1987 aprile 2 Una grande lezione

1987 aprile 02 – Una grande lezione

Bravissimo Cossiga. Dobbiamo essere tutti molto grati al Capo dello Stato che, interprete della
Repubblica dei cittadini e non dei partiti, ha usato il metodo più severo per smascherare i trucchi della
crisi più bizantina da 40 anni a questa parte. Respingendo le dimissioni del governo Craxi e rinviandolo
alle Camere, Cossiga ha obbligato il pentapartito a rispondere al Paese pubblicamente, fuori dei
corridoi, delle segreterie, della quotidiana rissa verbale.
Ne esce restaurata la funzione del Parlamento, attraverso una decisione che vale come monito ai rituali
della partitocrazia, sempre più dissociata dagli stessi elettori. Aveva dichiarato ieri il ministro del
Tesoro Goria: «Sarà veramente difficile spiegare quello che succede. La gente non ci capisce niente».
Adesso il governo non potrà rifiutarsi di spiegare.
Spiegare perché risulti insolubile una crisi nata tra cinque mura, senza un voto di sfiducia, senza un
rendiconto oggettivo. Perché i leaders del pentapartito dichiarino «sfasciata» la formula di coabitazione
pur ribadendo all’unisono che altra formula non perseguono né per la fine legislatura né per l’avvio
della successiva. Perché a voce nessuno auspichi le elezioni anticipate mentre nei fatti nessuno ceda di
un solo palmo per evitarle. Perché, a costo di forzare l’opinione pubblica attraverso devianti aut aut, i
referendum vengano utilizzati come arnesi da scasso di una maggioranza che per anni ha rivendicato
l’encomio in nome della stabilità.
Cossiga ha detto stop. Ha incaricato, fatto esplorare, atteso il congresso socialista, insomma le ha
tentate tutte, compreso il primo mandato della storia a un comunista e a una donna. Adesso vuole delle
spiegazioni, l’assunzione delle responsabilità nell’unica sede istituzionale corretta: il Parlamento. Qui la
crisi non potrà più reggere il bluff ed esporrà sia la maggioranza che le opposizioni a una faccia a
faccia con la pubblica opinione che non potrà non influenzare il voto, sia in caso di referendum che di
elezioni.
Cossiga non si è prestato a confondere ulteriormente la gente e a ratificare il logoramento delle
istituzioni. Più che abile, la sua appare una scelta che aiuta la democrazia. La crisi passerà; resterà il
segno di un Capo delle Stato «defensor civitatis» e, anche, di una donna comunista che gli ha dato una
mano con grande senso dello Stato, fino a dispiacere al proprio partito.
Cossiga e la Iotti hanno rivalutato la crisi.

aprile 1987