1993 marzo 15 Fallirà l’ultimo raggiro

1993 marzo 15 – Fallirà l’ultimo raggiro

E’verissimo, il voto del 5 aprile 1992 ha avuto un peso rivoluzionario. Insegnò a votare senza la
mortificazione della governabilità: fine del ricatto.
Ma non ci sarebbe stato un 5 aprile tanto riformista senza il 9 giugno 1991. Quel giorno l’Italia votò
in massa sì al referendum. La preferenza unica o multipla importava poco o nulla; a tutti interessava
una sola cosa: segnalare al regime che l’immobilismo non avrebbe più avuto tregua. Se non
provvederà il ceto politico, ci avrebbe pensato l’elettorato.
9 giugno 1991, 18 aprile 1993, siamo chiamati a nuovi referendum perché né la prima botta né la
seconda del 5 aprile sono bastate. Questa la verità, e anche la tragedia.
Picconate, sfascio, protesta. Le sabbie mobili del sistema hanno ingoiato tutto, nell’illusione che a
lungo andare gli italiani si sarebbero dati una calmata.
Certo, i ladri sono una legione. Ma i mediocri ancora più numerosi. Non si spiega altrimenti
l’incapacità di imparare – almeno in extremis, le lezioni.
Questo Parlamento non ha perso la legittimità per la cinquantina di inquisiti in Tangentopoli. Non ce
l’ha più perché ha beffato il voto.
Grosso modo, gli Italiani avevano votato in due modi. Protestando attraverso la Lega o altre forze
anti-sistema; ribadendo il voto ai partiti tradizionali ma con l’invito a cambiare. Il Parlamento non ha
fatto una piega, vanificando in un colpo solo e spirito referendario e voto politico.
Si sono fatti la commissione Bicamerale per le riforme affidandola a de Mita e alla Jotti! Anche nei
simboli, risulta palese che al cambiamento sono negati. Al massimo lo subiscono.
Stando agli atti, i referendum premiano i Segni e i Pannella. In realtà, il vero padrino è lo stesso
sistema: non sapendo più esercitare la rappresentanza degli elettori, li obbliga a insistere con la
democrazia diretta.
Si spiega così il paradosso che vede convertirsi al referendum anche spezzoni del vecchio regime.
Visto che non può più fermarli, tenta di confonderli.
E’l’ultimo raggiro, ma non funzionerà. Oggi conta la “cosa”, non il “chi”; meglio se, per disperazione
o per opportunismo, qualcuno voterà il proprio karakiri.
Importante è il nuovo, non il vecchio che salta sul suo ultimo carro. Al traguardo, sarà sempre ultimo.