1985 Gennaio 18 “Caro De Michelis perché non ti decidi? Venezia aspetta che…”

1985 Gennaio 18 – “Caro De Michelis, perché non ti decidi? Venezia aspetta che…”

Il 12 maggio andranno alle urne 40 milioni di italiani per rinnovare le amministrazioni di regioni,
provincie e comuni. “Non ci sarà una qualche svolta istituzionale” ha osservato l’altro giorno Alberto
Sensini aggiungendo all’editoriale: “Tutto come sempre, programmi poco chiari, alleanze contratte
dopo, non prima”.
L’onorevole Degan la pensa allo stesso modo ma propone di rompere il meccanismo almeno per
quanto riguarda Venezia, da dieci anni in giunta rossa. Lo propone naturalmente ai socialisti, senza i
quali quasi nulla è impossibile; si rivolge a De Michelis, sempre più indipendente nei giudizi sulla
realtà veneziane in ogni caso refrattario a noi subalterni sia nei confronti del Pci che della Dc.
Venezia è una delle grandi culture italiane: perché la città è speciale; perché i suoi fermenti hanno
spesso anticipato svolte nazionali; perché la ricchezza delle sue contraddizioni obbliga ad un tipo di
amministrazione spesso coincidente con la Politica di P maiuscola. Venezia val bene una sfida.
Qui Degan parla come democristiano, non come ministro, e il tono è di chi apre una campagna
elettorale sapendo che “i cento giorni a maggio” – se sono ancora tanti altrove – non lo sono per
Venezia, rossa dentro un Veneto bianco se non bianchissimo, “incoerente” con il pentapartito che ha
portato il primo socialista a Palazzo Chigi.
“Caro De Micheis, ti decidi?”.
Il giudizio sulle giunte di sinistra non conosce diplomazia: è duro e accompagnato da un’analisi della
gestione dei fondi che tende a mettere a nudo la vocazione “clientelare”. Quella di Degan non sembra
una Dc sulla difensiva, ossessionata dal “sorpasso” o troppo presa dal “rinnovamento” alla De Mita
per aver fatto in tempo a mettere a fuoco una nuova identità; è una Dc che si dà il difficile ruolo di
provocare le alleanze prima del 12 maggio.
Venezia sarà ancora il laboratorio politico italiano?