1992 agosto 17 In pericolo perché utili

1992 agosto 17 – In pericolo perché utili

I Sardegna e in Sicilia l’esercito non fa la guerra. “Nessuna militarizzazione” fu subito spiegato dal
Governo.
I soldati liberano carabinieri e polizia dai compiti statici, come far la guardia a un carcere,
proteggere un’autostrada, vigilare su personaggi minacciati, pattugliare zone che gli investigatori
definiscono “sensibili” al crimine organizzato. Soprattutto in Sardegna, una presenza preventiva, di
interferenza per così dire sociale, capace di rendere effettivo “il controllo del territorio” senza il
quale manca il fondamento stesso dello Stato.
Nonostante i limiti della sua presenza, l’esercito rappresenta una minaccia insopportabile per il solo
fatto di esserci. I soldati incarnano un simbolo di reazione; non ancora tutto quanto ci vorrebbe, ma
almeno la riconoscibilità dello Stato in aree che l’anti-Stato gestisce solitamente in piena impunità.
Basti pensare al punto in cui stanno le indagini per il sequestro Kassam o per l’eliminazione di
Falcone e Borsellino: zero assoluto.
Proprio i pesanti avvertimenti delle bande di Barbagia dimostrano che l’esercito a qualcosa serve, se
non altro a rendere più precari i movimenti nell’intera zona. Dimostra un’altra cosa: che sia in
Sardegna che in Sicilia i soldati corrono pericoli effettivi. Anzi, più sarà utile la loro presenza, più
sarà rischiosa.
Questa è una fase delicatissima, dalla quale ci si può attendere di tutto. In Sicilia, la mafia potrebbe
dimostrare che non ci sono militari che tengano quando decide di colpire. In Sardegna, il
banditismo potrebbe minare quel fragile equilibrio sul quale poggia sempre l’impiego dell’esercito
in tempo di pace, per emergenze democratiche, contro un “nemico” interno.
Sullo sfondo, una miscela da mettere più di un brivido. Commercianti palermitani che inveiscono
contro la presenza dei soldati perché limiterebbero i loro affari; muri di diffidenza e di estraneità nei
confronti dello Stato tanto al Nord quanto al Sud sia pure per ragioni diametralmente opposte; una
frattura fra due Italie che nemmeno l’esercito di leva, di popolo, di tutti, riesce a mitigare.
I nostri drammi non fanno mai vacanza. Nemmeno a Ferragosto.