1984 Gennaio 23 Caro Borg

1984 Gennaio 23 – Caro Borg, ci stai a giocare pro-Unicef in Piazza S. Marco?

Da quando ha smesso con il grande tennis, Bjorn Borg riprende di tanto in tanto la racchetta soltanto per
esibirsi. Lo fa oggi a Treviso nel “Diadora Day”, lo farà domani a Madonna di Campiglio e giovedì a Reggio
Emilia, avendo quale antagonista Adriano Panatta.
C’è enorme nostalgia nell’asso svedese, nato ventisette anni fa nei dintorni di Stoccolma. Nessuno ha
dimenticato il suo violento dritto, il rovescio a due mani, il colpo a rotazione sulla rete; c’è nostalgia di Borg,
quel sorriso affilato, un personaggio discreto se si può essere dentro il Grande Barnum viaggiante dello
sport-spettacolo.
La gente non ha dimenticato nonostante Lendl, Connors, McEnroe. Non basta vederlo negli spot televisivi a
raccomandare la gomma americana che fa bene ai denti; il pubblico lo rivuole con la racchetta in mano, a
covare da fondo campo la sua proverbiale potenza atletica. Allo stupendo Palaverde di Villorba, voluto dai
fratelli Benetton, non c’è più un posto: quasi cinquantamila biglietti esauriti per un giorno ferialissimo.
La gente non si muove mai soltanto per la classe; in genere, aspira a una fusione di classe e simpatia: basti
pensare a quanto accaduto domenica scorsa a Catania, quando un intero stadio dimenticò la sconfitta e
l’imminente retrocessione per applaudire Zico, che pure era stato lo strumento di quella sconfitta.
Anche Borg è un campione giusto, un professionista cui il ritiro momentaneo? Definitivo? chissà, ha
oltretutto aggiunto un tocco di umanità: l’eroe è più vicino quanto più è stanco, meno inarrivabile. Si
ammira chi vince, si capisce chi cade.
Per le sue esibizioni di questi giorni, Borg incasserà centomila dollari. Un giorno ci fu chi calcolò che ogni
suo colpo di racchetta valesse 60 dollari. Paperon de’ Paperoni lo chiamarono, però non arido, tutto chiuso
dentro i suoi conti in banca a Montecarlo. Un anno e mezzo fa, in un’intervista al settimanale “Gente”
chiesero a Borg: fa mai della beneficenza? Lui rispose : “non si dovrebbe parlarne, ma me lo ha chiesto lei.
Si, ne faccio; per aiutare gli handicappati, per la lotta contro il cancro. Ne ho fatto anche quando c’è stato
l’ultimo terremoto in Italia”.
E’ all’asso Borg e soprattutto a “questo” Borg che noi del “Gazzettino” abbiamo pensato per proporre
un’idea di grande suggestione: un incontro giocato da Borg in Piazza San Marco a Venezia! Un incontro da
Mondovisione il cui incasso sarebbe interamente devoluto all’Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per
l’infanzia.
Borg e un avversario di prestigio renderebbero possibile l’appuntamento rinunciando a qualsiasi ingaggio;
sponsor qualificati darebbero organizzazione al progetto; Venezia non avrebbe che da far sapere se ci sta o
no a dare spazio a una manifestazione che, preparata con grande rigore, non stravolgerebbe minimamente
l’eleganza di uno scenario unico al mondo, anzi, magia del mondo.
C’è chi ha già immaginato un incontro di tennis a San Marco ed è stato il mensile “Master” quando, nel suo
numero 2 del dicembre 1982, pubblicò uno splendido servizio, del quale riportiamo qui in pagina due
fotografie. Alle 7 del mattino, presenti pochi militari, fu steso un tappeto sintetico Sport-turf della Coges, lo
stesso usato a Milano dal circuito WCT: toccò a Nicola Pietrangeli e a Orlando Sirola giocare con gli echi di
Palazzo Ducale, in una cornice senza paragoni.
Su “Master” lo stesso Pietrangeli scrisse: “Non avrei mai immaginato che un giorno, la camera di un albergo
di grande tradizione come il Danieli si sarebbe trasformata in spogliatoio e che una piazza unica al mondo,
avrebbe assunto l’aspetto di un campo centrale, splendido fino alla commozione. “Caro Bjorn Borg, per
l’Unicef vuoi dedicare un giorno di te e , sia pure con la singolarità del tennis, “essere Venezia”? E Venezia
vorrà apparire per un giorno ospite surreale, magnanima, che si concede anche al diverso?