1983 settembre 19 – Udinese e Roma sono già sole

1983 settembre 19 – Udinese e Roma sono già sole

Maurizio Giovannelli è un mantovano che del terzino non ha niente, amando muoversi nel gioco.
Ha l’aspetto di un Bruno Conti, con capelli lunghissimi e un dondolare svelto non appena intuisce il
corridoio buono sulla destra, ciò che gli accade dopo dieci minuti spaccati. Su un bel lancio lungo di
Mastalli, la difesa dell’Udinese scatta in avanti tentando di mettere in fuorigioco Giovannelli. Si sa
come vanno spesso queste cose: basta una frazione di ritardo nello scattare; basta che un solo
difensore s’impappini dietro; basta che un attaccante con l’occhietto furbo anticipi l’esecuzione del
lancio, e sei irrimediabilmente fregato, anche perché non è detto che il guardalinee, magari con un
sole autunnale basso sullo sguardo, debba per forza funzionare come una cellula fotoelettrica e
cogliere al millesimo il passaggio in fuorigioco.

Giovannelli ha avuto tutto il tempo per stoppare, affondare e meditare un destro radente e violento
che, proprio sulla linea di porta, Marchetti non ha potuto che toccare automaticamente in rete. A
stretto rigore, è un’autorete; a essere giusti, è gol di Giovannelli perché, senza Marchetti di mezzo,
sarebbe stato ugualmente gol. In ogni caso, Catania in vantaggio. E lo stadio Friuli atterrito che si
chiede: possibile, dopo il 5-0 di Genova? Certo che è possibile perché squadre-materasso non se ne
vedono più in circolazione e tutte sanno benissimo come disporsi in trasferta. Non più chiuse dentro
l’area piccola, bensì a metà campo, magari con un gioco scorbutico, nervoso, interrotto, che quasi
sempre riesce a mettere in apprensione la squadra teoricamente obbligata a vincere. È quanto ha
fatto un Catania molto tattico e molto sveglio in contropiede, pronto a sfruttare al massimo qualche
egoismo dell’Udinese negli scambi stretti o il minimo errore nei passaggi.

Per punteggiare, l’Udinese ha tentato un solo schema: l’affondo a destra, con relativi cross, alcuni
dei quali davvero da manuale. Il fatto è che ogni cross cerca Zico e che, non appena parte la
traiettoria, su Zico si scatenano minimo in due. Ieri in particolare Claudio Ranieri, romano di 32
anni, che ha cinturato l’asso brasiliano con potenza e furberia, cioè con molta bravura.

Dopo mezz’ora di impotente percussione, con il portiere del Catania esente da problemi, la cosa si
stava facendo grigia per l’Udinese. Era il momento giusto per sperare in una prodezza, indovinate di
chi. Ranieri, tocca pallone e caviglia a Zico; punizione per Zico, centrale, come gradisce “il raggio
di Rio”.

Spintonata la barriera a distanza regolamentare, l’arbitro dà l’okey. Il piede destro di Zico si scalda,
tocca, taglia sopra le teste, infila sotto la traversa, carico di effetto paralizzante. Il portiere ci rimane
secco, nemmeno un gesto, pare fuso nel bronzo. Uno a uno per l’Udinese; su punizione Zico
ammazza con una carezza. Tirate da lui, le punizioni somigliano a calci di rigore; il portiere non sa
mai se quel destro chiuderà a sinistra o allargherà dalla parte opposta.

Dopo l’1-1 l’Udinese ha sofferto un solo grossolano impaccio, al 46’, e deve ringraziare Aldo
Cantarutti, gigantesco friulano di Manzano che fa il centravanti per il Catania, se non è stato gol:
invece di sparare una bordata come si conviene al suo piede, Cantarutti ha fatto ahimè lo Zico e,
provando un tocchettino di velluto, ha consentito al portiere di evitare l’1-2.

Qui il Catania ha cessato di esistere come quadra attiva mentre l’Udinese è tornata ad essere su per
giù quella di Genova. Ha vinto con un destro corto di Zico e con un rombante destro di Marchetti;
ha suggerito altre buone palle-gol e, insieme, ha dato l’impressione di avere più scatto e più
resistenza. Ha finito con il divertirsi dando con il 2-1 l’esatta fotografia di chi sia Zico.

Mauro è stato grandioso sulla destra; ne ha fatti fuori tre in slalom, con quei suoi crescendo che
andrebbero accompagnati da Rossini del Barbiere di Siviglia. Tocco sottoporta al centro e, qui la
zampata di Zico è puntuale quanto un sigillo notarile.

Zico numero uno: il gol. Zico numero due: la corsa verso la curva impazzita, dove gli “Hooligans
Teddy boys” sono un urlo in bianco e nero. Zico numero tre: ritorna a centrocampo, corre da
Mauro, lo afferra per le gambe e lo solleva da terra. Tre Zico tre, il campione, il personaggio, le
lealtà di squadra.

È lui che ha reso diversa l’Udinese, una squadra di tanti piedi buoni e di tanta vocazione a costruire
che ha per ora un solo tallone di Achille: marca poco in difesa, soffrendo il contropiede. Se migliora
qui…