1993 gennaio 16 Davvero l’alba è vicina

1993 gennaio 16 – Davvero l’alba è vicina

Cinque giorni prima di saltare in aria, Giovanni Falcone telefonò alla suocera e al cognato del generale
Carlo Alberto Dalla Chiesa: “Siamo arrivati a un punto – disse il giudice solitamente riservatissimo
– che l’alba è vicina. L’attesa è stata lunga ma abbiamo gettato la rete per una buona pesca”. Queste
parole sono ancora conservate nel brogliaccio telefonico di casa Setti Carraro.
Poche sere fa a Castelfranco Veneto, Pasquale Borsellino ha ricordato l’ultima telefonata con il
fratello Paolo prima dell’attentato. Gli confidava di essere “arrivato dove non si poteva arrivare”.
Come un ultimo, invalicabile confine della mafia. La più segreta, la più inaccessibile, quella che si
traveste con e nella politica.
Noi abbiamo un chiodo fisso. Che Falcone e Borsellino siano stati i due uomini che più hanno aiutato
lo Stato a capire la mafia, dunque a minacciarla per la prima volta seriamente.
La mafia li voleva morti a tutti i costi, ma il lavoro di quei giudici ha prodotto altri frutti post mortem.
Con loro, la mafia è penetrata nella coscienza di massa degli italiani, fino a contagiare i pezzi migliori
dello Stato.
L’arresto di Salvatore Riina, boss dei boss, capo degli efferati “Corleonesi”, fedelissimo di Luciano
Liggio, a tutto potrà essere dovuto, fuorché al caso. Nasce da un clima perturbato.
Misure più restrittive. Più mezzi investigativi. La collaborazione con la Cia e l’Fbi. I boss segregati
lontano da Palermo. La tutela dei pentiti. L’esercito nelle strade. Donne e giovani di Sicilia che, più
numerosi, rompono il sipario dell’omertà.
Ma, anche, lo strappo delle complicità nella politica, come suggerì il delitto Lima. Se non ancora il
deserto del Potere attorno alla mafia, perlomeno la crisi di coperture molto attive anche a Roma, dove
la bonifica sarà lunga e forse costerà altro sangue.
Tina Anselmi, che di trame e di servizi segreti si è a lungo occupata, ha ricordato qualche sera fa il
recentissimo transito di 20 mila miliardi di denaro sporco, attraverso banche svizzere e austriache,
con destinazione l’Est. Non è più possibile affrontare questa mafia come le vecchie mafie: persino
quella del saccheggio appaltistico della Conca di Palermo sembra oramai un pezzo d’antiquariato.
Catturando Salvatore Riina, i carabinieri hanno galvanizzato lo Stato. Non allentiamo la presa.