1985 Gennaio 27 Censura sì, ma crisi no

1985 Gennaio 27 – Censura sì ma crisi no

L’Italia è il paese dove si impiegò più tempo a riconoscere il terrorismo. A loro apparire le Brigate
Rosse furono a lungo indicate dai comunisti (vedi le raccolte de “l’Unità) come “sedicenti Brigate
Rosse” perché il terrorismo non poteva che essere nero o al massimo travestito di rosso: tempo
preziosissimo andò perduto.
L’Italia è il paese dove non ne sappiamo ancora abbastanza di tante faccende nelle quali terroristi veri
e di Stato, Servizi segreti e deviati, agenti provocatori e infiltrati, giocarono a bombe e intrecci d’ogni
risma secondo strategie spesso sanguinose, ma fortunatamente nate morte. Se come impone la
Costituzione finlandese, ogni cittadino potesse anche in Italia accedere liberamente a tutti i documenti
dello Stato, forse ne usciremmo con le ossa della Repubblica irrobustite per reazione alla patologia
dei suoi corpi separati.
L’Italia è il paese che ha piegato il terrorismo soprattutto attraverso il pentitismo. Anzi, ha fatto della
delazione una legge dello Stato, fino a dovere eterna gratitudine a fior di assassini. Lo stesso metodo
è stato applicato con successo alla mafia.
L’Italia è il paese che ha mandato in Parlamento Toni Negri, il più untuoso dei profeti di violenza, il
“vigliacco” della definizione di Marco Pannella. L’Italia è anche il paese dove, a prescindere
dall’innocenza o dalla colpevolezza, un indizio di camorra può oggettivamente funzionare da
trampolino per l’elezione a deputato europeo. E’ il caso di Tortora.
In un Paese di questo tipo, che da mesi discute di perdono, amnistie, ricupero, dissociati, mano tesa,
voltar la pagina degli anni di piombo, in un Paese che se non fa lo sconto di sei mesi sull’ultima
reclusione di Reder si sente giuridicamente imbarbarito e che diplomaticamente se ne libera, in un
Paese di questo tipo, con savane di pelo sullo stomaco, le reazioni al cosiddetto incontro di Parigi tra
il latitante Scalzone e il ministro De Michelis lasciano sospettare che non di solo moralismo si tratti.
Sono reazioni, se non strumentali o interessate o elettoralistiche, per lo meno nervose e legate ad un
rigore troppo di facciata per risultare convincenti anche quando in buona fede.
Se, come pare assodato, l’incontro di Parigi fu casuale, De Michelis va criticato per non aver tagliato
corto, come è probabile che avrebbe fatto se si fosse reso conto della presenza di un giornalista, tale
da renderlo obbligatoriamente più ministro e meno turista.
Ogni censura è possibile, ogni spiegazione è doverosa: farne una trappola per Craxi significa forse
che l’allergia non riguarda tanto Scalzone, quanto il Governo.
Basta un latitante, beatamente a passeggio nella capitale dell’”amica” Francia, a destabilizzare oggi
ciò che non fu tragicamente destabilizzato ieri.