1976 luglio Montreal, intervista a Mennea

1976 – Olimpiade di Montreal – Intervista a Mennea

Incrocio Mennea e rammento alcune sue frasi che hanno gettato lo sconcerto, anche tra chi gli è amico.
Ha detto: “Alla corsa dei duecento darei questo voto: 110 e lode”.
“Un personaggio come Mennea non poteva mancare a Mosca”
“Gli americani? Ci ho preso più gusto senza di loro”
“Difficile, quasi impossibile, che nasca un altro Mennea”
Il tutto con tono febbrile, concitato, non di chi ha smesso di correre 200 metri d’aroma chi insegue non
si sa bene quale lepre nella mente. Fra l’altro, sempre parlando in terza persona, come un Papa.
“Mennea è… Mennea non può… Mennea pensa…”
Gliene chiedo la ragione, anche perché non mi pare più rilassato del solito. E lui: “Ho sempre parlato in
terza persona, è da 12 anni che lo faccio. Si sono stupiti quelli che non mi conoscono bene”
– Ma chi ti conosce davvero?
Questo no, devo dirlo: Mennea non lo conosce ancora nessuno
– Non dipenderà da te che nessuno ce l’ha fatta?
Mah, certo che in 12 anni avreste potuto capire Mennea
– E dagli con la terza persona: non userai questo linguaggio indiretto perché senti da una parte la
persona, dall’altra l’atleta?
Può darsi, non so
– L’oro ti ha esaltato ma, insieme, ho l’impressione che ti pesi.
Forse perché l’ho pagato salato. Nemmeno se mi ricoprissero d’oro, farei gli stessi sacrifici.