1984 giugno 21 Articolo di insediamento alla direzione

21 giugno 1984 – Articolo di insediamento alla direzione del Gazzettino

“Il vostro giornale”
Ho avuto anch’io il mio Sessantotto. In quell’anno fui assunto dal «Gazzettino» concludendo la mia
esperienza giornalistica a Milano, città verso la quale conservo grande riconoscenza come scuola di
lavoro e di responsabilità. Sedici anni dopo assumo la direzione di un giornale che fin da ragazzo ho
identificato con le Tre Venezie. Trattandosi di un mezzo d’informazione dubito che possa essere
definito un’istituzione, ma certo il «Gazzettino» ha una radice robusta, penetrante, che gli consente di
essere – senza abuso di titolo – uno degli elementi di identificazione della realtà triveneta. Mentre si
avvia ai cento anni di vita, il «Gazzettino» rivitalizza la sua tradizione dentro un nuovo progetto, già
ampiamente promosso sotto la direzione di Gustavo Selva. Oggi il giornale conta su una proprietà
trasparente ed imprenditoriale, su un editore in grado di attuare programmi di risanamento e di
investimento. Stiamo vivendo una totale trasformazione tecnologica con la consapevolezza di essere
protagonisti di una svolta storica per il «Gazzettino». Convinto come sono che nemmeno i geni
dell’improvvisazione riescano a resistere a lungo alla carenza di solide strutture, ho sempre creduto che
una testata possa essere veramente sana soltanto all’interno di un’azienda sana. Non è un problema di
mera contabilità fra entrate e uscite, è la chiave dell’autonomia sia di gestione amministrativa che di
linea politica. Rivendico con fermezza e senza iattanza tale autonomia fin dal primo momento della mia
candidatura e della mia nomina alla direzione del «Gazzettino». Questa proprietà mi ha scelto, ad essa
ho detto sì. Non ho avuto apripista, sponsor o padrini interessati: nel rispetto convinto per la
professionalità di tutti, è in questo senso che confesso l’orgoglio forse ingenuo di essere una soluzione
“interna”, espressione integrale del corpo redazionale del «Gazzettino», direttore che per formazione
mentale crede nel lavoro collegiale. È per quel progetto aziendale e per questo tipo di nomina che mi
reputo fortunato. Non mi nascondo problemi, incognite, durezze da affrontare e vincere; tuttavia ho
fiducia nelle potenzialità di un giornale che, sulla base delle ultime stime nazionali, sfiora gli 850 mila
lettori e che da due anni raccoglie un crescente consenso nella diffusione. Affronto la mia nuova
responsabilità in umiltà, sapendo che oggi una società aperta, segmentata, fermentativa e centrifuga
impone il dovere di un’informazione sempre più dinamica, sensibile, utile, di servizio. L’informazione
basata sull’imparzialità del metodo e sull’ambizione di offrire alla gente, oltre che notizie, strumenti
per vivere meglio in collettività. Viviamo un tempo che ha fascino e rischio, il tempo della parentesi fra
ere lo ha definito uno studioso americano indicando il segreto del futuro nella capacità di riferimento,
non a tabù e ossidazioni.
98 G. Lago. Testi
Pubblichiamo in seconda pagina, quale contributo all’apertura più ampia nei confronti dei lettori, le
intese tra l’Editore e me. Qui aggiungo che la ricerca dell’imparzialità non sarà astensionismo o
qualunquismo o neutralismo sui piccoli o grandi attentati alla libertà, alla giustizia sociale, alla
democrazia, alla certezza dei diritti di ogni cittadino della Repubblica. Non è la rituale elencazione di
sostantivi in bella fila, camere d’aria gonfiabili per tutti gli usi. Il «Gazzettino» crede a questo
patrimonio della cultura occidentale e io userò tutte le forze mie e dei miei colleghi per essere il
direttore di questo «Gazzettino» e di nessun altro. La pazienza della democrazia lavora per la sintesi tra
libertà e giustizia; senza la seconda, la prima è un inganno borghese; senza la prima, la seconda è una
menzogna proletaria. Nemmeno la questione morale, cioè il primato del controllo sull’abuso e

dell’onestà sull’intrallazzo di ogni colore e casata, la sento come un’astrazione per quanto illuminata.
La questione morale l’ho vissuta, quotidiana e palpabile, in famiglia, guardando al rigore di mio padre.
E chi mi ha seguito in questi anni sa che nello sport, così carico di simboli e così capillare tra la gente,
ho sempre dato voce all’ottimismo delle cose pulite isolando senza equivoci le trasgressioni al fair play,
alla correttezza, ai doveri soprattutto pubblici. Fedele al pluralismo e all’economia di mercato, il
«Gazzettino» è abituato alla concorrenza: rispetta sia la vecchia che la nuova o la futura ma non le
teme. Pluriregionale per vocazione, il giornale sarà sempre più impegnato ad ogni livello
nell’interpretare, in termini di spazio e di attenzione, la cultura veneta, friulana, trentina. Che non è mai
chiusura né ripiegamento su se stessa, ma apertura, scambio, comunicazione, lievito di un’Europa
ancora difficile ma inevitabile. Il nostro destino è integrato, partendo dalla certezza che il tutto darà
molto di più della somma delle parti. Cari lettori del «Gazzettino», nell’assumere la direzione del
giornale ho già detto probabilmente troppo o, forse, troppo poco. Non amo le promesse, spesso dettate
da narcisismo o indebita presunzione di futuro. Soltanto una cosa vi posso assicurare, in tutta serenità,
che sarò il direttore dei lettori. Potrò incorrere in errori e omissioni ma sempre con la coscienza di
continuare un itinerario professionale senza doppifondi o tacite riserve. L’intenzione è di far crescere e
irrobustire il consenso attorno a un giornale che è tradizione e trasformazione mentre cammina assieme
alla realtà delle Tre Venezie. Se il giornalismo è pessimista secondo lo slogan «buona notizia non fa
notizia», giorno per giorno la vita che si fa raccontare offre anche enormi serbatoi di speranza, di
tenacia, di fantasia e di costruzione. È dentro questo sentimento che il “Gazzettino” non potrà che
essere il giornale vostro, dei lettori.
21 giugno 1984