1993 gennaio 11 Sarà un bel casino

1993 gennaio 11 – Sarà un bel casino

C’è pochissimo tempo a disposizione, questo il punto. Questione di giorni, di mesi. Entro primavera
dobbiamo riuscire a togliere l’ancora del “casino”.
Amato l’ha definito così, temendo il peggio. Ma c’è casino e casino. Il nostro potrebbe anche
diventare un bel casino, se chi ha voglia e forza per uscirne deciderà di accettare l’andatura. Né
l’economia né la politica consentono altri rinvii dopo anni e anni di prese per i fondelli nel nome del
riformismo nato morto. Quello dei mandarini del potere, più inamovibili che in Cina.
Il tempo della crisi vola. Tanto da far trovare in ritardo anche chi ha rotto il ritmo del sistema, come
i Segni, Martelli, La Malfa, perfino Bossi che pure funziona da spaccatutto dal 5 aprile in poi.
Se ne sono però resi conto. Ed è già un buon segno. Hanno capito che nel corpo a corpo la partitocrazia
resta imbattibile; sfiancherebbe anche un bufalo. Oggi servono segnali forti, comprensibili da
un’opinione pubblica che ha fame di nuovi riferimenti.
La tattica non incanta più nessuno. La democrazia richiede anche rischi personali: meglio giocarsi la
carriera che renderla complice. Non può essere un caso se nel giro di pochissime ore tutto ha ripreso
a correre dopo alcune settimane di frenata.
A suo tempo, il passaggio di La Malfa all’opposizione sembrò strumentale, troppo affrettato, persino
sguaiato. Oggi non più: partito per eccellenza governativo, il Pri insiste per la prima volta nella sua
storia a favorire l’alternativa di governo.
La sinistra, a cominciare da Occhetto, non tratta più Bossi come un figlio della lupa. Ha capito che la
Lega esiste, che è stata liberamente votata e che i suoi padri fondatori non sono Bossi, Rocchetta e
Cossiga ma Craxi, Forlani, De Mita, lo Stato sprecone e fiscale, apparati ladri e incapaci, un
Parlamento da due legislature votato alla conservazione.
Bossi si dice pronto a sostenere un Governo di tecnici. Segni e Martelli puntano tutto sui referendum
elettorali per seppellire il vecchio. Se il Psi non ci sta, cercherò altre strade, ha promesso Martelli. E
se la Corte Costituzionale boccerà i referendum, Segni si presenterà alle elezioni con una “lista di
liberazione” non con la Dc.
Un po’ di nebbia si dirada. Ma attenzione e non suscitare aspettative per poi tradirle. Non sono tempi.