1978 luglio 5 Scomodo Don Chisciotte

1978 luglio 5 – Scomodo Don Chisciotte

Sergio Campana, più che il sindacato calciatori, è per principio contro il fenomeno-
mercato: Perché? “Perché consente ogni sorta di abusi” risponde il Don Chisciotte di
Bassano del Grappa. E lo chiamo Don Chisciotte con profondo rispetto e con
simpatia, soltanto sottolineando l’improbabile efficacia della sua azione contro un
mercato per definizione di “interessi” prima che di “lavoratori subordinati”. Un
mercato che, aggiunge Campana – “dissangua le società”.
Coerente con tale impostazione, Campana cerca da anni di rendere almeno la vita
difficile al baraccone e, in particolare, ai mediatori che del baraccone interpretano lo
spirito più speculativo. Ha imposto alla Federazione norme restrittive ma, nella
labilità del rispetto di tali norme, ha esercitato un diritto riconosciuto a qualsiasi
cittadino: di presentare un esposto alla magistratura, unica in grado di accertare se
alcuni traffici del mercato siano a rigor di codice penale illeciti.
Non è casuale che l’esposto arrivi dopo le dimissioni di Franco Carraro dalla
presidenza della Lega. Tra Carraro e Campana c’era dialogo, assente invece tra
Campana e la giunta esecutiva dell’ex arbitro Renzo Righetti, piazzatosi sulla poltrona
di Carraro. Questa gestione ha in pratica avallato il mercato così com’è, limitandosi a
raccomandare ai dirigenti di “fare i bravi” sul piano della forma, magari a costo di
affittare una camera all’hotel del mercato e appiccicare sulla porta un cartello: “Filiale
della Spa Inter, o Juve o Vicenza o vattelappesca”. Ciò nel buffo tentativo di
trasformare una camera di albergo in sede sociale, legittima a termini di regolamento
per trattare giocatori.
Tra distinguo e sofismi, tra furberie e moralismo, questo Campana netturbino del
calcio italiano inquieta, dà fastidio, rende petulante uno sport che mobilita 28 milioni
di italiani per la recente Italia-Olanda in tv e che, tuttavia, si porta dietro vizi antichi e
sfracelli di debiti. Perciò Campana è scomodo.
Ma se Campana può passare al massimo per sognatore, i personaggi davvero
aeriformi della vicenda sono i direttori sportivi, indignati, feriti, umiliati e giù con una
sequela di drammatici aggettivi, soltanto perché “identificati” di carabinieri su
mandato del pretore. Fingono evidentemente di non sapere che Campana non ce l’ha
con gli onesti operatori del calcio, dipendenti delle Spa, ma con gli intrallazzatori di
seconda mano, i boss del retrobottega e i disonesti di illibata etichetta.
Perché tanto scandalo? Nessun cittadino si è mai sentito offeso o umiliato soltanto
perché fermato e invitato a esibire i documenti ad un posto di blocco stradale: in
genere, chi s’indigna minimo minimo ha la patente senza bollo.