1988 marzo 19 Perché quella foto

1988 marzo 19 – Perché quella foto

Lo aveva aspettato 14 anni, lo ha ucciso dopo 18 giorni, preda di un sussulto di schizofrenia. Abbiamo
pubblicato la fotografia di quel piccolo corpo abbandonato sul tavolo, e molti lettori ci hanno fatto
sapere che avrebbero preferito leggere la notizia senza vedere l’immagine, capace da sola di uccidere
tutto ciò che nella nostra cultura familiare significa il rapporto madre-neonato.
Ogni giorno la scelta di una foto può diventare esercizio di coscienza e di buon gusto, oltre che
d’informazione. Ma il criterio dell’etica, bussola da non lasciare mai nel cassetto, non offre una sola
unità di misura. In particolare oggi, nel nostro viaggio sempre più visualizzato e penetrante che a volte
mostra tutto o troppo nella speranza, forse illusoria, di suscitare, con la pietà e lo sdegno, un amore per
reazione.
Sennò, perché mai mostrare poveri mucchi di ebrei ammazzati nei lager o la barbarie di piazzale Loreto
o i palestinesi frantumati nelle ossa o il lago di sangue di Dalla Chiesa o anni di grondanti flash sui
delitti di mafia e di terrorismo? E perché Alfredino nel pozzo o la piccola colombiana che muore in
diretta?
L’orgoglioso imbecille bollato da Voltaire si chiedeva: «che cos’è che io non sono?» Noi, con
Montaigne, ci domandiamo: «che so io?». E spesso constatiamo quanto sia difficile sapere il confine
della comunicazione. Una sensazione tristissima, come quella foto di bambino.
marzo 1988