1976 luglio 31 Stones e la castità

1976 luglio 31 – Stones e la castità

Il sabato dell’Olimpiade chiuderà l’atletica leggera e probabilmente sarà il sabato di Dwight Stones,
primatista del mondo del salto in alto con 2 e 31. Quando aveva diciannove anni fu medaglia di
bronzo a Monaco, ora cerca l’oro e soltanto quello, tanto che qualunque altro risultato gli
piacerebbe quanto un pugno in faccia. Nel caso è sicuro di vincere e teme oltre alla pioggia che ogni
giorno scende su Montreal, unicamente l’affollamento della finale:” a chi è venuta la bella idea- ha
chiesto con sarcasmo- di fissare un limite di qualificazione tanto basso?”.

“Ho 9 probabilità su 10 di vincere” precisa, aggiungendo che nessuno si è preparato meglio di lui e
che nessuno può contare su una esperienza pari alla sua.

Stones è un tipo eccentrico, dotato di una gran pregio: il dire tutto ciò che pensa anche a costo di
rischiare tra qualche ora l’ostilità del pubblico canadese. Ha pubblicamente definito “terribile” il
cibo, “brutto” il villaggio, “incompleti” gli impianti,” schifose” le piste d’allenamento e, dulcis in
fundo, “maldestro” il Canada a voler organizzare le Olimpiadi.

Non certo un campione di diplomazia questo Stones, biondo, longilineo esemplare (1, 97 d’altezza,
gambe affusolate, 81 chili di peso) che vive con la madre e che ha appena cominciato a conoscere il
padre dal momento che i genitori hanno divorziato una ventina d’anni fa.

Strongs è ricco sfondato essendo carichi di zeri gli assegni in dollari passatigli dal padre costruttore
edile. Nato a Los Angeles, vive in una tenuta sulla costa californiana dove possiede anche un lago
personale.

Organizzato tra salti, allenamenti e bella vita, non ho molto tempo da dedicare allo studio ed è
anche per questo che dice:” debbo vedere se vale la pena di sacrificare quattro anni della mia vita
per diventare il primo saltatore chi vince le Olimpiadi due volte di seguito”.

Da come parla, Stones sente già l’oro di Montreal e di Mosca. Per prepararsi al primo, ha lasciato
una settimana il villaggio olimpico e adesso, di ritorno appena in tempo per la gara, ha spiegato:
“me ne sono tornato a casa mia per continuare una vita sessuale normale. In 11 per camera come si
può portare un’amica al villaggio?”.

Se vincerà, il suo non sarà un oro della castità, alla faccia degli atleti robot e in clausura. Da dove
potevo venire se non dagli Usa?