1978 dicembre 1 Bettega: “La Juve deve dimenticare”

1978 dicembre 1 – Bettega: “La Juve deve dimenticare”
Da sette anni i bianconeri sono sempre primi o secondi: l’usura è più psicologica che
anagrafica

Verso la fine degli anni Sessanta il crepuscolo della grande Inter herreriana fu
spiegato con questo slogan: “Hanno vinto troppo”. Prima o seconda in più
campionati, protagonista nelle coppe euromondiali, l’Inter chiudeva un ciclo forse
appagata nelle ambizioni, ossidata, probabilmente incapace di rinnovarsi negli stimoli
ancora prima che negli schemi.
Dieci anni dopo, e quando dopodomani si esaurisce un terzo di campionato, la Juve
deve fare i conti quasi con lo stesso problema tanto drasticamente sofferto da quella
Inter: un lungo ciclo di strapotere messo in discussione; e pericolo di non far in tempo
a ritrovare tutti gli impulsi che da tante stagioni hanno fatto della Juve la
monopolizzatrice dello scudetto.
Gianni Agnelli ha recentemente definito “vecchia” la sua squadra e tutti, prendendo
alla lettera l’aggettivo, hanno posto mano alle date di nascita dei giocatori per
concludere che, in realtà, l’Avvocato aveva ragione da vendere. Ma il senso di quel
“vecchia” era probabilmente più psicologico che anagrafico: vecchia per dire logora
nel movente, preda dello stress da scudetto.
Uno stress che dura da molte stagioni e che, da ben sette campionati, vede la Juve
piazzata prima o seconda! Un ruolino di marcia davvero sbalorditivo, fatto apposta
per mettere a nudo, oltre che i propri meriti, anche il clamoroso forfait di risultati
della controparte milanese.
È perciò naturale che, l’altra settimana ad Asolo, Roberto Bettega mi abbia confidato:
“Il nostro problema è di dimenticare che da tanti anni siamo sempre al vertice.
Dobbiamo riuscire a ritrovare, nel cervello, un clic che ci rimetta in moto”. Un clic
che finora non è scattato perché nemmeno i disciplinatissimi professionisti con
etichetta-Juve sui polpacci sono dei robot, capaci di resistere nel tempo senza
flessioni.
Quelli della Juve hanno vinto molto, guadagnato di più, posseduto intera la Nazionale.
Soltanto la Coppa Campioni li ha fatti sentire deboli fino alla frustrazione, mentre
hanno da tempo gestito il campionato quasi fosse stato dato in eredità a Boniperti
dalla Federazione. Ne hanno fatto pressoché un’abitudine.
Se un giorno fu trovato un alibi alla decadenza dell’Inter, con altrettanta equità va
oggi perdonato allora alla Juve di aver soltanto 11 punti dopo 9 partite. Il bulldozer
bianconero ha perso qualche colpo e, per ritrovare la giusta carburazione, deve
rimettere a lucido prima di tutto la vecchia guardia, da Furino a Causio, da Bettega a
Morini, da Cuccureddu a Zoff, lo chassis attorno al quale hanno ruotato tutti i grandi
risultati di ieri.
Bettega ha fatto l’altro giorno una tabella: da qui alla fine del girone d’andata,
sostenendo che le speranza-scudetto della Juve sono legate “a 10 punti nelle prossime
6 partite”. Realizzarli significherebbe che la squadra ha ritrovato in pieno il tono, la
reazione al tramonto di un ciclo cui avrebbe potuto opporsi già prima della scorsa
estate con l’acquisto dell’emergente Paolo Rossi.
In ogni caso, è assodato che il ’79 sarà per la Juve un anno di obbligatorio
rinnovamento. Una battuta di Gianni Agnelli in tribuna può valere quanto un
programma.