1993 febbraio 28 Quella domanda ommessa

1993 febbraio 28 – Quella domanda ommessa

Il Papa poteva astenersi, non toccare quel tasto. Nel momento in cui dice come la pensa, non può che
essere il Papa.
Dalla culla alla bara – dall’aborto all’eutanasia – il suo dogma è la vita. Che non gli consente
scorciatoie di fronte a un dilemma da spaccare in due le coscienze, senza distinzione tra laici e
credenti. Chi ha titolo per decidere che la vita sia un bene disponibile?
In Bosnia, l’innocenza ha e avrà due volti. Quello delle donne violentate e quello dei nascituri.
Totalmente innocenti, alla pari, senza graduatoria.
Con un’aggravante. Qui non si tratta di una violenza carnale episodica, isolata, per così dire segreta.
In Bosnia è accaduto il massimo dell’annientamento della donna, usata come contenitore di un
progetto etnico. La violenza pianificata, ideologica, di massa. Su modello nazista, che teorizza il
delitto.
Un nuovo “Mein Kampf”. Si liquidano o si cacciano i vivi nel nome della pulizia razziale; si
violentano le donne, meticolosamente, una ad una, per lasciare in eredità al nemico il peggio di sé.
Un lascito sessuale di odio.
Soltanto Anton Cechov saprebbe descrivere certi sguardi di donna che abbiano visto raccontare il
loro stupro in televisione. Con il pessimismo di un Alberto Savinio verrebbe da chiedersi se l’avvenire
non sia quel grande, tenebroso vuoto che annienta la storia.
Alle migliaia di donne di Bosnia impossibilitate a smemorare, il Papa polacco chiede una santità che
non abita tra noi. Non offre una via d’uscita: consegna una scelta eroica.
A creature così umane, vilipese, tenute in balia, consiglia un amore degno delle pagine dell’Imitazione
di Cristo. Mentre il Consiglio di Sicurezza dell’Onu crea un tribunale speciale per i crimini di guerra
e contro l’umanità commessi nell’ex Jugoslavia, il Papa dei cattolici si appella alle donne di Bosnia
nel nome di un miracolo materno, capace di esorcizzare quel crimine.
Il Papa non domanda troppo: chiede tutto. Sembra suggerire che anche la violenza, attraverso i
misteriosi labirinti della Provvidenza, può esasperare un amore che vinca la Storia.
Ma può essere ancora e sempre la donna il corpo del sacrificio? Forse è il solo interrogativo che Karol
Wojtyla ha omesso.