1983 luglio 4 Il Friuli si ribella al furto federale

1983 luglio 4 – Il Friuli si ribella al furto federale!

Un disegno chiaramente in malafede è stato messo in atto dalla Federcalcio nei confronti
dell’Udinese. Se il no a Zico fosse stato suggerito da spirito costruttivo (o da “serietà” per usare il
sostantivo usato in questi giorni dai leccapiedi federali), la Federazione avrebbe dovuto concedere
alla società friulana almeno i fatidici dieci giorni per chiarire la propria posizione. Gli stessi
concessi ad Avellino, Genoa, Pisa, Lazio e Inter.

La Federcalcio ha detto no senza appello perché sa benissimo che un approfondimento anche
minimo delle clausole contrattuali avrebbe fatto apparire in tutta la sua trasparenza l’atto di acquisto
di Zico. Il fatto è che la Federazione ha voluto fare di Zico una prova di forza, una memoria
politica, uno strumento per bussare a lire presso il Coni. Incurante del Diritto, la Federcalcio ha
sempre detto no a Zico: prima tentò di mandare l’operazione fuori tempo massimo; poi ha atteso il
contratto con l’aria punitiva di che è pronto a cogliere al volo anche il cavillo più imbecille.

La prova che il contratto non c’entra con il no; la prova che la Federcalcio aveva deciso a priori,
quindi senza motivazioni regolamentari, ci viene offerta da un episodio di malcostume che
meriterebbe da solo le dimissioni dei responsabili e che siamo solo in grado di rivelare senza il
minimo timore di smentite. Circa venti giorni fa, precisamente la sera di sabato 11 giugno, presso il
ristorante “Il Morino” di Orvieto, si tenne il banchetto conclusivo del quadrangolare di Prima
Categoria dilettanti fra Veneto, Lombardia, Trentino e Lazio. Ebbene, durante la cena ufficiale, il
vice-presidente Federale Antonio Ricchieri, di Rovigo, dichiarò davanti a una settantina di persone:
“E a proposito di Zico vi debbo dire che, checché ne scrivano i giornali, non verrà mai in Italia!”.
Come dire che era già tutto deciso fin da allora, quando ancora nessuno era in grado di conoscere la
correttezza o meno del contratto.

Un’ammissione che vale più di dieci comunicati, fra l’altro stesi con un italiano oscuro e da
analfabeti nonostante sia la Lega che la Federazione abbiano pagato a peso d’oro l’assunzione di
due ottimi giornalisti sportivi quali Pier Cesare Baretti e Gianni De Felice, rispettivamente ex-
Tuttosport ed ex-Gazzetta dello Sport. Il fatto è che uno dei più drammatici mali italiani è la
disinformazione, il pressapochismo, la vocazione a manipolare le notizie.

Giornalisti velinari, come Ormezzano o Petrone, hanno preso per oro colato il comunicato della
Federazione senza prima confrontarlo punto per punto con le controdeduzioni dell’Udinese: la
Federazione è il Potere, e al potere si dà sempre ragione, magari celando tanta genuflessione sotto
corsivi brillanti o paludati. Un Mario Pastore perde poi al Tg2 l’ennesima occasione per non
sproloquiare di cose che non conosce e sulle quali può soltanto esercitare una demagogia da vetera
– sindacalismo che non trova più udienza nemmeno in Biafra.

Il tele – poveretto confonde ancora investimenti privati con spesa pubblica; l’acquisto di un
campione ammortizzato dagli stessi utenti con la cassa integrazione. Lui non si è mai chiesto perché
un ente pubblico come la Rai investa miliardi in film o in star straniere, ma si scandalizza se una
Spa privata di spettacolo, che porta i bilanci regolarmente in tribunale, decide di pagare in tre anni
un asso con tre miliardi e mezzo di provenienza popolare. Se Zico fosse stato preso alle stesse
condizioni dalla Juve, lor signori avrebbero avuto qualche obiezione contrattuale da opporre?

La disinformazione è totale se persino nel comunicato ufficiale la Federcalcio parla di sette miliardi
quando il costo totale dell’operazione, pubblicità compresa, è di sei. Si dubita poi della società di

garanzia “Grouping”, che ha già anticipato una caparra di 400mila dollari e che aveva già in tasca
l’adesione di sponsor da mezzo miliardo, quali l’Agfa- Gevaert.

La Federazione dell’arbitrio ha toccato il fondo dell’arroganza: pur di dire il suo no, si è fatta carico
di passare per incompetente e retrodatata rispetto al fenomeno che gestisce.