per tutti.
Le inchieste dimostrano che in Italia vige un’economia altrove sconosciuta. Quella di Stato, cosa loro,
dei partiti, pronta cassa, riservato dominio; quella delle imprese, sempre più compromessa con la
prima nel nome dei “costi della politica” e dell’affarismo.
I partiti hanno imposto agli italiani una tassazione doppia; lo Stato lavora contro sè stesso; i
risparmiatori investono sul debito pubblico non sulla produzione. La seconda Repubblica ci costerà
fatica, sudore, coraggio, onestà anche personale. Presto, prestissimo.