1988 aprile 30 il cesto senza pane

1988 aprile 30 – Il cesto senza pane
Nowa Huta. Il regime di Jaruzelski non riesce a fermare la protesta operaia alle acciaierie
Polonia. Licenziati 12 mila scioperanti.
Quanto tempo è passato da quando Vladimir Majakovskji cantava la metallurgica poesia della
rivoluzione d’ottobre. Quante generazioni se ne sono andate da quando Lenin prometteva l’aurora del
nuovo mondo attraverso la dittatura del proletariato. Il tempo gioca con il destino dell’uomo e con le
sue utopie: nella Polonia governata da un generale dell’impero comunista, dentro le frontiere del
«socialismo reale», sono gli operai, operai delle acciaierie, acciaierie Lenin, a scioperare per
disperazione, per riempire «il cesto di pane» come dicono i sindacalisti.
Il «dio che è fallito» continua a fallire. Quando, ai tanti polacchi che scappano all’estero, si domanda di
spiegare le ragioni del volontario esilio, la risposta più frequente è questa: «Ci manca la speranza».
Sanno che non si tratta di congiuntura, ma di sistema; sanno che nel cesto forse potrà tornare un giorno
il pane, mai la democrazia. Ha detto ieri Lech Walesa, premio Nobel per la pace, che «il comunismo ha
fatto dei polacchi i mendicanti d’Europa».
Lo Stato definisce lo sciopero «un colpo contro la politica di democratizzazione», e mai la parola
democrazia suona falsa come in bocca ai guardiani del comunismo. Lo Stato non esclude l’uso della
forza contro gli operai proprio perché forza non ha: allo Stato per definizione collettivo manca il
popolo, a cominciare proletariato.
L’impresa di Gorbaciov appare immane, soprattutto se sinceramente marxista. E’ più facile ritirare
l’armata rossa da una sporca guerra in Afganistan che correggere i meccanismi di un sistema
ideologicamente basato sull’illibertà; è meno rischioso riconoscere margini di autogestione o di
iniziativa che mettere in discussione la stessa concezione burocratica dell’economia; è meno
rivoluzionario riabilitare Sacharov che liberare la vita sociale di un Paese come la Polonia, dove la
legge marziale servì a mettere fuori legge il sindacato; è più trasparente il ripudio dello stalinismo che
la revisione del leninismo. Non per nulla il termine «revisionismo» fu sempre bollato dal potere
comunista come la peggiore delle eresie.
Anche gli ultimi fatti di Polonia confermano che il peggior avversario del comunista Gorbaciov resta il
comunismo e che tante, grandi speranze del mondo sono affidate a questa rovente contraddizione. Ma
ribadiscono anche un interrogativo tutto italiano: che cosa significa oggi essere comunisti?

aprile 1988