1978 febbraio 22 Vicenza, la Juve e Pablito

1978 febbraio 22 – Vicenza, la Juve e Pablito

Sono convinto che il gol di Antonelli a Vicenza non era “pericoloso” e che il 2-0 del
Milan era perciò legittimo. Ma non è accaduto nulla e quelli del Milan hanno
dimostrato raro fair play. Perché? Ma è semplice: perché il successivo “quarto d’ora”
del Vicenza è stato una tale lezione di football – di – movimento che anche il probabile
errore di Gonnella ha subìto un drastico rimpicciolimento polemico. Il che significa,
in tutti i sensi, che la qualità paga.

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Paga a tal punto che, in dieci partite, il Vicenza ha incassato più di ottocento milioni.
Il tempo ha dato ragione a GB. Fabbri che, al momento dell’assunzione, garantì a
Farina: “Stia tranquillo, presidente, che con me la gente verrà allo stadio”. Gli
schemi di Fabbri sono stati scoperti a scoppio ritardato soprattutto perché si avverte
tuttora un certo scetticismo verso la sua preparazione alla buona, senza sofisticazioni
moderniste. Ma, dopo il salto dalle serie B al secondo posto in seria A, molte
perplessità si sono dissolte: sintomatico che, nei primi giorni di marzo, Fabbri sia
chiamato a tenere lezione di “calcio alla vicentina” dagli allenatori dilettanti del
Veneto.

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Chi sembra in calo di “attenzione” è Pablito Rossi, perché non segna su azione da 7
partite, molte anche se ha conosciuto di seguito la marcatura dei migliori stopper del
campionato, da Morini a Bet, da Canuti a Bruscolotti. Il ginocchio gonfio dell’altra
settimana e la spalla mezza scassata di domenica scorsa sono il sintomo di quanto
feroce sia l’imbuto che porta al gol.

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Sono state fatte diagnosi di tutti i tipi, persino contraddittorie, come di chi lo trova
stanco e chi lo ritiene poco allenato, ma nessuno che abbia posto l’accento su una
situazione psico-tattica abbastanza singolare:
1) Rossi ha finora segnato 12 dei 27 gol del Vicenza, come dire quasi la metà del
potenziale;
2) il modulo del Vicenza prevede un solo giocatore di punta, naturalmente Rossi;
3) non è lo stopper che marca Rossi, ma lo stopper, il libero e un altro terzino nei
paraggi.
4) Rossi è l’unico uomo-gol per definizione del Vicenza e inoltre, qui entra l’aspetto
psicologico, sta commettendo l’umanissimo errore di credere che la sua reputazione
coincida con il gol e basta;
5) non potendo contare su una “coppia”, come Graziani – Pulici o Boninsegna –
Bettega o Pruzzo – Damiani eccetera, Rossi è il più disposto alla psicosi del gol;
6) sempre più marcato e sempre più solo centralmente, Rossi soffre più ancora che nel
passato della mancanza di gioco di testa.
E il curioso è che, contro il Milan, la cosa più bella di Rossi fu un lampo di testa, a un
pelo dal gol.

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Nonostante le comprensibili difficoltà del momento, Rossi è il giocatore più stimato
del campionato, perché l’intelligenza il piede, lo scatto e il temperamento non
prendono ossido. Anzi per Boniperti, che ne possiede la metà, è davvero un bel
vivere: con quel 50 per cento di Farina, ha il gusto di una classifica quasi tutta
bianconera. Dietro la Juve non c’è subito Rossi?

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Non è il Mec che obbliga il calcio italiano a riaprire le frontiere all’importazione di
stranieri; è la Juve! Se i Virdis, i Fanna, i Rossi, sono tutti di Boniperti, al “terzo
mondo” del campionato non rimane che prenotare quel po’ di Olatini che circola in
Europa. Per quanto si spenda, non capiterà mai nel mercato comune di quotare un
miliardo e mezzo anche un mediano. E’, pare, il prezzo di Pasinato: nemmeno il
Neekens d’Olanda…

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Eppure, fossi in Mazzola o Rivera, non farei troppo conto sul mercato estero per
tamponare le iniziative della organizzatissima Juve. L’unica vera multinazionale
italiana è infatti la Fiat.

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Proprio perché, da petroliere, ne sa sempre una di più degli altri, Albino Buticchi ha
smesso di sognare la poltrona del Milan e ha detto sì al rugby: qui non corre il rischio
di fare da secondo di Boniperti.