1980 Olimpiade di Mosca. L’Olimpiade dei fantasmi

1980 – Olimpiade di Mosca – “L’Olimpiade dei fantasmi “

Accreditato all’olimpiade di Mosca con la tessera E042456, finirei di sicuro tra gli inviati stranieri
simpatici all’agenzia ufficiale sovietica “Tass” se mi limitassi a notizie enogastronomiche, meglio
ancora se rigorosamente tecniche:”vi sono giornalisti occidentali -ha rampognato la Tass lo scorso dieci
luglio – che invece di interessarsi alle Olimpiadi, si occupano di ben altri argomenti che non hanno
nulla in comune con lo sport o con l’ideale olimpico del rafforzamento dell’amicizia e della pace tra i
popoli”.
L’organizzazione vuole l’Olimpiade sottovuoto spinto. Mosca nie snaiet, non sa, non ha mai saputo,
l’olimpiade deve essere sport non messaggio, deve dare Records non echi politici, anche perché – a
detta dell’agenzia di stampa “Novosti”- i veri aggressori dell’Afganistan sono gli americani.
Cosi, l’apparato moscovita ritiene che anche all’estero si debba sapere lo strettamente indispensabile.
Non serve capire perché, su 146 paesi iscritti al comitato olimpico internazionale, soltanto 80 sono
presenti a Mosca: importante non è partecipare, ma intere che non sia successo mai nulla.
Più si fa la guerra, più si parla di pace. La stessa ipocrisia induce a sproloquiare di “ideale” Dell’
Olimpiade proprio quando il boicottaggio ne ha sventrato anche i contenuti tecnici. Il si o il no a Mosca
ha preso partito, è finito in campagna elettorale , ha raggiunto i ministeri . Il no ha tenuto a casa Paesi,
atleti, giornalisti, diplomatici. Lo sport divide, le sue internazionaliste si sono fatte callose, fino a
censurare le opinioni.
Nelle università americane di Harvard e Philadelphia sono stati addestrati ad una nuova
specializzazione: turisti sovversivi, riforniti “di valige a doppio fondo, di biancheria intima con sacche
segrete e di scatole di biscotti, cioccolatini, caramelle e caffè nelle quali celare volantini”.
Naturalmente, come massimo di fraudolenza, questi yankee travestiti parlano il riso meglio di Lenin.
Quando venne per l’Italia il momento di aderire o no al boicottaggio proposto da Carter, ci fu chi
sostenne che bisognava andare a Mosca, ma per una provocazione di libertà, per un contatto di massa,
per spiegare ai russi come stanno davvero le cose. La realtà è diversa; Mosca è una bellissima,
affascinate città, ma non è una città aperta. Avendo paura della libertà che, durante le Olimpiadi,
mettano piede in Urss soltanto 11.800 copie di 55 giornali stranieri. La preoccupazione del volantino
nello slip può far sorridere in Inghilterra o in Italia, non nell’Urss : lo humor è virtù liberale,
sconosciuta alle dittature di tutti i colori e la Russia- come nel poema Burliuk – è sempre un “continente
dilatato” dove la voce dell’Ovest rischia di ampliarsi più di un immenso urlo.
Non sara un’Olimpiade di cose, ma di simboli. Fantasmi americani, tedeschi, giapponesi, pachistani,
kenioti, cinesi, faranno ressa attorno ai poi. Tutte le risorse della sicurezza e dell’efficienza verranno
utilizzate per evitare che i rimpianti diventino rimorsi.