1983 giugno 10 Adesso è ufficiale: Zico all’Udinese

1983 giugno 10 – Adesso è ufficiale: Zico all’Udinese

Adesso l’Udinese sa di possedere Zico, ma è anche l’unica cosa sicura: tutto il resto appare molto
incerto. La stessa mobilitazione dei ventimila iscritti agli “Udinese Clubs” a favore dell’attuale
gestione conferma la eccezionalità del momento. Lamberto Mazza è presidente non azionista della
Zanussi e dell’Udinese, che alla Zanussi appartiene attraverso un impegno di 7 miliardi: se perderà
la poltrona di Pordenone come potrà conservare la… panchina di Udine? Il quiz sta tutto qui.

Il pubblico veneto guarda all’Udinese con curiosità tecnica, nel senso che – agnostico nei confronti
dlla società – accoglie con favore la possibilità di andarsi a gustare il “Pelé bianco” nel raggio di
cento chilometri.

Il pubblico friulano è ovviamente più possessivo, l’Udinese è “roba” sua, e vive oggi un momento
di inquietudine: dopo anni e anni di anonimato in C, la gente non vuole nemmeno immaginare che
la crisi Zanussi possa rompergli alla fine il giocattolo della domenica, rimesso in piedi e consolidato
da Sanson e Mazza. Non è un problema di Udine, è un timore dell’intero Friuli dato che il pubblico
che rifornisce lo stadio dell’Udinese arriva in massa dalla provincia di Pordenone, da quella di
Udine e, infine, da Udine Centro.

A questo punto il futuro dell’Udinese indica tre ipotesi:

1) Mazza lascia la Zanussi che darà un nuovo assetto anche al suo ramo calcio, cioè

all’Udinese;

2) La Zanussi scorpora l’Udinese dal Gruppo, accordandosi con Mazza che, appoggiato dai
Clubs, rimarrebbe presidente, ma stavolta a titolo personale, da privato cittadino, non più
quale leader della Zanussi e con le risorse economiche dell’industria di Pordenone.

3) L’Udinese rimane per così dire vacante. In tal caso si aprirebbe una successione a Mazza,
non necessariamente sulla base dei 7 miliardi chiesti dal presidente. Su questo sfondo, un
ritorno di Teofilo Sanson a Udine non sarebbe assolutamente da scartare, tenuto conto dei
forti legami tenuti anche in questi anni con il Friuli. Non fu forse lui – tanto per fare un
recente esempio – ad appoggiare la cronotappa finale del giro d’Italia a Udine?

Entro giugno, in un clima oltretutto politicizzato dalle elezioni, Zanussi & Udinese
conosceranno il loro destino. Ma, per quel che riguarda l’azienda calcio friulana, ieri
l’intervento della Federazione ha ulteriormente complicato le cose. È infatti un diktat anti-Zico,
iniquo perché retroattivo, che cavilla sui tempi della firma del contratto e che forse pone
difficoltà agli sponsor alleati dell’Udinese nell’operazione finanziaria.

Un no molto sospetto e strumentale della Federcalcio a Zico metterebbe in moto reazioni forse
non controllabili dal momento che, nella storia del calcio italiano, mai e poi mai si è visto dire
no a un Mega Club metropolitano. Per Paolo Rossi al Vicenza si dimise Franco Carraro, per
Zico all’Udinese la Federazione perde la testa! In entrambi i casi di provincia si tratta.

Impressione personale è che nessuna manovra riuscirà a negare Zico all’Udinese. Il quadro
tuttavia si gasa ulteriormente ponendo nuove incertezze al vertice dell’Udinese.

Mi chiedo dome delle Spa professionistiche, riunite in Lega e gestrici dello spettacolo che
alimenta l’inesauribile mammella del Totocalcio, possano accettare supinamente una
regolamentazione calata in fretta e furia dall’alto, che mette in difficoltà più di un club, che
discrimina tra le stesse società e che le pone tutte in posizione di sudditanza commerciale, alla

mercé degli stranieri già in Italia (vedi ingaggi) e degli stranieri da arraffare nel giro di pochi
minuti.

È molto singolare che a firmare un provvedimento come questo sia un uomo di legge quale
Sordillo. La demagogia scatenatasi attorno al caso Zico ha criminalizzato ogni operazione
dimenticando che lo scandalo più grosso del calcio italiano non riguarda i cinque- sei casi limite
della Serie A ma il silenzioso, anonimo, evasore fiume di denaro che circola nei doppi bilanci,
attraverso il cosiddetto nero, fino al mondo dei sempre più finti dilettanti.

Possibile che per rendere economiche le gestioni i dirigenti abbiano sempre bisogno di
ultimatum? Il buonsenso è la legge migliore: chi mai impedisce loro di applicarla? Senza
contare che l’intervento di Sordillo non appartiene alla Comunità Europea né in spirito né in
lettera: il primo presidente che si rivolgerà all’Alta Corte otterrà tutti gli stranieri che vorrà,
anche fuori tempo massimo.