1991 novembre 17 Il Nordest si ribella

Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 17/11/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: NORDEST, NORDEST, REGIONI
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Titolo: IL NORDEST SI RIBELLA. Biasutti (Friuli V.G.),
Cremonese (Veneto) e
Malosini (Trentino): un costruttivo dibattito al nostro giornale.
di Giorgio Lago

L’ultima di ieri, registrata senza apparente clamore perché si fa il callo a tutto. Il presidente (socialista)
dell’Efim, uno dei tre enti di gestione delle partecipazioni statali, ha inviato una lettera ad Andreotti e
alla commissione Bilancio della Camera per svelare le ragioni che hanno spinto l’on. Gerardo Bianco
(democristiano) a battersi come un leone per lo scioglimento immediato dell’ente: il deputato aveva
chiesto al presidente dell’Efim di non licenziare un dirigente; non avendogli accordato il favore, il
presidente e il suo disastrato feudo hanno per la prima volta seriamente rischiato l’azzeramento.

Lo scarto è stato di soli tre voti. Questa è l’Italia, così si governa. L’Efim resiste imperterrito a
commissariamenti e privatizzazioni perché la partitocrazia ritiene che certi enti possano perpetuarsi a
fondo perduto (per la comunità) ma al massimo della spartizione (tra segreterie). Corre il pericolo della
chiusura soltanto in presenza di uno sgarro: il sistema tollera perdite economiche da capogiro, non la
rottura delle tacite regole sulle quali si fonda l’occupazione del potere. Chi crede seriamente al
regionalismo, come a Nordest, non ne può più. Il Friuli Venezia Giulia si è stancato degli elogi per
come ha amministrato la ricostruzione dopo il terremoto; il Veneto per come preserva tra mille
difficoltà la sua sanità dallo sfascio di larga parte d’Italia; il Trentino per come utilizza le risorse
procurate da una grande autonomia. Avere qualche carta in regola in un Paese senza bussola non può
consolare; anzi, alla lunga crea doppia frustrazione. Ma arrendersi è da incoscienti. Su ciò
convengono con noi i presidenti del Nordest, mai sicuri quanto oggi della necessità di accelerare ogni
intesa possibile tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino per fare di questa area sia il motore del
regionalismo sia l’avanguardia dell’Europa. Non a caso hanno portato un esempio: per ricuperare 40

anni di ritardo nel traforo ferroviario del Brennero, lo Stato deleghi l’intero progetto al Nordest. Onori e
oneri, naturalmente, con una sola testa operativa, scartando la sciagurata impostazione a più livelli
decisionali – o, meglio, indecisionali – della Legge speciale e del Comitatone per Venezia. Cossiga ha
ragione: le Regioni non debbono fare né la questua né la corsa al potere. Il fatto è che questo Stato resta
centralista e conservatore proprio perché gestisce il 70% delle risorse e il 90% delle competenze.
Troppo controllando a Roma, serve pochissimo altrove.
novembre 1991