1987 febbraio 17 Una dura lotta. Con chi?

1987 febbraio 17 – Una dura lotta. Con chi?

Gli ambienti americani si dichiarano «delusi», sostengono che Gorbaciov non ha detto nulla di nuovo.
In realtà, gli Usa non sanno più che pesci pigliare: la loro diplomazia si trova di colpo alle prese con un
fenomeno al quale non erano e non sono preparati: la presenza al Cremlino di un leader all’americana.
La guerra fredda era terribile, ma schematicamente facile, muro contro muro. Anche il trionfo degli
apparati, legato alla Nomenklatura di Breznev, non complicava il tradizionale confronto tra blocchi.
Gorbaciov frastorna allontanando in fretta da sé l’immagine di un Paese più asiatico che europeo.
Quando esclama che «l’Urss è disponibile a rinunciare al suo status di potenza nucleare» e che a Mosca
stanno avvenendo «trasformazioni che sono rivoluzionarie che sono rivoluzionarie nella loro essenza»,
Gorbaciov riesce per la prima volta a rompere la spirale degli inganni. Qualcuno comincia a credere
che non si tratti di becera propaganda e che Mikhail il Riformatore non rappresenti forse l’incarnazione
leninista del gattopardo secondo cui bisogna cambiare perché tutto rimanga come prima.
«Abbiamo bisogno di pace durevole per perfezionare il nostro Paese». In parole povere, l’Urss confessa
i suoi ritardi, la sua arretratezza: vorrebbe campare un po’ meglio visto che non si vive di soli megaton.
Anche se la qualità della vita è un frutto borghese, le joint ventures sono invenzioni capitalistiche, i
diritti umani sono una battaglia liberale, Gorbaciov pare disposto a rischiarvi sopra qualcosa di molto
importante. Sa che un «uragano nucleare spazzerebbe via sia i socialisti che i capitalisti»; sa che
soltanto un’economia di pace può permettergli lo sviluppo.
Di fronte al nuovo corso, è facile cogliere contraddizioni anche plateali tra dichiarazioni di principio e
leggi nemmeno scalfite, tra slanci internazionali e ruolo imperiale, tra condanne della «politica di
forza» e persistenza dell’occupazione dell’Afghanistan. Ma, se Gorbaciov è sincero, non poteva che
incontrare una fase di contrasti difficilmente controllabili.
Nel chiudere il suo festival privato, Gorbaciov ha parlato di «una dura lotta» per raggiungere la pace.
Non è da escludere che l’avversario più insidioso si nasconda nel suo stesso Sistema di Potere, mai
sconcertato come oggi.
Se Gorbaciov chiama «rivoluzionarie» le sue trasformazioni, non s’è mai vista una rivoluzione a colpi
di sorriso.
febbraio 1987