1976 marzo 29 Lo scudetto torna libero
1976 marzo 29 – Lo scudetto torna libero
Il Torino è squadra da contropiede soprattutto per merito di Pulici che sullo scatto puro non ha
eguali, Andare presto in vantaggio fa perciò comodissimo alla squadra di Radice, tanto più in un
derby da scudetto. Ed è proprio andata benissimo ai granata che, dopo due minuti spaccati, stavano
tranquillamente sull’ uno a zero per un grazioso maggio di Cuccureddu. Dall’ ala sinistra Claudio
Sala alza un calcio di punizione in area. Sulla respinta, l’altro Sala del Torino, il Patrizio mediano,
batte a rete di destro da un diciassette metri, Il tiro non ha anima e non procurerebbe problema alla
Juve. Purtroppo per Zoff, nei paraggi sta Cuccureddu,- oggi terzino stopper addosso a Pulici e
dunque assai arretrato rispetto alle sue antiche abitudini di mediano- mezzala. Cuccureddu vede il
pallone in ritardo e con scarsa compostezza gli oppone uno stinco assassino: la deviazione è di
quelle da incenerirti e infatti Zoff non può nemmeno emettere un sospiro. Nell’angolo alla sua
destra, il pallone è lì, pesante e ineluttabile come un derby che comincia nel segno della iettatura,
Alla Juve non rimane che abbozzare e cercare il gioco. Furino da segni di nervosismo ed è
prestissimo il primo degli ammoniti, ma la Vecchia Signora conoscere l’arte della tessitura e riesce
a prendere sul serio contatto con la partita. Non è un gran gioco il suo anche perché il ritmo sfiora la
vertigine podistica fino ad abbruttire la tecnica e la sapienza dei più dotati in palleggio. Eppure, la
pressione della Juve rimane tutt’altro che sterile. Il Torino va lentamente all’angolo, tanto che alla
mezz’ora trova tutti i giocatori, tranne Zoff e Scirea, nella metà campo dei granata.
Qualche colpo al limite del codice non marcisce il clima del derby che s’affida al nerbo e alla
potenza. Probabilmente per questa ragione, Damiani è soltanto un miraggio e Bobo Gori non ha mai
il tempo per pensarci su, lui che è un po lentino e predilige il ricamo. Stritolata in quei due, la Juve
non può oltretutto contare molto sul sussidio di Capello. Il regista, si sa, è bravissimo anche in
zona- gol, ma nel derby non ha mai rischiato di lasciare solo il suo avversario diretto, il bassotto
quanto intelligente Pecci. Non a caso, una volta che Tardelli s’inceppa in un dribbling (al ’32),
Pecci gli ruba il pallone, va dentro per una decina di metri e non segna soltanto perché Zoff esegue
una figura da ginnasta del Sol Levante e devia con il pugno basso, pressochè piantato nell’erba.
Con Damiani- Gori intruppati e con Capello incapace di slanci offensivi, la Juve gioca parecchio
concludendo poco e quel poco lo affida quasi tutto a Causio che obbliga Zaccarelli a un lavoro
sfibrante. Lo Zacc non è fra l’altro tagliato alla marcatura e si deve a volte arrangiare con il
temperamento. Di veramente incisivo, oltre a Causio, la Juve possiede soltanto Bettega che nel
primo tempo logora con un incessante movimento i riflessi del” suo” Mozzini. Il Torino si limita a
contenere la ragnatela della Juve. Avrebbe a disposizione dei contropiedi da manuali solo che
proprio lo specialista Pulici si fa spesso goffo ogni oltre misura, con esecuzioni che scatenano fischi
e imbarazzo a seconda dei “partiti”. Soprattutto nel primo tempo, Pulici mostra i soliti limiti tecnici
confermandosi ottimo uomo- gol pur senza essere un gran giocatore di football. Il Torino affida le
sue vampate soprattutto a Claudio Sala, nel quale un certo nervosismo non riesce a celare la molta
classe.
Abbastanza equilibrato ma con un surplus della Juve in manovra, il derby s’avvia all’attimo della
verità che matura proprio alla fine del primo tempo, con due azioni l’una indissolubilmente legata
all’altra. Prima è Pecci a calciare da destra una punizione per Pulici: il colpo di testa obbliga Zoff ad
avvitarsi all’indietro per correggere sopra la traversa, in corner. Si tratta del secondo intervento di
grosso calibro del portiere juventino.
Claudio Sala va sul corner, tasta il pallone sul terreno e lo taglia come sua facile abitudine. Abile
sorvolo sulla difesa e discesa verso Graziani: S,pinosi suo incontrista è tagliato fuori, Graziani tocca
di striscio a pochi metri dalla porta: c’è un’ involontaria interferenza di Damiani ma non tanto
marcata da trasformare il gol in autorete. Il pallone entra basso, addosso al palo mentre la manona
di Zoff non può farcela a disinnescare il tiro.
Sul tabellone luminoso l’orologio indica la conclusione del primo tempo. L’arbitro fischia la fine.
Ci sono tutte le premesse perché il derby sia precocemente finito: due gol da recuperare sono molti
per chiunque, anche per la Juve. Le squadre lasciano negli spogliatoi Scirea ( scassato da un tackle
di Zaccarelli) e Castellini( colpito dalla scheggia di un razzo bianconero).
Quest’ultimo episodio sembra condizionale l’arbitraggio. Sarà un’impressione personale, ma
Menicucci fischia fin troppe punizioni contro il Torino, quasi che per lui la partita fosse
praticamente conclusa e che l’unica preoccupazione rimanesse di bromurizzare la curva Filadelfia,
la curva degli ultra iuventini, da dove ha sparato la pistola lanciarazzi.
Arbitro a parte, la Juve scatta in forcing turbolento, riuscendo miracolosamente a saldare qualche
buono schema alla velocità dell’esecuzione. Dopo pochi minuti, su corner di Causio, il derby offre
lo scampolo esteticamente migliore: una girata al volo, con il destro come una falce nel cielo di
Bettega. Il tiro rimbomba nel palo quasi fosse una sassata. L’agressione della Juve si fa massiccia e
gli episodi in odore di gol non si contano più anche perché il portiere di riserva del Torino non vale
certamente Castellini e, anzi, mette addosso ai suoi difensori un’inquietudine da fare imbizzarrire.
Dopo il Paolo di Bettega, è Causio a chiamare il portiere -bis del Torino ad una fortunosa parata con
il corpo. Poi è lo stopper Mozzini a togliere il gol della linea di porta. Si vede lontano un chilometro
che il Torino sta un po in affanno atletico e che la Juve è più che mai matura per segnare. Giusto e
sacrosanto che il 2 a 1 appartenga a Bettega che, in sospensione, liberissimo, piazza una delle sue
celeberrime testate sul lungo cross di Cuccureddu.
Il accende letteralmente Bettega che si smarca da tutte le parti, nonostante l’opposizione di Mozzini
e Caporale, riesce ancora a svettare colpendo a mantice, come pochi sanno in Europa. È il momento
della Juve che, con uno sforzo selvaggio per non pensare al razzo nell’occhio di Castellini, tenta di
arrivare al pareggio e di non credere al 2- 0 a tavolino È un buon momento della Juve con Causio
che obbliga Zaccarelli a brutte trattenute per la maglia mentre Tardelli esce da un paio di
disimpegni con raffinatezza di stampo brasilero .
Ma qui il Torino ha una reazione seria, di quelle che lasciano il segno. E là attraverso Pulici che,
con un dribbling che pare un raptus, slalomizza tra quattro difensori andando poi ad obbligare Zoff
ad una parata da asso,. la più difficile della partita E’ il ‘36 e questo brivido di paura basta a
riassestare gli equilibri in campo. La Juve sfiata e il Torino amministra gli ultimi minuti.
Sulla tribuna- stampa volano strisce gialle con su scritto” Allodi torna presto”. Il derby scatena
attorno alla Juve ogni sorta di rimpianto e di amarezza. Il derby stasera tutto del Torino: un mare di
bandiere granata sommerge qualche lembo bianco e nero. Lì in mezzo paiono coriandoli.