1987 aprile 29 Battuto ogni record

1987 aprile 29 – Battuto ogni record
Il capo dello Stato ha sciolto le Camere
Alle urne
Si voterà il 14 giugno
Diciamo la verità: non ci eravamo resi conto che, dopo due mesi all’insegna del tanto peggio tanto
meglio, gli inviti alla ragione potevano fare soltanto una patetica fine e che l’ultimo giorno della crisi
era fatalmente destinato a battere ogni record dello sfascio. Il Parlamento ha ratificato con cinismo il
prevalere della tattica sui contenuti, in un gioco di mosse e contromosse che priva di significato la
sostanza stessa della democrazia.
Craxi e Nicolazzi hanno sbagliato tutto. Votando a favore di Fanfani, i due partiti socialisti – partiti del
governo, partiti di responsabilità – hanno finto di non aver sentito la replica del Presidente del
Consiglio, che suonava come chiusura netta, persino sferzante, a ogni sfiducia mascherata da fiducia.
«Un dito nell’occhio del Psi» l’aveva giustamente definita un deputato socialista, evidentemente
preoccupato anche dalla necessità di salvaguardare l’orgoglio di partito oltre che le ultimissime briciole
di regole istituzionali.
Un governo nato male, che avesse ottenuto la fiducia nell’assoluta mancanza di reali convergenze, non
avrebbe evitato le elezioni ma radicalizzato ulteriormente la crisi esponendo Cossiga a nuovi rischi di
lacerazione. Così Craxi ha offerto a De Mita l’alibi per una ritorsione che resterà negli annali delle
storie parlamentari: la Democrazia cristiana che si astiene su una mozione di fiducia da essa stessa
presentata nei confronti di un monocolore democristiano!
Siamo al trionfo del dispetto e della finzione, dove nessuno vince e perdono tutti. Non che i quattro
anni di stabilità craxiana fossero stati esenti da crisi e crisette, con circa duecento sconfitte parlamentari
sui provvedimenti più disparati. Ma oggi a dissolversi, più che una formula di governo, è il galateo
della politica o, meglio, l’ABC della convivenza in un Paese destinato in ogni caso alle coalizioni e che
più di altri avverte la necessità della mediazione.
A giugno andremo a votare; in autunno forse ci pronunceremo sui referendum. La parola ritorna agli
elettori che, resistendo alla più che naturale disaffezione, avranno al possibilità di mostrarsi più
responsabili delle segreterie di partito. Bisogna prepararsi a scegliere con doverosa diffidenza,
privilegiando soluzioni per il domani: le grandi dimenticate di questi due mesi.

aprile 1987