1978 giugno 14 Bettega ci sarà, dubbi per Bellugi

1978 giugno 14 – Bettega ci sarà, dubbi per Bellugi
CALCIOMONDIALE / Stasera alle 18.45 (Tv, rete 1) Italia-Germania: due squadre
omogenee e senza fantasie velleitarie

BUENOS AIRES – Bettega sta bene, anzi Bearzot sostiene che si è esagerato in
apprensione per uno stiramento più reumatico che muscolare. Quanto a Bellugi, il ct
gli darà un’ultima occhiata oggi, prima di decidere quanto sia rischioso quel suo
inguine un po’ grippato. Bearzot preferisce Bellugi a Gentile nel ruolo di stopper per
due ragioni:
1 il centravanti tedesco, Klaus Fischer, ventinovenne sello Schalke 04, è alto e ci sa
fare di testa. In elevazione Bellugi è molto buono e, con il suo metro e ottantatré,
supera Gentile di cinque centimetri;
2 con Gentile spostato al centro, sarebbe di nuovo toccato a Cuccureddu il ruolo di
terzino destro, ma contro l’Ortiz argentino non è che il sardo sia parso molto brillante.
Tirate le somme, il ct punta su Bellugi: non ce la facesse, si ritorna alla nazionale-
Juve, con nove bianconeri in campo, cioè la squadra di maggior esperienza italiana e
internazionale dal momento che, negli ultimi sei anni, la Juve ha vinto quattro
scudetti, è arrivata due volte seconda, ha conquistato una Coppa Uefa ed è andata in
una semifinale di Coppa Campioni. In queste condizioni, Bearzot fa il Trapattoni
nella nazionale e Trapattoni fa il Bearzot nella Juve.
Gli italiani hanno riassorbito qualche magagna rimediata contro l’Argentina,
contusioni, botte, una schienata per Benetti quando gli capitò di alzare il piede come
un pugno in faccia a Gallego, azione arci-fotografata sui quotidiani di Buenos Aires.
Che personaggio, il Romeo! Spigoloso, rustego, butterato in faccia, raschiato nella
voce, un flagello nei tackle, anzianotto, di andatura greve, le maniche della maglia
arrotolate sui gomiti con l’aria di chi si dà da fare per sé e gli altri, Benetti è stato la
“scoperta” del mondiale, e non soltanto nostra.
Di botte ne ha prese un sacco anche Paolo Rossi: “Tutto un livido, mi pareva San
Rocco!” si è indignato farina all’Hindu Club, dove ogni mattina gioca due ore di
tennis con Curzio Levante, Piero Dalla Grana e Facchetti. In effetti, né Passarella né
Luis Galvan sono stati morbidi, anche se Rossi ha finito con l’innervosirsi
esageratamente. Il che di solito gli capita non tanto per la durezza dei tackle quanto
perché si vede troppo solo, con le mezzali distanti. Gli succede di diventare nervoso
anche nel Vicenza se non vede nei paraggi almeno Cerilli… figuriamoci in quella
mezz’ora con gli argentini quando Bettega gli scappava dietro a proteggere Scirea!
L’espressività di Rossi dipende da Causio e Antognoni. Con il suo aggressivo dialetto
di Montebello, sorta di esperanto buono per tutti gli usi, Curzio Levante (ex
consigliere del Vicenza) ha preso ieri sottobraccio Causio e lo ha invitato senza mezzi
termini a servire più spesso Rossi. Il “barone” ha risposto sotto i baffi con un
enigmatico sorriso, come dire che il diritto di precedenza sull’ultimo passaggio ce l’ha
Bettega.
Causio ha sui piedi la rifinitura laterale, spesso il cross. Ma è Antognoni che dovrebbe
gestire i triangoli e gli smarcamenti per Rossi. Il che non è mai accaduto soprattutto
contro l’Argentina, tant’è vero che lo stesso Bearzot se ne è confidenzialmente
rammaricato. Credo che proprio su questo piano batta il tasto del Ct. Con Antognoni,
base di lancio di Rossi oltre che protagonista in proprio, come fu in ottobre a Berlino,
nell’ultimo incontro fra Italia e Germania (1-2). Quel pomeriggio il gol fu anzi del
“bell’Antonio”, una maestosa botta, da razza superiore, che sicuramente sarebbe
piaciuta anche ad Adolf Hitler, tremendamente presente in un seggiola di quello
stesso stadio, alle Olimpiadi del ’36.

Non credo che oggi sarà facile entrare nelle due aree, per tentare la conclusione da
corta distanza. Se non è abbandonata da Tardelli, la difesa italiana chiude bene e
possiede un “volante” in gran forma quanto Gentile. Da parte sua, ho la sensazione
che la Germania badi molto a non scomporsi in avanti, anche perché (la confessione è
testualmente sua) Bonhof non si sente al massimo della forma, tanto da apparire
irritabile e in perenne litigio tattico con Flohe.
Se la partita ratificherà questo indirizzo, il tiro da lontano potrebbe diventare l’arma
decisiva contro due portieri che senza dubbio rappresentano il meglio in Europa e,
forse, nel mondo. Zoff è del ’42, Maier del ’44, entrambi al colmo dell’esperienza,
uguali persino nell’indossare i celebri guanti, marca Maier appunto, naturalmente
fabbricati in Germania.
Nel tiro da fuori area, i più abili dell’Italia sono Antognoni, Benetti e Cuccureddu, il
primo due spanne su tutti, mentre Benetti è di solito il più telefonato, eccezione fatta
per il destro con l’Ungheria. Tra i tedeschi, il loro Antognoni è Bonhof, dotato di un
tiro da massacrare il pallone: fra l’altro, se ci sarà logica distributiva nelle marcature, è
probabile che proprio Antognoni e Bonhof si trovino faccia a faccia come a Berlino.
La loro può diventare l’antitesi decisiva a centrocampo e in zona-gol.
Su questo piano, molta circospezione merita anche il ventiquattrenne Zimmermann,
del Colonia, ex ala fattasi terzino d’attacco e ora spostato a centrocampo, perché più
dinamico di Beer e – malignano i colleghi della Bild Zeitung – perché Zimmermann
piace molto al pubblico tedesco e il dt Schoen è parecchio sensibile ai gusti della
piazza.
Contro l’Argentina, Cabrini ebbe a che fare con Bertoni, sfondatore che non conosce
la parola retrocedere. Contro la Germania, Cabrini inseguirà la bionda pannocchia di
Rummenigge, giovane quasi quanto lui, e ala tornante, tipo tourbillon. Non sarebbe
da stupirsi che, con un avversario di queste caratteristiche, Cabrini ritrovasse a volte
lo spazio per arrembare secondo istinto.
La partita tra latinidad e panzer propone anche una precauzione disciplinare per
Tardelli e Benetti, già ammoniti, e quindi in odore di squalifica. Artemio Franchi mi
ha dipinto l’arbitro jugoslavo come un Michelotti, di stile spicciativo, ed è quindi
necessario molto mestiere, l’equivalente calcistico del bromuro, a evitare d’incontrare
domenica l’Austria senza il nostro “tedesco” Romeo, oggi più influente di Tardelli.
Presa quest’ultima precauzione, Germania-Italia sarà nelle mani del gioco, più nerbo
che stile. Meglio se alla fine riuscirà anche una partita per i posteri.

Cos’ in campo a Buenos Aires

ITALIA

1 ZOFF

5 GENTILE

3 CABRINI

10 BENETTI

2 BELLUGI
8 SCIREA

16 CAUSIO

14 TARDELLI
21 ROSSI

9 ANTOGNONI
18 BETTEGA

GERMANIA
1 MAIER
2 VOGTS
4 RUESSEMAN
5 KALTZ
3 DIETZ
10 FLOHE
6 BONHOF
8 ZIMMERMANN
11 RUMMENIGGE
9 FISCHER
17 HOELZENBEIN

Arbitro: MAKSIMOVIC (Jugoslavia)

In panchina: Italia: Paolo Conti (12), Cuccureddu (4), Zaccarelli (15), Claudio Sala
(17), Graziani (19). Germania: Kargus (21), Schwarzenbeck (12), Beer (15), D.
Mueller (14), H. Mueller (20).