1974 luglio 8 I panzer tedeschi abbattoni i tulipani

1974 luglio 8 (Il Gazzettino)

I Panzer tedeschi abbattono i tulipani

La Germania ovest riconquista il titolo mondiale dopo 20 anni battendo l’Olanda per 2-1 –
Stavolta non si può veramente parlare di vincitori e vinti

Dal nostro inviato
MONACO, 7 luglio
Sono le diciassette e cinquantun minuti di Monaco: Franz Beckenbauer solleva la coppa d’oro
massiccio com’era toccato vent’anni fa esatti a Fritz Walter. La Germania ha vinto il mondiale di
Germania. Lo ha vinto per la seconda volta nella sua storia. Lo ha vinto come nel 1954 a Berna,
nella Svizzera tedesca. Ci può essere uno squadrone più sensibile al proprio ambiente?

Il piccolo Vogts va verso il palco con una scarpa in mano. Il portiere Maier inarca una capriola
sul prato. Beckenbauer tiene sotto braccio Overath, suo protetto, mentre il grande rivale Netzer
applaude da lontano, in borghese, nelle prime file della tribuna centrale, accanto ad un’elegante
mulatta.

Gli Dei del calcio teutonico celebrano la loro leggenda. Negli anni Settanta sono i campioni di

tutto. Due anni fa d’Europa, oggi del mondo. Nonostante l’alba olandese, non c’è nulla di
improvvisato sotto il cielo di Monaco.

A vedere la vittoria dei tedeschi c’erano i più begli occhi del mondo: quelli di Liz Taylor,
mischiata alla folla con il suo ultimo partner. C’era Kissinger, giunto allo stadio in un’auto che era
un forziere. C’era tutto lo staff tedesco, da Scheel a Schmidt a Brandt. C’erano più bandiere che
spettatori e quasi tutte con soli tre colori: giallo, nero e rosso, i colori della Repubblica federale.

Un paesaggio di larghissimo orizzonte che non è andato sprecato. Germania ovest-Olanda è stata
infatti una grande partita. Una grande partita tra due grandi squadre. Due squadre grandi perchè
differenti nei connotati, ma straordinariamente unanimi nel suggerire un calcio che divora, un calcio
che si accanisce, un calcio tanto caldo da sembrare frutto di un misterioso « Eros ».

Non è stato questo il giorno di Cruyff. Il tulipano nero è uscito dal campo con una mano lieve a
salutare il pubblico, uno spicchio di limone tra le labbra e occhi coperti d’umiliazione. Il Grande
Giovanni non ha mai sorriso all’Olympia-stadion. Eppure, con una pennellata da maestro
fiammingo, porta ancora la sua firma il quadretto più bello della finale.

E il « la », la nota giusta, è stata data quando non erano passati nemmeno sessanta secondi! Ho
visto Cruyff andare indietro, più indietro di tutti, perfino dello stopper. Proponendosi come
marmellata, si è portato addosso la mosca-Vogts, in uno spazio innaturale, assai largo. Poi, Cruyff
si è acceso, come un lampo al magnesio. Ha fatto surplace; ha chiesto triangolo; si è avventato in
dribbling sottile, togliendo di mezzo atleti come bruscolini. Lo hanno abbattuto in area come si
spara tra gli occhi di un rinoceronte in carica. Il penalty, l’1 a 0 dell’Olanda, appartiene tutto a lui e
non può essere scordato.

Con un vantaggio tanto importante, una squadra normale avrebbe posato il tallone sul prato
soprattutto per controllare, se non proprio per difendere. Ma questi verbi non esistono nel dizionario
del calcio nordico e, in particolare, olandese.

Dopo il gol, la manovra dell’Olanda ha cercato di salire con una sorta di sontuosa souplesse.
Manovre orizzontali, apparentemente barocche, per cercare il varco nello scomporsi degli spazi
altrui o nell’errore individuale.

Avesse avuto di fronte qualsiasi altra squadra, l’Olanda sarebbe andata avanti con il suo colossale
trotto fino alla notte dei tempi: avrebbe tolto la bava dalla bocca degli avversari di turno andando di
tanto in tanto a collocare una « banderilla » sulla ferita del toro.

Ma davanti all’Olanda stava la Germania Ovest. Pronunciate questo nome a voce alta e avrete già
il suono di un certo tipo di gioco. Nel 1954 a Berna i « deutschen » presero certe « bombe » da
uccidere un bue, tanto che più d’uno tra loro finì in clinica con il fegato a pezzi. I progressi atletici e
farmacologici della nostra epoca hanno sicuramente evitato oggi tali follie della chimica. Ed è allora
rimasto il succo dell’etnos tedesco, espresso tutto nel gioco della nazionale. La forza fisica,
l’orgoglio, il senso che nulla può essere a priori vietato ai tedeschi.

Nonostante un gol, i tedeschi hanno continuato a credere come prima che il loro compito storico
era di sbarazzarsi a Monaco del Mito Olanda. L’Olanda era grande, ma non aveva tradizione; la
Germania era grande e aveva tradizione: in maniera più o meno consapevole, tutti gli undici
tedeschi della finale pensavano questo e correvano per questo.

C’è poco di interamente irrazionale nel football. Lo ha confermato anche Germania Ovest-
Olanda. L’estetizzante Beckenbauer ha giocato la più realistica partita degli ultimi anni. Il terzino
Vogts si è avventato su Cruyff come se dovesse togliergli non dico una partita, ma anche il ricordo.
Da Hoeness a Breitner, il ritmo e la velocità sono stati tali da travolgere gli occhi di alcuni
osservatori sudamericani seduti accanto a me in tribuna.

La Germania Ovest ha pareggiato e vinto nel primo tempo. La sua manovra si sintetizza nelle
grandi ondate, anche se non si tratta più di ridurre il calcio tedesco al modello strettamente
anglosassone: al passo, all’istintuale aggressività, questa Germania collega infatti la classe, quella di
Beckenbauer o di Hoeness o di Müller e altri.

Nella Germania che, dopo il gol, ha cominciato a stringere l’Olanda, c’è gente che corre e che
pensa. La bagarre del ritmo contagia tutti, anche i più riflessivi. Si osservano così differenze di stile
e di spunto, ma mai differenze di atteggiamento.

Il pareggio del rigore è nato da uno schema arrembante. Il 2 a 1 definitivo ha sintetizzato il
calcio che a Nord è già una tradizione. Un attaccante che retrocede a proporre l’azione; un mediano
che scatta all’ala per rifinirla; un centravanti che occupa il meglio dei suoi riflessi nervosi per
mettere in gol prima che scattino i riflessi altrui.

Personalmente, non ho fatto il tifo per nessuno. Tutto neutrale anche se il gioco dell’Olanda mi
incuriosisce più di ogni altro. Ma, ad un certo punto, ho fatto anch’io il tifo per… la partita, per
questo tipo di partita, sempre aperta, sempre giocata, sempre virile, dove il taccuino spreca gli
episodi. Magari tutto normale ciò per gli spettatori di qui, ma non per noi, quotidiani cronisti di un
calcio che sembra a tratti una campagna promozionale del risparmio. Un calcio in cui, a scanso di
equivoci, siamo tutti colpevolmente coinvolti. Vincere 1 a 0 dopo un minuto e perdere 2 a 1 alla
fine esatta del primo tempo è una mazzata da far piangere. Una mazzata che gli olandesi avevano
però in certa misura meritato con quel tipo di difesa centrale che, nei giorni scorsi, mi aveva
suggerito le uniche perplessità sull’Olanda.

Non tanto senza battitore libero, ma addirittura la pur minima copertura sull’ultimo dribbling
avversario, l’Olanda non poteva non prendere almeno un gol da uno squadrone come la Germania,
dove almeno otto giocatori su undici sono in grado di segnare. L’Olanda ha giocato insomma quasi
con disprezzo per la prudenza tattica; ha giocato con un’apertura totale, fino alla presunzione.
L’Olanda, cioè, è stata coerente fino in fondo al suo identikit, non si è mai sottratta al proprio ruolo
spettacolare. Fino a questa finale l’Olanda aveva subito soltanto un gol in sei partite. Non ha voluto

pensarci sopra e aggiungere a quel gran risultato la considerazione più ovvia: che in finale avrebbe
incontrato l’avversario migliore, fra l’altro l’avversario di casa.

Pur tuttavia, se ha pagato e perso il mondiale nel primo tempo, l’Olanda ha onorato il cento per
cento di sé nel secondo. Basta contare le palle-gol in un rapporto di 1 a 5, per dare la misura della
reazione. Durante la ripresa, i tedeschi hanno avuto a disposizione soltanto il contropiede: e non
l’hanno trasformato. L’Olanda ha invece avuto quasi tutto: la manovra e le conclusioni.

2 a 2 e il momento della verità trasferito ai supplementari, sarebbe stata la perfezione: l’ultimo
atto di un mondiale molto bello, nettamente superiore a quello di Città del Messico tanto per restare
all’ultimo raffronto. L’aspetto malinconico, come in tutte le grandi finali dello sport, è che stasera
esiste chi ha vinto, ma esiste anche chi ha perso. E, nella logica divistica del calcio 1974, persino i
secondi sono dei dimenticati.

E’ stata una grande partita

Neeskens Breitner Müller

Germania-Olanda 2-1

MARCATORI: Neesekens (O) su rigore, 27′ Breitner (G) su rigore, 45′ Müller (G).
GERMANIA: Maier, Vogts, Breitner, Schwarzenbeck, Beckernbauer, Bonhoff, Hoenes,

Grabowski, Overath, Müller, Holzenbein.

OLANDA: Jongbloed, Suubier, Haan, Rijsbergen, (De Jong dal 69′) Krol, Jansen, Van Hanegem

Neeskens, Rep, Cruyff, Rensenbrink (2. tempo R. Van De Kerkhof).

ARBITRO: Taylor (Inghilterra): segnalinee: Barreto (Uruguay) e Gonzales (Messico).
NOTE: Spettatori 80 mila. Angolo 10 a 10. Ammoniti Vogts, Van Hanegem e Neeskens, per
gioco falloso e, dopo il termine del tempo, mentre rientrava negli spogliatoi, Cruyff per proteste.
Dal nostro inviato
MONACO, 7 luglio

1′: prima azione dell’Olanda e primo gol! Cruyff parte molto da dietro, sorprende con un
eccezionale slalom quattro difensori tedeschi ed entra in area di rigore da posizione di centravanti
puro: mentre sta per battere a colpo sicuro in gol, Hoeness, appena un metro dentro l’area, falcia
netto l’asso olandese. Rigore altrettanto netto sul quale l’arbitro inglese non ha la minima incertezza
ben piazzato come era. Media rincorsa di Neeskens, tiro di destro, non angolato, sulla sinistra di
Maier, spiazzato. Uno a zero per l’Olanda.

27′: dopo un periodo di prevalenza dei tedeschi che stanno imponendo il loro tipico ritmo,
Holzenbein si lancia in area dalla sinistra a conclusione di una eccitata azione d’attacco. Da dietro
arriva in spaccata il mediano Jansen che tenta il tackle: poiché è in grave ritardo, falcia l’attaccante
tedesco: anche qui Taylor non ha il minimo dubbio, allunga il ditone verso il dischetto del rigore. Il
rigorista di Germania è il terzino sinistro Breitner che va alla battuta di destro, il piede che lo ha
visto già due volte goleador in questo mondiale, contro il Cile e la Jugoslavia. Il tiro è talmente
secco, preciso, rasoterra, lungo il palo destro, che il portiere olandese non abbozza nemmeno la
parata e rimane in piedi impotente. Uno a uno.

29′: ancora dalla posizione di ala sinistra, il terzino Vogts si presenta solo davanti al portiere
olandese. Batte di destro a mezz’altezza e Jongbloed si solleva da campione a deviare
acrobaticamente in corner la gran palla-gol.

35’: cross di Hoeness quasi dal fondo campo, questa volta il portiere olandese buca l’uscita, ma
c’è lo stopper Rijsbergen che, interrompendo la traiettoria, evita il sicuro due a uno di Müller a porta
vuota.

37’: punizione per la Germania quattro metri fuori area olandese, leggermente spostato sulla
destra. Sul pallone s’avventa Hoeness che però finta lasciando la battuta a Beckenbauer: il più
tecnico dei giocatori tedeschi solleva un magistrale pallonetto con un tocco concesso soltanto ai
migliori brasiliani. La traiettoria calante è indirizzata proprio sotto la traversa ed il portiere olandese
è stavolta grande a deviare con uno splendido colpo di reni all’indietro.

38′: l’Olanda interrompe in contropiede la prevalenza territoriale e di palle-gol della Germania,
Cruyff riceve palla e la porta almeno una ventina di metri faccia a faccia con Beckenbauer in
retromarcia. Quando arrivano sul limite dell’area, Cruyff « sente » che è il momento giusto per
tagliar fuori Beckenbauer e servire la mie palla-gol a Rep sulla sinistra: il centravanti-ala di Olanda
colpisce bene ma il portiere Maier, in fulminea uscita, devia con il corpo.

45′: lungo l’out destro, sulla metà campo, Hoeness lancia Bonhof scattato all’ala destra, Bonhof
va in profondità, sterza verso il centro e crossa basso davanti all’area di porta. Qui non può che
essere piazzato Müller il quale stoppa breve, con le spalle girate alla porta e, tanto per cambiare,
esegue una torsione da felino e batte il destro diagonale, assolutamente imparabile, ancora
nell’angolo destro del portiere, come per il rigore di Breitner. 2 a l per la Germania che, senza
ancora saperlo, rientra negli spogliatoi con il risultato che le darà la Coppa Fifa ‘74.

50’: Su corner, Bonhof colpisce bene, a braccia aperte, in posizione di centravanti e il pallone

sfiora la base del palo.

53’: Cruyff zompa malamente sul portiere Maier che rimedia un colpo tra la coscia e l’anca. Da

questo momento la parte del pubblico più vicina al fallo fischierà ad ogni occasione Cruyff.

54′: il terzino Breitner salva sulla linea, di testa, il gol del pareggio olandese, dopo che Cruyff

aveva anticipato di testa l’uscita di Maier.

volta Maier è piazzatissimo e blocca.

36′: sradicando Beckenbauer in tuffo, Van Hanegem indirizza in gol di testa ma anche questa

63′: cross da destra per Cruyff: il numero 14 d’Olanda fa da pivot per Rep anche se, alla fine,

l’onnipresente Breitner riesce in qualche modo a togliere la castagna dal fuoco.

68′: stiramento alla gamba destra di Rijsbergen: entra De Jong, attaccante centrocampista. Da

questo momento l’Olanda è una formazione di quasi tutti attaccanti.

74′: cross da sinistra di De Jong: Neeskens arriva all’impatto un po’ diagonalmente da destra e
rifila uno shoot che è un barrito: non so con che cosa e come Maier opponga tutto il corpo a mezza
altezza sul palo sinistro e riesca a mettere in corner!

76′: ancora Cruyff esegue da pivot al centro dell’area; il pallone scende giusto davanti al piede di
Van de Kerkhof (entrato nel secondo tempo al posto del semi infortunato Resenbrink): sia pure da
una distanza di dieci metri, l’attaccante sbaglia grossolanamente la buona palla-gol.

80′: dopo aver sbagliato, due minuti prima, la deviazione da un paio di metri su un cross fendente
di Haan, Rep scatta in posizione di ala destra, supera di netto Breitner e, da 12 metri circa, scaglia
un diagonale che pare proprio destinato all’angolo per il 2 a 2: il pallone sbava invece il palo ed
esce! E’ questa l’ultima vera grande occasione dell’Olanda.

87′: sui grandi spazi aperti in difesa dall’attacco massiccio dell’Olanda, va via Holzenbein sulla
sinistra: entrato in area, ha davanti a sé Jansen; tocca il pallone avanti e svincola in dribbling mentre
Jansen tenta il tackle: il mediano olandese finisce per falciare nettamente l’attacco di Holzenbein ma
l’arbitro Taylor, ben piazzato, giudica involontario l’intervento. Dalla tribuna, mi era sembrato

invece un rigore netto almeno quanto gli altri due. E’ questa l’ultima palla-gol della Germania e, in
definitiva, l’ultima palla-gol dell’intera partita. Dopo tre minuti di stressante attesa, il fischio finale
dell’arbitro apre la grande festa tedesca.

Spetta a Vogts il voto più alto

MAIER Sepp
Classe 1944, Bayern di Monaco, portiere, 8 — Come nella penultima partita mondiale contro la
Polonia, è stata la garanzia numero uno della Germania. E’ andato in ritardo soltanto in un’uscita e,
una volta, è stato anticipato da Cruyff. Per il resto, una presa senza la minima sbavatura; la solita
concentrazione e due interventi che hanno prima impedito all’Olanda di andare in vantaggio sul 2 a
1 e poi hanno impedito ai « tulipani » di pareggiare. I tedeschi ricorderanno per un pezzo la sua
uscita su Rep e il suo volo su Neeskens.

VOGTS Berti
Classe 1946, Borussia Mönchengladbach, terzino destro, 9 — Una partita memorabile la sua. Oltre
a marcare un giocatorino come… Cruyff, Vogts è stato l’autentico battitore libero della Germania,
nel senso che si è buttato a interdire ovunque se ne presentasse la necessità, senza badare a chi fosse
il suo uomo o quello d’altri. Tackle e gioco distruttivo a parte, Vogts è stato inarrestabile motorino
sul lato basso del centrocampo. Senza dubbio il protagonista numero uno.

BREITNER Paul
Classe 1951, Bayern di Monaco, terzino sinistro, 8 — Il « maoista » della formazione tedesca ha
avuto subito il compito psicologicamente difficile di battere il calcio di rigore. Questi tiri dagli
undici metri sono facilissimi negli allenamenti: quando si tratta di raddrizzare con essi un risultato
da finale mondiale possono travolgere qualsiasi giocatore con degli oscuri brividi nelle gambe. Da
buon tedesco, Breitner ha colpito quasi con disinvoltura. La sua spinta offensiva sul corridoio
sinistro è stata enorme, pur avendo da marcare uno sfondatore quale Rep. Quest’ultimo ha trovato
un paio di occasioni durante il forcing olandese in chiusura di partita e la palla-gol migliore
(servitagli da Cruyff) l’ha ottenuta approfittando del fatto che Breitner non era ancora rientrato da
una precedente azione d’attacco.

SCHWARZENBECK Georg
Classe 1948, Bayern di Monaco, stopper, 7 — Ha marcato Rensenbrink reduce però da un calcione
del brasiliano Pereira ancora non perfettamente assorbito. Infatti, Rensenbrink è rimasto in campo
soltanto un tempo. Sia contro questo avversario che contro il suo sostituto Schwarzenbeck è stato il
più tipicamente « italiano » dei difensori in campo. Non ha mai mollato la posizione anche se il suo
destro a lunga gittata sarebbe potuto servire in zona-gol come, ricorderete, nella recente finale di
Coppacampioni.

BECKENBAUER Franz
Classe 1945, Bayern di Monaco, battitore libero, 8 — La miglior partita del suo Mondiale! In
questo senso non poteva essere più tempista. Mentre in nessuno dei precedenti sei match era
riuscito ad evitare qualche critica per l’eccessiva gigioneria e per qualche « grave buco » difensivo,
contro l’Olanda Beckenbauer ha avvertito tutti i richiami della classe e si è adattato ogni momento a

ciò che richiedeva il match: per esempio, quando alla fine c’era da sparar via bordate per allontanare
il forcing olandese, Beckenbauer si è adattato contro la sua palleggiata vocazione.

BONHOF Rainer
Classe 1952, Borussia di Mönchengladbach, mediano, 8 — A vederlo a fianco di Neeskens, con il
quale ha giocato « in coppia », sembrava di assistere ad un festival atletico, date le misure fisiche di
entrambi. Per almeno tre quarti di partita, il tedescone ha impedito a Neeakens di esprimersi. Non a
caso, il goleador-aggiunto d’Olanda è arrivato veramente vicino al gol una volta soltanto, battendo
sveltamente al volo.

HOENESS Uli
Classe 1952, Bayern di Monaco, ala-interno, 8 — Assieme al rapinatore Müller, sicuramente il
migliore dell’attacco tedesco. Oltre a possedere un ritmo e una resistenza davvero fuori dal comune,
Hoeness possiede in buona dote la fantasia. I suoi dribbling, i suoi dietrofront improvvisi e gli scatti
di reazione altrettanto improvvisi sono riusciti più di ogni altro dettaglio tattica a far perdere
compostezza alla difesa olandese, soprattutto nel primo tempo, che è il tempo che ha deciso.

GRABOWSKI Jurgen
Classe 1944, Eintracht di Francoforte, ala, 7 — Stupendi i suoi smarcamenti fatti apposta per
lasciare i corridoi ai terzini Lamini Vogts e Breitner. Se, soprattutto nel secondo tempo, non è
riuscito a sfruttare il contropiede, è dovuto anche al fatto che i lanci che provenivano dalla difesa
erano sempre un po’ frettolosi e pressappochisti.

OVERATH Wolfgang
Classe 1943, Colonia, mezzala, 7 — Paradossalmente « travolto » dal ritmo della Germania nel
primo tempo, si trovava preso in mezzo, tra gli scatti in avanti dei difensori e il tourbillon di
Hoeness e Müller davanti. Più di una volta il gioco l’ha saltato. Maggior geometria, anche se in
posizione arretrata, nella ripresa. Con questo Mondiale, ha vinto anche il suo personalissimo
mondiale, da anni in concorrenza con Netzer.

MÜLLER Gert
Classe 1945, Bayern di Monaco, centravanti, 8 — Domani mattina il simpatico Gerd piglierà il
treno per l’Italia, andrà ancora ad Abano Terme per dei fanghi supplementari, visto che non si sente
ancora perfettamente a posto. Ciò nonostante il suo match-ball non è mancato ed è stato ancora una
volta un gol alla sua maniera: Müller ha infatti stoppalo in pochi centimetri il pallone e, con quelle
sue grossissime e corte gambe, è riuscito a eseguire una rapidissima piroetta verso la porta olandese.
Quando Müller inquadra nel mirino l’angolo, è un’iradiddio, difficile che sbagli.

HOLZENBEIN Bernd
Classe 1946, Eintracht Francoforte, ala sinistra, 8 — Per dare la misura delta sua partita, bastano
due episodi: ha provocato il rigore concesso da Taylor e ha provocato anche il fallo da rigore che
Taylor ha negato. Holzenbein è il giocatore tedesco che meglio tiene l’out; ma la sua caratteristica
migliore sta nella conversione al centro, con quel suo dribbling a passetti stretti che non a caso
mette in grave difficoltà il terzino quando deve contrarlo.

JONGBLOED Jan
Classe 1940, F.C. Amsterdam, portiere, 8 — Ovviamente nulla da fare sul rigore. Incolpevole anche
sul gol di Müller. In compenso ha negato alla Germania almeno tre palle-gol. Questo stranissimo
portiere, abituato a uscire dall’area per respingere di piede e di testa!, non c’entra nulla oggi con la
sconfitta della sua squadra.

SUURBIER Wim
Classe 1945, Ajax, terzino destro, 7 — Molto meglio il secondo tempo del primo. Ma Hoeness lo ha
costretto a rinunciare più di una volta alle sue tipiche folate offensive.

HAAN Arie
Classe 1948, Ajax, terzino centrale, 7 — La tattica degli olandesi, che non prevede battitore libero,
espone la difesa a delle sbandate centrali che fanno accapponare la pelle. Ma non c’entra in questo il
giocatore X o Y, ma il modulo.

RIJESBERGEN Wim
Classe 1952, Feyenoord, stopper, 7 — Il biondissimo difensore d’Olanda ha marcato Müller, non ce
l’ha fatta, per uno stiramento, a restare tutta la partita in campo. Ha controllato, tête-à-tête, senza
protezioni alle spalle, uno dei più pericolosi centravanti del mondo: gli ha concesso una sola volta
di stoppare senza contrasto e Müller non lo ha perdonato.

KROL Ruud
Classe 1949, Ajax, terzino destro 7 — E’ sembrato un po’al risparmio nel primo tempo, come se
sapesse di non avere la solita birra per novanta minuti: in fondo questa è la settima partita in una
ventina di giorni. Nel secondo tempo Krol è stato, d’altra parte, uno dei portatori d’acqua più
efficaci nello snervante forcing d’Olanda.

JANSEN Wim
Classe 1946, Feyenoord, mediano, 7 — Non dimenticherò più questa partita: non soltanto perché
era la finale mondiale ma perché è stato lui a provocare, in spaccata non ortodossa, il penalty della
Germania. Nessuno ha pedalato forse quanto lui tra la difesa e il centrocampo.

VAN HANEGEM Wim
Classe 1944, Feyenoord, mezzala, 7 — Poderoso il suo ritmo, brillante come sempre il suo gran
mancino, anche se meno che in altre occasioni è sembrato felice nell’ultimo scambio verso la zona
gol. Non casualmente, forse, lo troviamo assai di rado nella cronaca delle più interessanti azioni
della partita.

NEESKENS Johan
Classe 1951, Ajax, mezz’ala, 7 — Fosse riuscito ad infilare in rete quel destro al volo del possibile 2
a 2, sarebbe passato alla leggenda meglio di Cruyff. Così, gli è rimasto invece l’amaro in bocca di
un gol rapidissimo, dopo un minuto, il suo quinto gol del Mondiale ’74, ma un gol rivelatosi alla
fine inutile.

REP Johnny

Classe 1951, Ajax, centravanti-ala, 7 — Accanita la sua partita, soprattutto nel secondo tempo,
quando è riuscito più di una volta a mettere lo scompiglio nell’area tedesca. Ma è roso dal rimorso
del facile 2 a 1 offertogli da Cruyff e tirato sul portiere.

CRUYFF Johan
Classe 1947, Barcellona, interno, 8 — Marcatissimo da Vogts, inseguito spesso a calcioni da altri
tedeschi, Cruyff ha innestato progressivamente la marcia. Nel primo tempo si è dedicato a un lavoro
spesso da negriero; nel secondo tempo ha tentato di più, di essere protagonista in prima persona
nella zona-gol. Ha fatto le cose migliori della squadra olandese anche se sul suo fianco, sia a destra
che a sinistra, non aveva contro la Germania attaccanti tanto brillanti quanto in altre occasioni.

RENSENBRINK Rob
Classe 1947, Anderlecht, ala, 6 — Forse l’Olanda avrebbe fatto meglio, visto che l’attaccante non
era in perfette condizioni, a far giocare subito dal primo minuto Van De Kerkhof. Non è stato mai il
Rensenbrink che avevo ammirato contro la Germania Est e contro il Brasile.

VAN DE KERKHOF René
Classe 1951, Eindhoven, ala, 6 — Ha sostituito per un tempo Rensenbrink. Un lavoro pressante
sulla trequarti campo, ma senza il raptus da gol tipico al suo predecessore quando stava in
condizione fisica.

DE IONG Theo
Classe 1947, Feyenoord, 6 — Ha sostituito Rijsbergen dopo lo stiramento. Momento difficile,
quello, per un difensore, visto che oramai gli olandesi pensavano soltanto ad taccare.