1993 marzo 12 Immagine, mito falso

1993 marzo 12 – Immagine, mito falso

E’ difficile dire ancora qualcosa di utile su Tangentopoli. La rivista americana Time la definisce una
“latrina politica”.
Che poi, se fosse soltanto politica, un pezzo del problema lo avremmo in qualche modo risolto.
Purtroppo ha ragione Scalfaro quando denuncia la frana di un’intera “cultura”.
Compresa la cultura dell’economia. Altro che poteri forti, impegnati a indebolire la politica per
riempire di interessi il vuoto conseguente. Il sistema ha divorato la credibilità di chiunque vi abbia
partecipato, a qualunque titolo.
Ha detto il cardinale di Milano: “Gli imprenditori ora sano che l’etica avrebbe risparmiato perdite e
difficoltà all’economia e a tutta la società”. Ma ci sarebbe voluto un Gianni Agnelli, primo per
fatturato e per carisma confindustriale, che sollevasse in largo anticipo la bandiera della libera
concorrenza contro il malaffare.
Sono sempre alti i prezzi da pagare, quando si perdono occasioni storiche. Con un risultato sotto gli
occhi di tutti: è scomparsa dalla scena l’immagine, mito falso, brutalmente azzerato. Nessuno ha più
niente da dire, né i boiardi dell’industria di Stato, né i “capitani di sventura” del capitalismo
all’italiana.
Anche per questo si sente un’urgenza pazzesca di invertire la rotta. Siccome è impensabile che i
giudici si possano fermare, la vera soluzione politica non può che venire dalla radicalità del
cambiamento. La gradualità è già morta.
Che le riforme siano affidate a Nilde Jotti è persino patetico. De Mita si sentì giustamente sfiduciato
nonostante 34 voti a suo favore; la Jotti guida ora la commissione Bicamerale con 26…Questo
Parlamento non è in grado di dare sterzate, né piccole né grandi, né sugli appalti né sul finanziamento
ai partiti né sui sistemi elettorali.
Ovunque, a Roma come a Venezia, la classe dirigente ha perso da molto tempo l’abitudine a
governare senza sottobanco e a far politica senza intreccio. Non fa più nulla perché terrorizzata; ha
tanti scheletri nell’armadio da temere anche ciò che potrebbe realizzare subito alla luce del sole; per
dirla con Massimo Cacciari, se ne sta “acquattata”. Prima campava sul malgoverno, ora sulla paura
del buongoverno.
Oramai è una corsa contro il tempo. Con due armi: la pressione dell’opinione pubblica e il lavoro
degli italiani.