1993 aprile 13 La scheda gialla non è proprio un giallo

1993 aprile 13 – La scheda gialla non è proprio un giallo

Gli italiani intendono, Sì o No, eleggere per la prima volta nella storia repubblicana il Parlamento con
un sistema maggioritario? La scheda gialla non nasconde un giallo. Nonostante gli sforzi sovraumani
per confondere le idee, si può agevolmente anticipare che cosa accadrà dopo il referendum.
Se, votando meno del 50% degli aventi diritto, il referendum fallirà o se vincerà il No, il Capo dello
Stato dovrà sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni con il vecchissimo sistema proporzionale.
I Cossutta, Fini e Orlando proprio questo chiedono; la vittoria del loro No obbligherebbe il Quirinale
a prenderne atto, punto e a capo. In democrazia si fa così.
Se vincerà il Sì, ancor più se stravince, Scalfaro congederà Amato per affidare a un nuovo governo il
compito di trasformare in legge elettorale il Sì referendario. Presidenti del Consiglio potrebbero
essere Segni o Pannella, Spadolini o Napolitano, istituzionali i secondi, riformatori i primi.
Dopo il Sì, in Parlamento possono accadere due cose. A dispetto dell’ostruzionismo delle formazioni
estreme, la legge maggioritaria passa in coerenza con il Sì dei cittadini. L’Italia andrebbe entro l’anno
a votare con un sistema che seppellisce il passato proporzionalista.
Come, con la botta uninominale secca (all’inglese) o con una botta a due turni (alla francese), sarà a
quel punto dipeso anche dalla misura della vittoria del Sì. Più forte il Sì al referendum, più robusta
l’uninominale in Parlamento.
Ma non si può escludere a priori che, nonostante il prevalere del Sì, un Parlamento oggettivamente
debole si arrenda all’impotenza. E’come se il No, battuto dal voto popolare, prendesse la rivincita in
aula.
Scalfaro anche in questo caso non potrebbe che sciogliere le Camere. Gli italiani si vedrebbero
obbligati a nuove elezioni con vecchie regole esattamente come se avesse vinto il No! Una truffa
storica che non passerebbe liscia. E questo lo sanno benissimo tutti.
Già gli italiani si stanno preparando alle future elezioni con una memoria da elefanti, per lasciare
finalmente a casa un ceto politico politicamente compromesso fino al midollo e penalmente inquisito
in proporzioni mai riscontrate in una democrazia. Figuriamoci di fronte a parlamentari e partiti,
individuati uno ad uno, che si fossero resi protagonisti della vanificazione del Sì popolare. Ne
deriverebbe un’epurazione elettorale ancora più incattivita.
Allora, nessun giallo.