1988 ottobre 23 Senza favole

1988 ottobre 23 – Senza favole

Perché stupirci se i giornali Usa danno più spazio alle tre balene californiane grigie che a Bush-
Dukakis? Se milioni di bambini di tutto il mondo sognano di salvare i giganti del mare intrappolati dal
ghiaccio? Se per la prima volta collaborano cacciatori e ambientalisti, petrolieri e militari? Se la
fantasia tecnica non sa più che cosa inventare pur di aprire un varco a quei tre mammiferi, i più grossi
esseri viventi del nostro pianeta?
Non c’è nulla da stupire, perché noi gli animali li uccidiamo anche per divertimento. La nostra è cattiva
coscienza; le favole sono in declino. Non guardiamo più al mito di «Moby Dick», balena bianca; né
riusciamo a entrare con Pinocchio e Geppetto nel ventre del pescecane. La natura ci deve servire, o non
è.
Gli esperti calcolano che in mezzo secolo siano stati uccisi due milioni di grandi cetacei, anche per
ricavarne olio da cosmetici o ambra da profumi: e il loro numero cala sempre di più. I ragazzi, noi tutti,
sappiamo benissimo che conta poco o nulla tirar via tre bestioni dal nord dell’Alaska. Ma intuiamo
anche che tanta, spropositata emozione è il segno di una terribile paura: l’angoscia di non far più in
tempo a salvare – non tanto tre cetacei – quanto l’equilibrio tra natura e uomo, cioè la vita giusta.
Abbiamo bisogno di simboli per uscire anche noi dal ghiaccio dello sfruttamento.
ottobre 1988