1983 Marzo 3 Una pazzia di Bordon paralizza l’Inter

1983 Marzo 3 – Una pazzia di Bordon paralizza l’Inter

La Juve vince, l’Inter pareggia, la Roma perde: a ciascuno il suo; chi sa fa e chi non può s’arrangi.
L’Inter aveva a disposizione una serata frizzante ideale per questo grande sport giocato all’aria
aperta in tanti e su grandi spazi. Ha fatto l’incasso record d’Italia, non ha vinto. Milano è uscita
delusa dal suo stadio; da oggi continuerà a seguire il congresso comunista, a due passi da qui.
Senza due pazzie dei portieri sarebbe stato 0-0. L’Inter maledice un gol annullato ad Altobelli sul
filo del rasoio, ma dopo l’1-1 del Real Zanussi Madrid ha mollato di brutto: troppo poco. Ma
vediamo come è andata.
In una mezz’oretta l’Inter imposta quattro palle gol, non clamorose ma sfruttabili, non fosse che la
concitazione tipica delle speciali serate toglie qualche frazione di compostezza. L’Inter il gol lo fa,
però da fermo, con una stranissima punizione dai diciotto metri, una sorta di macumba per il
portiere spagnolo, tuttora alla ricerca di una spiegazione con sè stesso. E’ Oriali che ottiene in
mischia la punizione. Si avvicina Muller che ha dei piedi sensibili quanto pinze di chirurgo e che,
fra l’altro, taglia di interno sinistro con parabole degne di Mariolino Corso. La barriera è pronta, con
quell’olandese Metgod, alto pelato, schiacciato lì che sembra una sagoma al poligono di tiro.
Tutti si aspettano Muller, soprattutto il portiere, ma sbuca Piper Oriali, trentenne di mille furbate,
che quest’anno sarà libero di andare dove vorrà perché svincolato dalla legge voluta dall’avv.
Campana. Oriali scatta di colpo e legna via un destro falciaerba, anche fortunato perché piglia il
buco buono, tra gli stinchi della barriera.
Il tiro è centrale ma appare di colpo e il portiere (Augustin, che nome grazioso…) addirittura fa un
passetto a destra, come per togliersi di mezzo. Che gli sarà passato in mente? Difficile rispondere.
Forse pensava a una punizione di seconda; forse era troppo intento a vigilare su Muller;
probabilmente è stato colto dal tiro giusto nell’attimo in cui si spostava di lato a prendere posizione.
Uno spagnolo ha protestato senza convinzione e l’arbitro non gli ha dato retta : ci vuole ben altro
per un turco. Nonostante il gol molto originale, l’Inter aveva fatto abbastanza per meritarlo. Più
aggressiva, più compatta, meglio protetta dietro e più pericolosa davanti.
Il Real ha sempre fatto fatica a sbloccarsi. Per tutto il primo tempo, non una sola palla-gol, ma
nemmeno un tiro di un certo peso. Alle rabbie europee tipiche dell’Inter, il Real riusciva ad opporsi
soltanto restando in tana, i guantoni sul muso. Nemmeno dopo l’1-0 gli spagnoli hanno avanzato la
loro linea, quasi che un solo gol al passivo stesse loro benissimo.
La prima zampata il Real l’ha portata su un magnifico corner parabolico. Era il 57’ e il centravanti
Santillana specialista d’alte quote, cacciava di testa verso l’angolo di Bordon, abbassando la mira
sulla sinistra del portiere. Il Bordon di Marghera era molto bravo nell’intuire, volare, fermare e
abbrancare giusto sulla linea.
Siccome il calcio è misteriosamente fratello siamese della vita, due minuti dopo si smentisce tutto,
un attimo in gloria e uno in disperazione. Non faccio infatti a tempo di sottolineare tra gli appunti la
precedente prodezza di Bordon che il nostro stupisce tutti, a cominciare da sé medesimo, con un
errore di quelli che fanno subito memoria. Ti ricordi quella sera a San Siro? Come no, la cappellata
di Bordon che, su un colpo dritto da venticinque metri del mediano Gallego, è piazzatissimo, eretto,
con mani ben protese e addome pronto ad ammortizzare, ma è paradossalmente tanto a proprio agio

da afferrare il pallone con un gesto perfino troppo disinvolto, in un attimo di omessa
concentrazione.
Preso e perso, il pallone gli scivola dalle mani rotolando beffardo in rete, roba da spararsi un intero
caricatore sui dieci polpastrelli. Un 1-1 molto plebeo, per nulla Real. In fondo, un pareggio tra due
gesti sonnambuli dei portieri: lo spagnolo che si schiva, l’italiano che molla.
Correttissima per tutto il primo tempo (con 9 punizioni per l’Inter e 6 per il Real), il match ha messo
su spigoli all’inizio del secondo, quando Oriali ha incassato una brutta lecca a metà campo. Per
fortuna un episodio abbastanza isolato.
Piuttosto, un momento poco convincente sotto tutti i punti di vista, San Siro lo ha vissuto al 50’
esatto quando la più bella azione dell’Inter ha mandato in gol Altobelli così: scambio aereo e
funambolico tra il centravanti e Juary; pallone a Bergomi che sciabola basso da destra, sotto porta
dove Altobelli tocca di piatto, da quattro metri, in gol .Moviola o no, mi era parso tutto regolare e
anche bello, ma il guardialinee non ha fatto un centimetro, segnalando subito il fuorigioco. Lui era
piazzato meglio di me: questo è peraltro sicuro.
Sarebbe stato il 2-0 e il pubblico se l’è presa con una reazione da trivio, di molto tifo e di poca
classe. Hanno tirato in campo arance, bottigliette, sicuramente mandano in preventivo una grossa
multa in franche svizzeri, la moneta del calcio europeo, se non addirittura una squalifica del campo.
Annullato il 2-0 e donato l’1-1 l’Inter si è mediocrizzata assieme alla partita. Alla lunga Muller non
ha più potuto inventare nulla perché la sua condizione fisica gli consente si e no un’oretta di corsa.
Juary è un folletto lieve come una piuma che mi ricorda il Germano dell’Inter anni sessanta:
Germano illuse Nereo Rocco, Juary ha illuso Sandro Mazzola.
Senza Beccalossi squalificato, la panchina offriva molto poco a un’Inter che doveva ricominciare a
vincere. Il solo Altobelli, chiuso in mezzo a tre, non poteva risolvere più nulla, anche perché si
appannava la spinta di Oriali mandato in campo con la novocaina alla caviglia.
Inter- Real, insegna di sogno, ricamo di tempi favolosi per il calcio milanese, si chiudeva senza
luce, sotto l’invincibile tempesta di robaccia scagliata dalle gradinate sull’uscio dello spogliatoio.
Che malinconia.