1983 Gennaio 17 Verona-Roma: a voi!

1983 Gennaio 17 – Verona- Roma, a Voi!

Incredibile Verona nella precocissima e ventosa primavera di San Siro! Come domenica scorsa
contro la Sampdoria, continua ad andare in vantaggio con gol magistrali; continua a sprecare il
facile 2-0 e continua a subire il pareggio nel secondo tempo. Se il calcio fosse più logico, Osvaldo
Bagnoli dovrebbe avere oggi gli stessi punti della Roma.

Detto questo, a me tutti i violini della grande patria veneta! Il Verona ha cominciato il girone di
ritorno con la stessa freschezza dell’andata. “E pensare che, eccetto Oddi, son tutti residuati
bellici!”, ridacchiava Nicolò Carosio dentro un collo di pelliccia. I “residuati bellici” continuano a
giocare buon football ed andare in giro per l’Italia come un gruppo di allegri scapigliati ai quali la
vita nulla dovrebbe negare.

Contro la Sampdoria, il Verona era andato in gol dopo 22 secondi con “Rambo” Penzo, miglior
goleador del campionato. A San Siro, dove l’Inter si giocava una partita- scudetto, Guidetti ha fatto
l’1-0 dopo otto minuti spaccati. Segno di disinvoltura, di un atteggiamento che-scusate se è poco-
mi ricorda la Nazionale di Bearzot, cioè fuori di antiche ottusità tattiche.

Mario Guidetti, trentenne Piemontese di Gozzano, tracagnotto senza collo, con cosciotti da pistard,
ha fra l’altro concluso a rete il più bel gol di tutte le sedici giornate della serie A! Un misto di
contropiede e di velocità, di altruismo e di prontezza, di pressing difensivo e di slancio in avanti.
Tackle vincente, dribbling di Penzo a metà campo, apertura laterale a Sacchetti, cross dall’altra
parte, sinistro di Guidetti al volo da una ventina di metri, radente nell’angolo. Il campionato non
aveva finora mai ammirato un gol tanto euclideo e insieme vigoroso.

Filosofo del difensivismo di marcatura, Annibale Frossi ha obiettato: “Quelli dell’Inter sono stati
dei polli in difesa”. Ma ha anche aggiunto: “Il Verona non fa nulla di straordinario. La sua forza sta
nella linearità”. E’ il primato della geometria. Il raggio laser è una linea dritta e Pablo Picasso ha
dipinto una vita per liberare le forme da ogni orpello. Il Verona ha pigliato il pareggio di Bergomi a
soli 10 minuti dalla fine. E la rabbia peggiore sta nel precedente, reiterato spreco del 2-0, soprattutto
dal ’71 in poi quando l’uscita di Collovati per infortunio ha finalmente consentito a Penzo squarci di
spazio fino a quel momento negategli.

A Penzo non rimane che rifarsi domenica prossima con la Roma! Per chi non lo ricordasse, fra una
settimana si gioca infatti quella che incredibilmente è diventata la partita dell’anno: Verona-Roma.
Una partita che potrebbe portare alla pari, a 24 punti, le due sole squadre attualmente attrezzate per
vincere lo scudetto 1983. Non lo sono oggi né la Juve né l’Inter, la prima a ben 5 punti di ritardo, la
seconda a 4. Ieri rientrava a Torino Paolo Rossi, dopo un mese di assenza, ma il risultato non è
cambiato: la Juve continua a camminare al ritmo di un punto a partita. Una media che da sicura
salvezza, non da scudetto probabile.

La Juve non ha né troppe stelle né patisce seriamente il dopo-Mundial. E’ proprio male assortita e
non riesce a metter in piedi una manovra: Platini ne ha sempre una; Boniek ha persino problemi
alimentari. La Juve ha sofferto la lunghissima assenza di Cabrini, poi quella di Rossi; ieri le
mancava anche Tardelli. Certi equilibri interni sembrano poi corrosi, forse anche da ingaggi
scandalosamente dissimili, dove i battuti del Mundial prendono il triplo o il doppio dei campioni del
mondo di casa nostra.

La Juve paga insomma uno strano calo di atmosfera; perfino il Pablito di un tempo gode di simpatie
popolari sempre decrescenti. La Juve del nerbo, quella degli Zoff, Gentile, Furino, Tardelli, sembra

in minoranza e nemmeno Bettega può farle più da leader, ora che forse l’ultratrentenne campione è
più vicino a emigrare negli Usa che a rinnovare il contratto con Boniperti.

L’Inter è strana come i palleggi, alternati di delizie e nequizie, dei suoi Beccalossi-Muller, ieri
marcati con bella compostezza da Oddi e Volpati, tra i migliori del Verona. L’Inter gioca con due
ali, Bergamaschi e Sabato, che in pratica fanno i mediani di servizio per Beccalossi-Muller, lievi nei
tackles come bicchieri di Venini. Ragion per cui è da filantropi giocare centravanti lì in mezzo,
come fa il povero Altobelli, solissimo e roso da sbigottiti dubbi quando deve tentare di capire che
cosa stia per uscire da piedi estrosi fino all’imprevedibile.

Ecco perché, in mancanza di Inter e Juve, lo scudetto si giocherà domenica 23 tra Verona e Roma
allo stadio Bentegodi, diventata l’indiscussa capitale del calcio veneto e uno dei più seri laboratori
di football d’Italia.

Tanto seri che la pur dignitosa stella dell’Udinese sembra al confronto aver perso un poco di luce.
Nemmeno ieri contro il Napoli i Friuli ha vinto in casa accendendo con il gol il fiammante tabellone
elettronico ma, grandioso Castellini a parte, m’è venuto il sospetto che lo facciano persino apposta!
Un modo originale per restare nei titoli a nove colonne, sulla bocca delle statistiche, delle curiosità,
dei record e delle discussioni.

Per una ragione o per l’altra, Verona e Udinese stanno nei primi cinque posti della serie A e
pongono quiz da capogiro. L’Udinese può ancora crescere? Il Verona può vincere lo scudetto? Nel
Triveneto si vive davvero bene.