1976 giugno 6 Non basta il 4-2

1976 giugno 6 – Non basta il 4 – 2

Anche a San Siro la Nazionale ha giocato un tempo solo: ma stavolta, al contrario della trasferta
americana, il secondo! Non ci si capisce più nulla visto ch,e prima dei gol, gli “ eccellenti cadaveri”
di BB avevano raccolto di tutto, dai fischi ai cori di “buffoni”. Il povero Bernardini aveva dopo
l’intervallo ripreso posto in panchina accompagnato dallo scherno della tribuna centrale. E il
pubblico del parterre aveva per dispetto nascosto un pallone finito fuori campo per uno strafalcione
di Roggi. “ Lasciamo perdere”, aveva sospirato Silvio Piola.

I giocatori romeni giocheranno domani in campionato e non erano pertanto propensi a scannarsi
oggi come inglesi e brasiliani. Fra l’altro Stefano Kovacs aveva deciso di tenere in panchina il suo
miglior attaccante, quel Georgescu che, con ’33 gol, aveva l’anno scorso vinto la prestigiosa
classifica, della “scarpa d’oro” tra i goleador di tutta Europa e che, a questo campionato, ha già
realizzato 28 reti in 29 partite.

Nonostante tutto ciò, la Nazionale ha giocato mezza partita a scartamento ridotto, impacciata e
paludosa. Pulici echeggiava…Gino Bartali dando l’impressione di aver bisogno di enormi distanze
per staccare il terzino. Antognoni inventava alcuni buoni numeri e Pecci non sbagliava i cinque
morbidi lanci: ma il loro era un lumino rapido a estinguersi. La Nazionale era meno sfilacciata che
negli Usa senza d’altronde offrire un minimo di garbo e di efficienza in zona – gol.

La Romania non ha fatto ostruzione né back pedalling. La prima volta che un giocatore, il mediano
Bolloni, ha passato il pallone al portiere Kovacs che fu il tecnico del grandissimo Ajax gli ha rifilato
un cicchetto e una diffida dalla panchina. In certa misura riesce perciò inspiegabile il budino
azzurro del primo tempo. Forse i nervi a fior di pelle, chissà.

Nel secondo tempo qualcosa è cambiato . A cominciare da Bettega al posto di Pulici che non riesce
a vedere la porta quanto il collega juventino, autore di due gol nel giro di quattro minuti. Forse sono
cambiati un po’ anche i rumeni, meno compatti in difesa e più perforabili da una Nazionale che di
buono, in queste ultime quattro partite di primavera, ha se non altro dimostrato una maggiore
disinvoltura a manovrare in attacco.

Ho sempre pensato che c’è poco di irrazionale nel calcio e anche il 4 a 2 alla Romania rafforza
alcuni indizi raccolti negli Usa. Quanti! Non appena la squadra trova la giusta espressione in zona-
gol, si verifica il contraccolpo in difesa. Chi tra voi ha televisto il match sarà rimasto esterefatto
dagli errori di Facchetti e Zoff sui due gol segnati dai rumeni. Kovacs ha mandato in campo il suo
biondo e longilineo bomber, Georgescu, soltanto dopo un’ora abbondante. In questo lembo di
partita, l’attaccante ha segnato una delle due reti ed è stato pesantemente caricato in area da
Antognoni: l’unico a non vedere il rigore è stato l’arbitro. A questo punto ci si deve chiedere che
cosa sarebbe successo con Georgescu in campo fin dal primo minuto, marcato da uno svampito
della forza di Roggi.

La forma perduta da Zoff, la crisi dei difensori, gli alti e bassi di alcuni attaccanti, sono perplessità
che il 4 a 2 non è riuscito a cancellare. L’atmosfera è incandescente e lo dimostra il grido di
“assassini ! ” lanciato da Bernardini verso il resto del mondo nello spogliatoio. E’ l’urlo di un uomo
che ha certamente sbagliato ma che raccoglie, ahimè, una dose sproporzionata di veleno. Dose
distillata da un ambiente a volte ai confini della ferocia e dove gli argomenti tecnico-didattici
vengono travolti dalla passionalità. Basterà ricordare che pomodori, bastoni, cellulare e insulti
accolsero Valcareggi al rientro in Italia dopo il secondo posto al Mondiale ’70!

Maleducazione e isteriche reazioni a parte, la Romania ha ancor più complicato il compito della
Federcalcio di fronte a due contratti, quello di Bernardini – Bearzot, in scadenza il 30 giugno
prossimo. Tra Franchi e Carraro esiste perfetto disaccordo, l’uno vorrebbe liquidarli, l’altro
confermarli. L’unica convergenza sta nel ritenere che i due andrebbero o insieme tenuti o insieme
ripudiati. Ma proprio gli incidenti di S.Siro hanno messo a nudo che il bersaglio grosso è l’idealista
tattico Bernardini più che il prudente Bearzot. Non sono da escludere le dimissioni di Bernardini e a
tal punto la Federcalcio si troverebbe di fronte ad una situazione diversa ,cinicamente semplificata.

Il 4 a 2 non cancella i buchi, le contraddizioni, la indisciplina che questo Nazionale ha espresso
negli ultimi venti giorni.

Sarebbe però stolto ignorare i fermenti fortemente apprezzabili di un calcio stancatosi d’essere
filosoficamente passivo. Adesso servirebbe una Federcalcio a diciotto carati e uno staff capace di
ragionare, ma tra noi è il tempo degli sputi e delle offese. L’unità d’Italia ha soltanto cent’ann;.
siamo veramente illusi quando crediamo che la Nazionale delle pedate possa sottrarsi alla faida.