1993 febbraio 15 Questo che si vuole abrogare

1993 febbraio 15 – Questo che si vuole abrogare

Questo che si vuole abrogare è un regime in senso classico, un sistema di potere o soltanto un ceto
politicamente informe? Persino Norberto Bobbio si è fatto trascinare su un quesito tanto accademico,
buono al massimo per gli studenti universitari di scienze politiche, ma utilissimo a ladri, furbi e
timorati del Parlamento secondo i quali noo, macché regime, anzi bisogna stare attenti a non buttare
via con l’acqua sporca (della partitocrazia) il bambino (della democrazia)! Ci può essere un motto più
ipocrita per salvare potere, bottino, privilegi, immunità e impunità?
A Chieti, di notte, in un pezzo come tanti della provincia italiana, la gente ha atteso in strada gli ultimi
arresti per ordinaria corruzione. Ed ha applaudito i carabinieri.
Par già di sentire le solite cornamuse: la legge non prevede processi in piazza, né processi di
Norimberga, né sentenze sommarie, né linciaggi morali. Dopo aver speculato anche su suicidi e su
numerosi, autentici drammi personali, la vecchia casta predica il garantismo, pretende di dare lezioni
di galateo, finge di non capire che a Chieti o altrove nessuno vuole linciare nessuno e che mai come
oggi l’indignazione è così poco personale e tanto politica. Perché mira a restaurare lo Stato più che a
punire gli stessi gerarchi della tangente.
“Il y a des jures a Berlin”, ci sono dei giudici a Berlino, disse il mugnaio in lite con il suo re, Federico
II di Prussia. Oggi noi italiani siamo un po’ tutti come quel fiducioso mugnaio, anche se sappiamo
benissimo che i giudici garantiscono il bisturi, non la cura.