1993 gennaio 2 Da Scalfaro a Bernini

1993 gennaio 2 – Da Scalfaro a Bernini

Mercoledì il Governo ha approvato il disegno di legge che riordina gli appalti per tentare di sottrarli
ai ladri. Ha spiegato Amato: “E la prima risposta a un Paese afflitto dalla corruzione legata alle attività
delle pubbliche amministrazioni”.
Giovedì Scalfaro ha annunciato la fine del finanziamento pubblico ai partiti. “No a ogni contributo
dello Stato a i partiti. ha detto il Presidente della Repubblica – i partiti devono vivere con apporti
privati leciti e con il volontariato, non a carico dei contribuenti”.
Piano piano ma ineluttabilmente, la verità si fa strada. Sfumano per indecenza le grida del palazzo, al
complotto, al golpe, ai magistrati persecutori, ai giornalisti destabilizzatori.
Da Scalfaro a Amato, le istituzioni ammettono con atti ufficiali che non se ne poteva più. Il sistema
ha generato al suo interno un’associazione per delinquere di stampo partitocratico, con oltre mille
persone finora indagate.
In particolare la Dc, garante del vecchio, le sta tentando tutte per tirarsene fuori, anche se in
gravissimo ritardo e pur portandosi dietro uno stuolo di dinosauri del potere. Quelli che Leoluca
Orlando non a torto definisce “uomini di Yalta”, cioè figli del mondo spaccato in due dal comunismo,
sul quale si poté anche vivere di rendita.
A incalzare la Dc è un mondo cattolico sempre più esigente. I cattolici praticanti sono da tempo
minoranza nell’Italia secolarizzata. E dal 5 aprile in poi, dalla Lega Nord alla Rete, è franata anche la
loro residuale unità politica. Ragion per cui, nei confronti di questa Dc, non possono che aumentare
la pressione: dai vescovi ai gesuiti, da Comunione e Liberazione alle Acli, da Segni all’Azione
Cattolica.
Come dire che, soltanto a condizione che la Dc diventi molto meno “democristiana” e un po’ più
“cristiana”, la sua base popolare deciderà di non traslocare definitivamente altrove. Da qui, domande
sempre più perentorie di ritorno all’etica nel partito laico tuttora più votato dai cattolici. Cominciando
dalla messa in mora degli inquisiti per tangenti.
Operazione tutt’altro che semplice, come insegna l’incredibile caso Bernini. In un momento in cui la
crisi di credibilità della Dc è tale da obbligarla ad azzerare le tessere. a dir poco una rivoluzione!. Il
senatore doroteo invoca lo statuto interno per continuare come se niente fosse a partecipare all’attività
del partito nel Veneto!
Bisogna ammetterlo: oggi in Italia, nessuno ha un compito più proibitivo dei Martinazzoli e Rosy
Bindi.