1981 Ottobre 19 Nuova conferma per la Nazionale: Antognoni sta diventando un ex

1981 OTTOBRE,19 – NUOVA COMFERMA: PER LA NAZIONALE ANTOGNONI STA
DIVENTANDO UN EX

Esordi in serie A nove anni fa a Verona. Sempre sul punto di passare alla Juve, non si è mai mosso da
Firenze, interpretando nel calcio l’ambizione elitaria di una ragione., la Toscana, che paga Bonifacio
VIII definì “quintessentia” del mondo.
Perugino di Marsciano, Giancarlo Antognoni ha 27 anni ma a guardarlo in faccia, sabato sera su una
poltrona in pelle nera dell’aeroporto di Belgrado, l’età gli pesava il doppio. Bearzot lo aveva tolto di
squadra dopo un’ora esatta per la semplice ragione che non serviva, anzo.
Guance scavate, sguardo acquoso, non sembrava nè il “putto” del sarcasmo nè il “bell’Antonio”
dell’agiografia. Era soltanto un calciatore smarrito, in mezzo al gaudio dell’eccessivo. Eccessivo tutto,
nei sogni e nei risvegli.
Non è la prima volta che Antognoni finisce in anticipo una partita. Eì la prima volta che avverte la
sostituzione come un rifiuto personale non come un cambio tattico. Il campione si è sentito un ex.
Quanto tempo è passto dal 1975. Allora Fulvio Bernardini mise una pietra sopra la Naizonale delle
“vacche sacre!provando a fare scordare agli italiani il Rivera delle mamme, il Mazzola delle tattiche,
il Riva del contropiede, il De Sisti degli arabeschi. IL vessillo di Bernardini fu Antognoni, prese quel
cavallone biondo e ne fece il punto prima e ultima figura di nuovi schemi. Il catenaccio era uno
strozzino e Bernardini gli sparò contro Antognoni, il giocatore anti-fatica.
Antognoni era bello a vedersi, la sua falcata, l’armonia del gesto, un destro di inusitata carica, capelli
al vento e occhi ingenui. Qualcuno lo immaginò chissà come erede di Gianni Rivera. Altri ne
garantiscono un futuro di regista a tempo pieno, alla Fiorentina e in Nazionale. Quando si parò di
cederlo alla Juve, a Firenze ci furono reazioni pari alla minaccia di rapire il David di Michelangelo.
Il tempo è passato senza operare il miracolo. Antognoni non è né sarà mai Rivera, perché non ne ha né
il piede né la visione. Se Rossi preferì andare alla Juve piuttosto che, secondo il piano di Farina., alla
Fiorentina è anche perché Pablito crede molto di più ai triangoli di Bettega che rifiniture di
Antognoni.
Succedendo a Bernardini, Enzo Bearzot mutò pelle alla Nazionale. Non più il mosaico attorno ad
Antognoni, ma una succursale della Juve cui innestare Antognoni. Il Ct che viene dal Friuli non ha
mai ripudiato Antognoni, ma lo ha usato senza farne un mito. Nonostante 57 partite in Nazionale.
Antongoni è stato anche di recente “sperimentato”.
“Sono sempre sotto esame!” accusa Antognoni, e non ha torto. Bearzot ha cercato di capire se possa
essere o no il regista della Nazionale e ha concluso che no, è inadatto più che di mezzi si tratta di
testa.
Sperimento contro il Belgio, dando l’impressione che si, forse poteva farcela, ma fu l’amichevole con
la Spagna a mettere una pietra sopra: il vecchio Asensi gli diede lezione in mezzo al campo.
La conclusione è sotto gli occhi di tutti: la Fiorentina ha preso Pecci, regista; la Nazionale Dossena,
regista. In quel ruolo Antognoni è diventato un pezzo d’antiquariato, da esporre a Palazzo Strozzi, fra
un Bruegel da mezzo miliardo e un delicato bicchiere veneziano del Cinquecento.
Né un Rivera in rifinitura né un vero regista, Antognoni rischia in azzurro un avvenire elegante quanto
decorativo. Bearzot non lo farà fuori e, in partite d’attacco come contro la Grecia a metà novembre,

gli restituirà la maglia numero 10 sperando in quel mirabile destro dai venti metri. Ma a Belgrado il
tempo del “bell’Antonio” si è fermato. Detto che è un campione, la difficoltà è di dargli un aggettivo,
Giancarlo Antognoni, che campione sei?

Giorgio Lago