1983 maggio 26 Soltanto Gentile, Cabrini e Brio hanno capito che cos’era la Coppa

1983 maggio 26 – Soltanto Gentile, Cabrini e Brio hanno capito cos’era la Coppa

ZOFF 6: Acclamatissimo dal pubblico al via della partita. Si vede battuto dopo pochi minuti da un
tiro molto difficile che aprirà più di una discussione. Zoff è parso un paio di metri troppo in avanti
rispetto alla linea della porta, ma il sinistro di Magath, diagonale dai sedici-diciassette metri, era
molto bello, molto angolato e si è infilato proprio nel sette, alla sinistra del portiere. Parlare di
errore è forse un’esercitazione fin troppo sofisticata; certe è che Zoff, questo sì, ha dato
l’impressione di essere colto molto di sorpresa da quel fendente, Zoff c’è rimasto malissimo; l’ho
visto a testa china raccattare il pallone in fondo alla rete e, ancora un paio di minuti più tardi,
rigirarsi verso la porta come per darsi ragione di quel tiro partita. Nel primo tempo ha avuto
un’uscita a pugni chiusi assai brutta e si è ritrovato su valori certi soltanto nel secondo tempo
quando è riuscito ad evitare il 2 a 0 prima su Groh e poi ancora su Magath. Un congedo il suo? Se è
così, più triste non poteva essere.

CABRINI 7: Come gli accadde nella finale mondiale, l’anno scorso a Madrid, ha giocato
praticamente a zona in duello con il gigantesco Kaltz. Una bomba, girata al volo di sinistro al 20’
del primo tempo, gli ha fatto sperare nella conclusione buona, visto il disagio delle punte. Purtroppo
per lui e per la Juve, ha potuto soltanto servire dei buoni cross, non più sostituirsi alla conclusione
tranne che al 51’, con un rasoterra messo fuori dal portiere. Cabrini è stato il migliore della difesa,
distinguendosi anche in alcuni portentosi salvataggi sull’uomo, vedi Magath verso la conclusione
del primo tempo

BONINI 5: Il diminutivo della partita. Il giocatore che ha più mostrato i limiti di personalità. Non
l’ho mai visto entrare in partita, tant’è che mi è sembrato scandalosa la sostituzione di Rossi con
Marocchino, quando c’era questo Bonini pressoché inutile in una zona improduttiva del campo.

BRIO 6,5: Controlla direi con disinvoltura il bravissimo centravanti – pivot dell’Amburgo,
Hrubesch, offrendo nei duelli aerei alcuni spezzoni tecnicamente tra i più apprezzabili dell’intera
finale. Si sgancia più volte sui corner, tentando di offrirsi al cross, ma non riesce ad entrare nella
parabola giusta.

SCIREA 5: Tutta una serie di sbavature, di imprecisioni. Un tono di partita precario, mai sicuro, a
largo respiro. Anche quando (e accade più volte) tenta di appoggiare l’azione offensiva, non è molto
brillante. Gli manca sempre il guizzo in più.

BETTEGA 6: È sua l’unica, vera, importante palla – gol della Juve, un paio di minuti prima del
vantaggio dei tedeschi: la sua capocciata viene tolta dalla linea con una prodezza del portiere.
Soltanto quel gol avrebbe potuto cambiare forse la partita. Si è mosso moltissimo, ma ahimè il
gioco offensivo della Juve è sempre stato tanto caotico quanto innocuo.

TARDELLI 5,5: In grave difficoltà nel primo tempo, forse perché gli è mancato anche il sostegno
dinamico di Bonini, che dovrebbe essere lì soltanto per questo. Fatto sta che, sul fianco destro della
Juve, la coppia Tardelli – Bonini ha dato via libera alla manovra dell’Amburgo- Tardelli è cresciuto
parecchio, almeno sul piano dinamico, nella ripresa, ma il fuorigioco dei tedeschi e il loro assiduo
pressing glie hanno tagliato quasi sempre la strada.

ROSSI: 5,5: Ben marcato, naturalmente molto vigilato, soffre la tattica del fuorigioco, applicata con
eccezionale tempismo dai tedeschi. Cerca di allargare il gioco per creare varchi e spazi a Bettega,
Platini e Bonik, ma ad Atene i triangoli della Juve sembrano soffrire di una strana incomunicabilità.
Quando lo sostituiscono, ha una faccia che dice più di mille interviste: passa accanto alla seggiola di

Trapattoni, senza il minimo cenno. Non ho mai creduto alla cessione di Rossi dalla Juve al Milan,
ma dopo questa scenetta comincio ad avere qualche piccolo dubbio.

PLATINI 5: Gli hanno piazzato un biondo alle spalle, Wolfang Rolff, per marcarlo novanta minuti
su novanta all’italiana, metro su metro, in ogni settore del campo, anche quando retrocedeva
nell’area di Zolff. Ha sofferto naturalmente questo tipo di marcatura, che gli ha ridotto al minimo i
tempi di rifinitura. Ha sprecato, e questo è strano, anche una punizione tradizionalmente delle sue,
segno di un disagio. Non ha mai legato con Boniek, poco con Rossi. Si adira al 28’delle ripresa
quando il portiere, subito il pallonetto dal francese, lo blocca commettendo un chiaro penalty che
l’arbitro romeno è troppo distante e forse stanco per vedere con chiarezza.

BONIEK 5,5: Corre come un pazzo, senza avvertire lo sforzo supplementare di quel Polonia – Urss
giocato domenica scorsa. Ma nonostante il gran da fare sembra sempre uno che giochi per conto
suo, un corpo un po’ estraneo dal collettivo. Forse con questa ragione squisitamente tattica si
spiegano parecchi passaggi sbagliati, quasi che fosse entrato per la prima volta in una selezione che
non conosce. A rete è risultato inoffensivo quanto gli altri.

MAROCCHINO 5 meno: Sostituendo Rossi, se ne va all’ala destra e tenta qualche cross. Contro
una difesa tedesca sempre più bloccata e caricata, finisce con dare l’impressione perfino di qualche
goffaggine.

ARBITRO: Rainea 7: Sui fuorigioco hanno deciso i guardalinee. Ha tenuto bene la partita sul piano
disciplinare. Unico vistoso errore, forse perché l’azione si è svolta proprio sotto il mio posto in
tribuna, a non più di quindici metri, è stata la non giusta valutazione dell’intervento del portiere
tedesco su Platini. Ma, in mezzo a una foresta di errori della Juve, vogliamo concedere all arbitro la
possibilità di una piccola, anche se importante, amnesia?

AMBURGO: Stein 7, Kaltz 7, Wehemeyer 6, Jacobs 7, Hieronymus 6,5, Rolff 8, Milewski 6,5, Groh 8,
Hrubesch 6,5, Magath 9, Bastrup 6, Von Heesen 7.