1990 novembre 25 Non ci sono tre Italie

1990 novembre 25 – Non ci sono tre Italie
La prima reazione alle Leghe fu settaria. E cieca, in rari casi sinceramente preoccupata per la
disgregazione della politica. Un’accozzaglia di qualunquisti; razzisti; reazionari; demagoghi del «piove
governo ladro». Nella migliore tradizione di chi arriva sempre a cose fatte, i partiti le liquidarono come
un fenomeno di bifolcheria sociale. Il tempo ha mitigato tanta ottusità, e oggi sono meno rozzi sia le
Leghe che i partiti. Soprattutto, si comincia a capire che le Leghe sono figlie naturali dei partiti; che la
protesta replica allo sfascio istituzionale; che – come ha spiegato un insospettabile quale Giampaolo
Pansa – «si può diventare qualunquisti senza esserlo». Per pura indignazione. Anche le sei ore di
un’ottima trasmissione radiofonica, curata ieri dal Gr1, hanno contribuito a dimostrare che
l’atteggiamento è sensibilmente mutato, nello stesso Cossiga. Quanto a Spadolini, avversario storico
del federalismo e tanto più della spartizione dell’Italia in tre, ha pubblicamente riconosciuto che la
semplificazione razzista sta abbandonando il campo: le Leghe sono in realtà la prova che questo Stato,
così come sta, non regge. Prendiamo quello che va oramai inquadrato come un pezzo di storia patria,
vale a dire il terremoto in Irpinia e dintorni. Dopo dieci anni, oltre 600 comuni non hanno più una lira
di 50 mila miliardi ma quasi un terzo dei terremotati non ha ancora casa perché politici, amministratori,
camorristi, affaristi d’ogni risma – del Sud, e del Nord – hanno o rubato o dilapidato denaro pubblico,
sfruttando fino all’osso la carenza di regole, un autentico Far West che alla ragioneria di Stato ha
consegnato pezze giustificative per il solo 10% della spesa. Se poi, di fronte al più colossale scandalo
del dopoguerra, l’on. Mastella si presenta – con lodevole coraggio, questo sì – alla teletrasmissione
Samarcanda per dire che l’intenzione era ottima e che adesso bisogna andare avanti poiché la questione
si riduce in fondo all’individuazione di qualche ipotetico ladro, è chiaro che i partiti sono i migliori
propagandisti delle Leghe. E che nessuno più di Roma lavora contro Roma.
25 novembre 1990