1992 agosto 23 Ipotesi per un suicidio

1992 agosto 23 – Ipotesi per un suicidio

Antonio Bisaglia era un politico molto potente. Il più potente del Veneto; l’emergente della Dc a
livello nazionale.
Nessuno sapeva organizzare meglio di lui il potere sul territorio. I vecchi notabili non resistevano al
suo marketing politico, ricetta dorotea sospesa tra consenso e clientela.
Se un uomo di questo stampo rotola da una barca in mare, e vi affoga, il sospetto diventa per così dire
fisiologico, soprattutto per l’aria di intrigo che da sempre si accompagna alla politica. Ma fin da quel
24 giugno del 1984 le allusioni non superarono mai il livello di guardia della diffidenza in un Paese
aduso a non fidarsi mai del Palazzo.
Quando poi, all’inizio di quest’anno, don Mario Bisaglia parlò di un segreto da confessionale e di
mistero sulla morte del fratello senatore, noi stessi reagimmo con scetticismo. Anzi, fummo forse i
più scettici reputando che – a distanza di tempo – ci volesse ben altro che l’angoscia di prete a suo
dire vincolato alla riservatezza per trasformare in omicidio l’annegamento di Portofino.
Fedeli tuttavia alla religione del dubbio, da allora abbiamo tentato di approfondire, senza pregiudizi
né tantomeno verità preconfezionate. In effetti, le testimonianze raccolte da Rovigo a Rapallo, fino
alla procura di Chiavari, delinearono alcune circostanze poco chiare. O, ad essere più precisi, la
sensazione di un procedere molto frettoloso. In tutti gli adempimenti successivi all’incidente.
La fretta, come una mancata autopsia, può essere sempre foriera di illazioni. A maggior ragione
quando riguarda un personaggio di tanta influenza.
E’ su questo sfondo, mai scandagliato ufficialmente, che si inserisce il ritrovamento del corpo di don
Bisaglia in un lago bellunese. Che, se di suicidio davvero si trattasse, avrebbe più l’aria di un gesto
lucido che di un atto disperato.
Come se don Mario, ossessionato dall’idea fissa di quel mistero, avesse voluto usare il suicidio come
arma estrema per riportare drammaticamente in prima pagina Antonio Bisaglia. Se questo era il suo
obiettivo, doveva aggiungere giallo a giallo, progettare un suicidio a sua volta misterioso, capace di
proiettare sul caso del senatore ulteriore perplessità. Un atto di postumo amore per il fratello e di
insondabile vendetta politica.
Al di là delle ipotesi, una sola cosa è sicura: dopo questa morte di don Bisaglia, non può ancora dirsi
archiviata quella del leader doroteo.