1992 luglio 27 A chi tocca la guerra alla mafia

1992luglio 27 – A chi tocca la guerra alla mafia

Dovevamo aspettarcelo: l’hanno subito chiamata “mafia storm” ed è già un miracolo che non
abbiano battezzato il generale Paolo Cavanenghi, lo Schwarzkopf di Sicilia.
Nel Paese meno militarista d’Europa, sono esplose l’enfasi, la retorica, la voglia di far menar le
mani a quelli in divisa. I parà, il volo del G-222, la mitragliatrice Mg 4259, arrivano i nostri e
spezzeremo finalmente le reni a Cosa Nostra. Se fossimo un po’ più seri, non rischieremmo di
trasformare in burla anche un’operazione seria, probabilmente utile, che nobilita il ruolo civile dei
militari.
L’esercito può dare una mano stop e basta. Tocca ad altri andare alla guerra con la mafia.
Cominciando da Roma, dove le decisioni restano a metà o soffocano nella palude delle
raffinatissime collusioni che non risparmiano nemmeno il potere giudiziario. O qualcuno pensa che
i ragazzi friulani della Julia possano bonificare lo Stato facendo la faccia dura ai picciotti di
Palermo?
Macchè “mafia storm”
La sola “tempesta” possibile in Sicilia e altrove dovrà passare per la politica, per le banche, per i
salotti della finanza, attraverso i riscontri fiscali delle ricchezze non giustificate fino all’ultima lira.
La presenza dell’esercito non è sostitutiva di nulla; serve semmai a far capire che forse tira un’altra
aria, meno remissiva e complice che nel passato.
La prima linea è sempre un’altra. Come suggerisce il caso-Milano dove il giudice Di Pietro
riscontra proprio in questi giorni che le inchieste – del tutto separate – sulla “Duomo connection”
(leggi Cosa Nostra) e delle tangenti sugli appalti hanno punti e inquisiti in comune.
Sarebbe insomma deleterio agire partendo da un’idea grossolana della mafia. Un mafioso del
calibro di Buscetta ha spiegato che la “Commissione” si muove, decide e agisce come un consiglio
d’amministrazione.
E il procuratore di New York Giuliani, osservò dopo l’uccisione di Falcone: “Negli Stati Uniti è
impensabile che la mafia ammazzi un giudice”. Negli anni venti ci aveva provato, a la risposta
federale fu così violenta da consigliare ai boss di selezionare almeno le vittime.
Persino la mafia prende atto della realtà quando si rende conto di avere contro lo Stato, tutto, non la
sua parata.