1985 ottobre 26 Superare quel po’ di personale

1985 ottobre 26 – Superare quel po’ di personale
Nella sua ultima serie di «Visti da vicino» dedicata ai personaggi d’oggi, Giulio Andreotti ricorda di
una delicata e discussa missione affidatagli da … Ghedaffi: «Desiderava veramente un rapporto diverso
con gli americani basato sul mutuo rispetto. E poiché sapeva che avrei incontrato a Los Angeles il
presidente Reagan mi incaricò di dirgli questo e qualche altra cosa».
A parte l’allusivo «qualche altra cosa», tipicamente andreottiano, la palude mediterranea sottintende un
gioco delle parti sempre mutevole. Incredibile ma vero, Sigonella in poi è toccato proprio ad Andreotti
e a Craxi instaurare con la Casa Bianca un «rapporto diverso» e porre a Reagan l’istanza del «mutuo
rispetto» tra alleati.
Che poi, fatte le più che debite proporzioni, ò un po’ problema della «collegialità» di governo, uno dei
temi seri della crisi sbagliata. Sia all’interno che sugli scenari internazionali, la rozza mummificazione
degli Anni Cinquanta sembra preistoria; sopratutto in democrazia e tra democrazie cresce l’istanza della
responsabilità politica e nazionale. Certo, è più difficile gestire la frammentazione ma non si
intravvedono altri calmieri ai poteri imperiali del mondo.
Ora Craxi è a Roma, si torna a casa, alle contorsioni della seconda fase della crisi. Risolvere le cose con
Reagan è sembrato un gioco da ragazzi, persino troppo semplice; superarle tra Craxi e Spadolini sta
diventando un’impresa soprattutto perché nessuno rinnega il pentapartito, dunque votandosi a
riprendere la collaborazione. A volte non c’è di peggio che essere destinati a convivere.
Ha detto Andreotti a New York: «È una crisi facile, a Craxi succederà un altro Craxi». Non poteva
spiegare come, perché a tutto’oggi non lo sa nemmeno lui.
Non si tratta soltanto di preclusioni o di malintesi astratti; mai come in questa circostanza il fatto
politico è stato condizionato anche dal fatto personale. Nella ricerca di una soluzione che non faccia
stravincere o straperdere, si coglie la imbarazzata fatica di chi decifra i problemi attraverso i
personalismi.
Pur non sottovalutandone le ragioni, gli italiano hanno guardato con scetticismo alla crisi. E Craxi la
definì un’« enormità »; ma davvero incomprensibile risulterebbe alla fine la destabilizzazione di una
formula in nome di un paradosso di politica estera: e cioè non riuscir a chiarire all’interno di iò che si è
già chiarito fuori.
ottobre 1985