1987 luglio 30 Il vero potere

1987 luglio 30 – Il vero potere
Il peso di una Regione si misura in autonomia, produzione, servizi, qualità del vivere, cultura, non in
numero di ministri presenti nel governo nazionale. Ma il «Goria 1», azzerando la presenza della Dc
veneta, rompe clamorosamente gli equilibri del partito di maggioranza relativa: poche ore fa il
segretario regionale, il fracanzaniano Bonomo, ha dato le dimissioni dalla carica. Soltanto il primo atto
di una fase che passerà tutt’altro che liscia, fino al congresso.
Gli altri partiti non hanno di che lamentarsi nel Veneto. Visentini aveva da tempo preannunciato il
ruolo di scomodo Cincinnato. Nel Psi, De Michelis si è volontariamente ritirato per dedicarsi al partito
e, in fondo, al Turismo e Spettacolo i socialisti hanno piazzato Carraro, padovano di nascita.
All’Industria i repubblicani hanno Battaglia, eletto nella maxi circoscrizione di Verona-Padova-
Vicenza-Rovigo; ai Lavori Pubblici i socialdemocratici hanno imposto all’ultimo round De Rose,
veronese di adozione e di circoscrizione. Tra i liberali, lo stesso Zanone deve molto al Veneto: senza
l’opzione di Altissimo per Verona, non sarebbe né deputato né ministro.
A mancare all’appello è soltanto la Dc. Non quella friulana, gratificata dal ministero senza portafoglio
della Funzione Pubblica a Santuz, ex forzanovista, oggi nel cartello demitiano. E’ la Dc veneta ad aver
perso Degan senza riuscire a mandare al governo Fracanzani, fino all’altra sera sicuro, 100 mila voti di
preferenza a giugno, lunga esperienza di sottosegretario al tesoro, tradizionalmente visto come il fumo
negli occhi dai dorotei. Non occorre essere degli specialisti del «Veneto bianco» per immaginare a chi
si riferisca il segretario dimissionario quando lamenta «spinte disgregatrici» all’interno del partito.
Se si guarda al governo in termini di puro potere e di sottopotere, non c’è problema: una imbarcata di
sottosegretari veneti finirà con il far tornare i conti personali e di corrente. In termini di peso politico e
di immagine, la questione resterà invece aperta e nasconde aspetti più seri.
Il 14 giugno la Dc veneta è aumentata di oltre un punto, con una percentuale del 43,6% che in Italia –
dove ottiene il 34,3% – viene superata su base regionale soltanto dal Molise e dalla Basilicata. Con la
differenza che il Veneto registra i dati più spinti dello sviluppo, dell’export e del benessere diffuso
mentre tutta l’area del Nord-Est rappresenta, a cominciare dal Veneto, un polmone produttivo di respiro
sempre più europeo.
E’ questa Dc di questo Veneto che si vede tagliata fuori: il «dopo Bisaglia» si è trasformato in un «fu
Bisaglia» mentre la «corrente del Golfo» ha attraversato la laguna veneta provocando nuovi
assestamenti senza produrre per ora una nuova leadership. Lo stesso Bernini ha dimostrato una certa
crisi di ruolo quando, nella scelta tra Venezia e Roma, tra la presidenza della Giunta e la Camera dei
Deputati, ha conosciuto più di un tentennamento, offrendo così il fianco a sussurri interni e grida
esterne.
E’ una Dc diversa che Goria ha escluso ma che, forte del 43,6% non può non riallinearsi in fretta al
potenziale del Veneto.

luglio 1987