1987 ottobre 29 Chi si rivede

1987 ottobre 29 – Chi si rivede

Antonio Gava uno dei protagonisti della nuova supercorrente dc

Un nuovo «centro» sfida la «sinistra» di De Mita

Questo di Padova non è un convegno, ma una costituente. Dopo tre anni si riaggrega un «centro» nella
Dc.

Lo chiamano «impegno riformista» e c’è già chi sospetta che si tratti di puro trasformismo della
«Corrente del golfo», guidata da Scotti e Gava. In realtà, da tre anni il «centro» della Dc era una
diaspora nemmeno lontanamente paragonabile, per ruolo politico e peso, al blocco moderato della
tradizione diccì. Più che trasformarsi, la «Corrente del golfo» non era mai nata.

Del resto, a segnare la crisi di definizione di un «centro» della Dc basta un’annotazione statistica: il
Capo dello Stato (Cossiga), il capo del Governo (Goria), il segretario del partito (De Mita), i
capigruppo al Senato e alla Camera (Mancino e Martinazzoli) escono tutti dal filone della «sinistra» dc.
A Padova, il «centro» si rifonda rivendicando il ruolo di interlocutore naturale della «sinistra».

Stando alla contabilità di partito, «Impegno riformista» dispone del 25%, compreso l’8% dei bisagliani.
La supercorrente emerge nel momento in cui, più che di liquidare la segreteria De Mita, cresce nella Dc
la domanda di ridurne il monopolio, anche se il galateo suggerisce di chiamarla «istanza di
collegialità». Sulla linea politica, De Mita sta bene anche al «centro»: sulla gestione del partito no. E
anche sul modo di stare del partito nella società le visioni sono diverse.

«Una proposta moderata, di stile degasperiano, che prende di petto i problemi di oggi, la tecnologia,
l’internazionalizzazione dell’economia, i servizi dello Stato sociale». Così definisce la neo-area centrale
Bernini, il leader che più ha dovuto fare i conti con una dc veneta alla ricerca di un nuovo baricentro
dopo Bisaglia e che, attraverso l’ingenuo detonatore del «Veneto senza ministri democristiani»,
confessava crisi di rappresentanza, quindi di ruolo, dunque di potere.

Non é per niente casuale che sia stata scelta Padova come sede costituente di «impegno riformista». Il
Veneto, laboratorio della tradizione moderata, non poteva non avvertire con doppia frustrazione lo
squilibrio nella gestione del partito. Ed è qui nel Veneto che la Dc ha dato oggi appuntamento per
riequilibrare la proposta di un «centro» che, secondo il disegno di Bisaglia, si apre sulla «sinistra».

Anche all’interno della Dc si gioca a tuttocampo e non ci sono più molti ascari a disposizione,
soprattutto nel Veneto del cambiamento e dell’integrazione con il Nord-Est, dove risulta sempre più
chiaro che la forza di una regione non si esercita andando in processione a Roma con la mano tesa a
elemosinare un ministro, ma accreditando uomini, idee, proposte dal di dentro, dove si forma la
decisione.

Per la Dc, Padova sarà una «novità» soltanto a patto di organizzare un’ambizione. Il resto è burocrazia
di partito.

ottobre 1987