1982 marzo 15 JUVE nel giro di mezzora (‘8 – 38’) ha forse vinto lo scudetto ’83

Roma
Juventus

1982 marzo 15 – JUVE nel giro di mezzora (8′ – 38′) ha forse vinto lo scudetto ’83
Per l’Udinese un gran punto – Per il Milan è quasi B

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MARCATORI: 7’ Virdis, 31’ autogol di Spinosi, 37’ Virdis.
ROMA: Tancredi, Maggiora, Nela, Turone, Marangon, Spinosi, Chierico, Di
Bartolomei, Di Chiara (40’ Faccini), Scarnecchia (46’ Ugolotti), Conti. (12 Superchi,
13 Perrone, 14 Argenio).
JUVENTUS: Zoff, Gentile, Cabrini, Furino, Brio, Scirea, Marocchino (78’ Fanna),
Tardelli (58’ Bonini), Galderisi, Brady, Virdis. (12 Boldini, 13 Osti, 14 Tavola).
ARBITRO: D’Elia di Salerno

NOTE – Cielo sereno, forte vento di tramontana, terreno in ottime condizioni.
Spettatori 52.991 paganti più 18 mila 500 abbonati per un incasso totale di L.
657.508.000 (nuovo record dell’Olimpico).

Dall’inviato
ROMA – Forse ho visto vincere lo scudetto ’83. La Juve è sola, ha segnato altre tre
volte, si muove come una corazzata lasciando alla Fiorentina soltanto la speranza del
match diretto, faccia a faccia. A otto partite dalla conclusione, un radioso cielo di
tramontana ratifica a Roma la superiorità di Madama. Uscendo dal campo dentro una
lunga tunica rossa con bordi gialli, Niels Liedholm è sembrato un Marchese del Grillo
senza più voglia di scherzare.
Partita in senso stretto non c’è mai stata. Nel giro di mezzora, esattamente dall’8’ al
38’, la Juve ha fatto 3-0. Il resto è spazzatura. Spazzatura in ogni senso, tecnico e di
addobbo. Quel po’ di gioco s’è arruffato del tutto tra infide sciabolate di vento mentre
andava in scena il Circo Massimo, leggi la Curva Sud dello stadio olimpico di Roma.
Le cose sozze non meritano indignazione, bensì mestizia. Tutta la partita è stata
disturbata dal vento, mezza partita è stata vilipesa da orde di vandali. Soprattutto nel
secondo tempo, dietro la porta di Zoff c’è stato di tutto.
Lanci di agrumi, di pezzi di travertino e di una bomba molotov, incendi di carta
igienica, abbozzi d’invasione, appelli del presidente Viola e del capitano Di
Bartolomei, intervento di Carabinieri e Polizia per disinnescare il crescente tumulto.
Infine, per sottolineare l’indimenticabile festa dello sport, gli applausi della tribuna
centrale a Faccini per un calcio a Furino. Lo spettacolo dei gladiatori non ha perso
consensi nei secoli.
Segnata da perdite cospicue (Falcao e Bonetti rotti oltre a Pruzzo inibito), la Roma
aveva quasi nulle possibilità contro la Juve e ha fatto l’impossibile per ridurle a zero.
Se ti senti molto inferiore all’avversario, lo devi aspettare al varco con gente
determinata, calma, modesta dentro. La fertile modestia di chi sa di aver pochissimo
da perdere perché già in possesso di buoni alibi.
Manco a farlo apposta, ‘sto mezzobusto di Rometta ha giocato con la Juve «alla pari»,
a tutto campo, senza la minima precauzione, come se tale Di Chiara, di mestiere
centravanti della squadra giovanile, volesse il capocannoniere Pruzzo o quasi, che il
terzino ruspante Marangon equivalesse la sapienza di un Falcao.
La Roma ha giocato la partitissima dell’ultimo appello e dei 657 milioni d’incasso
tutta bella distesa, con le sue alette e le sue puntine, elevando a immeritata porpora
riserve quali Di Chiara, Scarnecchia, Spinosi. Dirà Liedholm – e non ha torto – che i

campioni non s’inventano e che non puoi improvvisare un modulo prudente con gente
tirata su per far sempre gioco. Tuttavia, è parsa una squadra confezionata anche
tatticamente su misura per la Juve.
Non una Juve eccezionale, ma tranquillissima, ispirata da palpabile complesso di
superiorità. Se l’arbitro faceva il papalino, abbozzava; se Bruno Conti cercava a colpi
di gomito la rissa, fingeva di reputarlo un amico, di colpo fattosi matto. Opposta a una
Roma handicappata e nervosa, la Juve aveva l’aria di chi gioca in provincia e
s’aspetta rendita sicura.
La Roma riproponeva un solo giocatore di visione, Agostino Di Bartolomei, preciso
al goniometro sotto lo sguardo di Manlio Scopigno, che ne fu tanti anni fa lo
scopritore. Era buono anche Nela, mentre i furori di Bruno Conti rendevano zero.
Anche se, via Pruzzo, è l’unico ad aver battuta dai 16 metri, Bruno Conti ha fatto la
mezz’ala, com’era accaduto con la Nazionale a Parigi. E come a Parigi è stata notte
anche perché, sentendosi l’ultimo leader rimasto alla Roma, Conti aveva le fiamme
agli occhi; non ha giocato una sola palla in souplesse emotiva.
Non bastasse la fragilità della Roma, alla Juve è pure andato tutto alla perfezione. Lo
testimoniano i gol. Con uno stop aereo risoltosi, forse involontariamente, in un tocco
smarcante, Galderisi ha deposto sul sinistro di Virdis l’1-0. Lo stesso Galderisi trova
Marangon a deviargli in autorete il 2-0. Dopodiché Virdis schiaccia di testa il 3-0
cogliendo il reciproco impaccio di Turone e Maggiora sul ventoso corner di
Marocchino. Madama, prego s’accomodi.
Pur nella pochezza della Roma (Faccini e Ugolotti, nel secondo tempo, te li
raccomando!), la Juve ha concesso almeno quattro palle-gol, a Spinosi, Scarnecchia,
Marangon e Chierico. Ha anche preso un gol da Nela al 70’, annullato per fuorigioco
indicato dal guardalinee all’arbitro D’Elia.
Come contro il Torino, la Juve confessa qualche dondolio difensivo ma forse la cosa
si spiega con la poderosa filosofia d’attacco di Boniperti-Trapattoni. La Juve è finora
andata a rete 39 volte e schiera una linea avanzata di totale propensione offensiva:
Marocchino, Tardelli, Galderisi, Brady, Virdis. Nessuno dei cinque, nemmeno il
mediano di Bearzot, Tardelli, ha il cervello in retrovia.
Ha segnato due volte Virdis, ma in due reti c’è stata la zampa di Galderisi. L’ho
guardato con particolare attenzione anche perché è assai rischioso giudicare un
attaccante soltanto in casa. Galderisi m’è piaciuto ancora; è rapido, abbastanza
altruista, non ha paura, è furbo, ha il piede dolce. Ha più spunto che progressione;
annusa l’area come un cane da tartufi: la Juve ha lui, Paolo Rossi, la vera proprietà di
Schachner oppure il secondo straniero!
Siamo sinceri, ad una Roma senza Falcao e Pruzzo che cosa si deve chiedere di più
contro una Juve che da Bettega a Rossi e al resto avrà prestissimo materiale per due
attacchi? Nonostante la Fiorentina dell’irriducibile Conte Pontello, il vero Lorenzo il
Magnifico ha stemma bianconero in campo Fiat.

I VOTI

ROMA: Tancredi 6- Maggiora 6 Nela 7 Turone 6 Marangon 5 Spinosi 5 Chierico 6-
Di Bartolomei 7 Di Chiara 4 Scarnecchia 4 Conti 5 Faccini 4 Ugolotti 4.
JUVE: Zoff 6- Gentile 7 Cabrini 6,5 Furino 7 Brio 6,5 Scirea 6 Marocchino 5 Tardelli
6,5 Galderisi 7 Brady 7 Virdis 7 Boldini 5.
ARBITRO: D’Elia 5,5. A controllarlo era venuto da Vicenza Diego De Leo. É parso
troppo casalingo fino al 2-0; deciso soltanto dal 2-0 in poi. Dava l’impressione di
voler «interpretare» la partita.