1993 aprile 27 E ora tocca scegliere a Martinazzoli

1993 aprile 27 – E ora tocca scegliere a Martinazzoli

Il dado è tratto, Mario Segni ha scelto. Dopo aver abbandonato la Dc, ora rifiuta il dopo-Dc di
Martinazzoli.
Con la legge maggioritaria e con le elezioni politiche alle porte, i vecchi partiti sono già tutti fuori
tempo massimo. Soprattutto la Dc e il Pds, fossili da forme-partito da anni ’50.
Se mai vi giungerà, la Dc punta al cambiamento in ritardo su Segni e sullo stesso Psi di Giugni e
Benvenuto. Non fosse per il forcing di Rosy Bindi e delle Acli di Bianchi, starebbe ancora a disquisire
su amenità come il simbolo o il nome.
Occhetto resta l’unico a credere che il Pds sia una cosa nuova, modello della sinistra, quando è fino
in fondo figlio di un sistema da buttare in blocco. Basta guardare alla Regione Veneto o al Comune
di Venezia dove l’avvento del Pds al posto della Dc non sposta di un metro le rovine del passato e
mette in campo Giunte che sono staffette dal vecchio al vecchio, nella più assoluta indifferenza
dell’opinione pubblica.
Il 18 aprile abbiamo votato Sì per uscire dalla pazzia dei 18 partiti e per imparare a governare l’Italia
sintetizzando il consenso. Segni sostava a un bivio, delicato soprattutto per un cattolico: la sua scelta
fa chiarezza e ora facilita il compito a tutti.
Segni ha preso la strada meno scontata, a dispetto di quanti lo consideravano un democristiano in
libera uscita, prima o poi destinato a rientrare all’ovile. Con “Alleanza Democratica” rompe gli
schemi dei laici e dei cattolici, propone alla sinistra uno sbocco progressista fino ad oggi sconosciuto
in Italia.
Di questo per l’appunto si tratta: non di un partito rinnovato, ma di un’aggregazione senza precedenti
storici. Che si definisce “alternativa” alla Lega Nord e che per forza di cose sarà alternativa anche al
Polo di centro moderato, cui guardano tra mille difficoltà Martinazzoli & Rosy Bindi.
Tra Lega e dopo-Dc quel centro è già intasato. Segni aspira a far diventare i “Popolari per la riforma”
trascinatori del polo progressista, non ruote di scorta. Per la prima volta lo spirito referendario si
trasforma in politica.
Segni dà per acquisita la fine dell’unità dei cattolici, intesa come partito unico. Del resto, il cristiano
più moderno che abbia mai fatto politica – Don Luigi Sturzo – fu sempre fiero avversario di ogni
tentazione “confessionalista”. Quando nel 1919 a Bologna fondò il Partito Popolare, quel grande,
piccolo, ossuto prete di Caltagirone, segnò in poche parole un confine anticipatore di decenni: “E’
superfluo notare – disse Sturzo – perché non ci siamo chiamati Partito cattolico: i due termini sono
antitetici; il cattolicesimo è religione, è universalità; il Partito è politica, è divisione”.
Nello smontare la partitocrazia, Mario Segni invita a dividersi in progressisti, moderati e Lega. Forse,
ieri è nato il tripartitismo ovvero il primo sistema maggioritario.