1981 Dicembre 30 E poi predicano di non drammatizzare

1981 Dicembre 30 – E POI PREGANO DI NON DRAMMATIZZARE

Sei milioni a testa per vincere una partita di calcio sono 66 mila lire al minuto, 110 lire al secondo.
Per una partita di mezzo-campionato è senza dubbio record italiano.
Un record negativo soprattutto perché conteggiato in base a tabelle concordate tra società e giocatori
fin dall’inizio di stagione. Non è insomma un conato di tardo-mecenatiscmo pagato di tasca propria,
“alla Moratti”, fuori bilancio. Qui si tratta di nuovi tetti contrattuali, pronti a ricadere a pioggia
sull’intera serie A-
Non siamo abituati a fare del nostalgico moralismo da società pre-industriale. Sappiamo benissimo
che in regime di libera contrattazione, si finisce con il pagare quanto decide il compromesso tra
domanda e offerta. Sappiamo anche che persino enti di stato sborsano decine e decine di milioni a un
cantante per un’oretta di concerto. Sappiamo infine che le scandalose iniquità del quotidiano non sono
certo prerogativa del calcio in quanto sport. Ciò premesso, non si può non urlare che nella vita si tratta
anche di limiti. e qui il concetto di limite appare abrogato, sia in termini di economia che in termini di
decenza.
Sei milioni per vincere una partita di ’90 minuti. Un metalmeccanico id Marghera guadagna 650 mila
lire in un mese. Un professore di liceo, con anni e anni di anizanità. arriva a ottocentomila lire.
Sei milioni per 90 minuti di calcio, sia pure da scudetto? Il calcio italiano è indebitato per circa
duecento miliardi; ha ottenuto un mutuo e ne sta questurando un altro; oggi guadagna di più con Toto,
pubblicità e diritti televisivi senza che ciò riesca a fermare la crescita dei costi: e i costi di una società
di serie A sono per i due terzi determinati dai compensi a giocatori e tecnici.
Da record “alla sei milioni” a cranio ne esce sputtanata la presunta volontà di risanamento espressa,
soltanto in pubblico, dai presidenti: gli stessi presidenti che alla Federazione hanno persino chiesto il
pagamento di un pedaggio per l’impiego dei giocatori in Nazionale. Ma ne esce svilita soprattutto
l’immagine sociale del calcio-spettacolo. Si continua a privilegiare il denaro contante, sull’istinto
professionale. Si persevera – come ha rimarcato Antonio Ghirelli in una recente intervista all’ “Unità”
– nel creare un ambiente “da favoriti di corte, un ambiente da soubrettes, un ambiente da mantenuti”.
Un ambiente che spiazza ed emargina i pochi dirigenti con la testa sul collo, contrari al sotto-banco, al
nero in bilancio alle oscure meditazioni e ai sottili rivoli di corruzione a pagamento.
Il bello è che tutti si lavano la bocca contro la violenza e contro la drammatizzazione. Mi chiedo: se in
un’ora e mezza di giochi a pedate sei milioni dove nasce il dramma? il Denaro mette in fuorigioco la
Ragione.

Giorgio Lago