1988 marzo 16 Moro e questa crisi

1988 marzo 16 – Moro, e questa crisi
Né mito né incensi, ma fermissima memoria. L’assassinio di Aldo Moro non è un anniversario di anime
morte; è un ricupero di cose vive.
Volendo aggredire lo Stato al cuore, le Br scelsero il bersaglio perfetto; fallirono in tutto il perché
nessun’altra vittima avrebbe potuto in quel momento restituire alla Stato il medesimo consenso, una
dignità ancora più forte della commozione. «Il male è dinanzi a noi – aveva scritto un giorno Moro –
ma c’è un’altra parte della barricata». La barricata della democrazia compiuta, di una società in grado
di far lievitare lo Stato contro il pericolo, sempre latente in Italia, che la gente si separi dalle sue
istituzioni.
Era un politico fine e paziente, in un certo senso poco italiano. Non era uomo di pregiudizi, e questo è
un grave difetto agli occhi dei conservatori sempre alla ricerca di pane al pane e vino al vino. Lo stile di
Moro era tagliato sulla complessità; anzi ne fu un profeta, anticipando la ristrutturazione di un’Italia
che, mentre sa fare concorrenza sui mercati mondiali, non riesce più a tenere il passo con la politica.
E la lezione di Moro sembra confezionata su misura per la crisi di oggi. Una crisi di «equilibri più
avanzati», dove tutto risulta in movimento, nella società delle corporazioni, nel travaglio dei partiti, nel
crogiolo delle autonomie. Dove quindi lo sforzo per riformare il Paese e ridargli assetto chiama
all’appello molte forze.
«Il futuro – diceva – è degli innovatori attenti, seri e senza retorica». Anche se uomo integralmente di
partito, che più di altri aveva rifiutato il «processo» alla Dc, non aveva mai immaginato – nemmeno per
un momento – che qualcuno potesse farcela da solo. Con tenacia, forse più cristiana che mediatrice,
intravedeva nel compromesso non un pasticcio di valori ma un antidoto alle contrapposizioni.
La cultura dello sfascio era la più distante dall’ostinazione di Moro nel ricercare spazi sempre più
larghi di adesione allo Stato. Proprio per questo fu scelto lui: nell’uomo più silenzioso della politica
italiana, le Br individuarono il politico che poteva dire di più. Da far tacere per sempre.
Dieci anni sono pochissimi per far storia e tanti per restare nella cronaca, ma Aldo Moro le ricompone
entrambe. Contro la spregiudicata occupazione del potere e il cinismo del Palazzo, il suo richiamo a
traguardi di lungo termine rimane un punto fermo.
Paradossalmente, onorato anche con il delitto.

marzo 1988