1978 febbraio 6 S. Siro fatale al Vicenza

1978 febbraio 6 – S. Siro fatale al Vicenza

MILANO – La partita è durata un’ora e sette minuti. Dopo il 2-0,
l’attenzione è stata più che altro presa da qualche pestaggio sulle
gradinate e da un paio di rissaioli fermati dai carabinieri. Il 2-0 era
di Altobelli e metteva la pietra sopra al Vicenza, in una giornata
parecchio freddina.
Il Vicenza ha dunque perso, ed era un bel po’ che non accadeva.
Avendoci abituato troppo bene, la delusione è per molti vicina al
dispetto, quasi che a San Siro la squadra di GB Fabbri avesse
fatto ridere i polli. Invece, non è mica accaduto niente di speciale.
Per chi aveva ben guardato dentro gli ultimi risultati dell’Inter,
sapeva benissimo che questa trasferta sarebbe stata la più
rognosa degli ultimi mesi di Pablito Rossi e allegra brigata.
L’Inter non è il Verona, dal ritmo senatoriale, pieno di oasi e pause.
L’Inter è una squadra che assomiglia a questo Vicenza, perché
giovane, altrettanto frivola, dedita a un calcio di movimento, che
non bada a spese quando si tratta di aggredire, soprattutto lungo i
corridoi laterali. Non fosse stato per la squalifica di Scanziani e
l’occasionale presenza del sonnifero-Merlo a centro campo, l’Inter
avrebbe anzi ancor più accelerato.
Contro un avversario di questo tipo, fra l’altro in buona condizione
atletica, anche il consueto tourbillon del Vicenza ha finito per
l’apparire impacciato più di quanto in realtà non sia. Così Gianni
Brera mi ha sussurrato, uscendo dallo stadio, di un “Vicenza
calante”. E mezzo ibernato in tribuna, Curzio Levante si è
rammaricato per il “poco ritmo”.
Trovo più realistico il giudizio di Gualtiero Zanetti: “Giocano ancora
bene”, mentre condivido l’analisi come sempre tatticissima di
Annibale Frossi, pietra filosofale del difensivismo: “Quando è in
possesso di palla – ha osservato – il Vicenza è eccezionale. Ma
quando il gioco lo fanno gli altri, allora non sa più che fare”.
Ho obiettato a Frossi: “Se sapesse anche difendersi, il Vicenza
sarebbe il Real Madrid!”. Paradossi a parte, è proprio questa la
caratteristica del Vicenza di GB Fabbri. Nel gestire l’azione, è bello
a vedersi e sfiora attimi d’incoscienza, come quando non rifiuta il
triangolo e l’estetica nemmeno in affanno, nella propria area di
rigore! Più asmatica si
faccenda se deve chiudere
sull’avversario. Il gioco passivo non fa per più di un giocatore, a
cominciare dal mediano Guidetti: soltanto Filippi è uno specialista
del tamponamento, e oltre a saperci fare in tackle, riesce a

fa

la

spaccare le traiettorie altrui, con un naturale istinto alla rottura e
alla riproposta.
Questa è una caratteristica di fondo e in più il Vicenza trova da un
po’ di tempo molto stretta la strada che porta al gol. Oltre che
isolato, Rossi ha la squadra troppo “distante”, né Faloppa né Cerilli
riescono a funzionare, nemmeno saltuariamente, da dame di
compagnia dell’unico goleador vero della squadra. Senza contare
che anche la botta da venti metri di Guidetti sembra infiacchita.
Leggete gli ultimi risultati del Vicenza e troverete pochissimi gol
fatti, e non tutti su azione. Se c’è spazio per una certa delusione,
penso che sia legittima soltanto in tal senso.
A San Siro per esempio, di palle-gol il Vicenza ne ha costruita una
di numero e avrebbe dato l’1-1. Era appena cominciato il secondo
tempo e un cross di Salvi da destra aveva beccato al millimetro la
testa giusta, quella di Falloppa, in elevazione miglior colpitore a
disposizione di Fabbri. Faloppa ha toccato da non più di tre metri
da Bordon, alzando, fuori. Le mani giunte della mezzala non
dicevano, un istante dopo, le preghiere del vespro…
Per il resto, in zona gol ha fatto tutto l’Inter. Con Muraro (2),
Altobelli (2) e Roselli (1), il migliore è sempre stato il portiere Galli.
Ma nemmeno per lui c’è stato scampo quando Muraro e Altobelli
hanno avuto il pallone buonissimo, da pochissimi metri, più in là
del dischetto del rigore. Entrambi hanno battuto di sinistro, con
forza. Sull’1-0 di Muraro, il portiere è stato sorvolato; sul 2-0 di
Altobelli, Galli è riuscito a opporre la smanacciata, ma non
abbastanza rigida da contenere la potenza del tiro.
C’è anche qualcos’altro di curioso e di tatticamente significativo nei
due gol dell’Inter. Ho osservato infatti che in entrambe le occasioni,
la coppia centrale Prestanti-Carrera era spaccata. E il fatto è stato
procurato dai due terzini dell’Inter, sganciatisi in attacco a proporre
il cross:
1) primo gol. Va giù Fedele sulla sinistra; esce dall’area il libero
Carrera per contenerlo; parte il cross e Muraro (evitato Lelj) trova
porta e 1-0;
2) secondo gol. Va via Baresi sulla sinistra e dall’area gli esce a far
velo lo stopper Prestanti. Cross per Altobelli, l’avversario di…
Prestanti, e 2-0. A vedersi non abbastanza coperto uno degli
automatismi predicati da GB Fabbri, lo stopper si adira.
Tralasciando di tartassare le azioni al microscopio, la partita non è
stata formidabile ma nemmeno mediocre. Canuti è un fascio di
muscoli e di stinchi che non ha lasciato a Rossi nemmeno il tempo

libero argentino. Con

la maglia di battitore

di respirare e, alle sue spalle, Facchetti non ha rischiato nulla: non
si è mai mosso, un po’ pensando a Rossi, un po’ a Bearzot. Un gol
del centravanti gli avrebbe rovinato l’ultimo tentativo di rientrare in
gioco per
la
concorrenza che si ritrova, non si sa mai, tutto è ancora possibile…
A San Siro era molto atteso anche Cerilli, “riabilitato” nei giorni
scorsi dallo stesso Mazzola. Il “Corso in sedicesimo” ha fatto
buone cose e si è concesso il lusso di un tunnel ad Altobelli:
tuttavia, un Baresi addosso non fa piacere a nessuno ed era
necessario vincere troppi tackle per giungere a un contatto di
Rossi, Faloppa o Callioni, quast’ultimo spesso propostosi come ala
sinistra.
Anche per questa ragione, il Vicenza si è visto portato di brutto in
attacco. A quel punto, il massimo poteva essere il pareggio, non
fosse che i difensori dell’Inter erano troppo puntuali in appoggio e
nemmeno il piede di marmo di Muraro o la perplessa falcata di
Altobelli potevano a qual punto continuare a sbagliare.