1974 luglio 5 Un biglietto “popolare” trecento mila lire

1974 luglio 5 – Un biglietto “popolare” trecento mila lire

MONACO, 4 luglio
Scendendo da Dortmund, 800 kilometri d’autostrada, ha sorpassato una Mercedes nuova fiammante,
beige metallizzato, con questa targa: F-WM100. La F per Francoforte, la WM per Weltmeisterschaft,
Campionato del Mondo. Una targa fatta apposta per la vettura di Stanley Rous, ex presidente della
Fifa: il vecchio dirigente inglese, due metri d’altezza e una testa di candidi capelli, siedeva accanto
all’autista, dal lunotto posteriore sbucavano bandiere, cuscini colorati e due palloni a spicchi bianchi
e neri: forse i palloni della finalissima Olanda-Germania, domenica alle 16, qui a Monaco.
Tutto l’apparato del mondiale ’74 sta migrando questa notte verso il Sud, nella capitale della Baviera.
Non c’è più dispersione, nove città, altrettanti stadi, un sacco di ritiri in piccoli centri. Ormai conta
soltanto l’Olympiastadion, gioiello sportivo di Monaco, l’impianto più costoso e tecnicamente
avveniristico che sia mai stato costruito per lo sport di massa dal football all’atletica.
Per la finale del primo e secondo posto saranno presenti 1200 giornalisti, 300 inviati radiotelevisivi,
100 fotografi. Appartengono a 66 paesi, il più lontano dei quali, la Nuova Zelanda. Ci sarà anche un
operatore tutto speciale, l’inglese Morton Lewis regista del film in tecnicolor sul Mondiale.
Lo stadio di Monaco contiene 75.334 posti (30 mila in piedi): il più bello e il più moderno ma non il
più grande di Germania visto che lo stadio olimpico di Berlino, ordinato da Hitler, può ospitare 87
mila spettatori.
“Il nostro unico rammarico è di non aver potuto dare il biglietto a migliaia e migliaia di persone di
tutto il mondo che ce l’hanno richiesto”: massiccio, biondo, occhi chiari, a confessarlo è Eugen
Spindler, manager dell’organizzazione a Monaco.
Mentre sono nel suo ufficio, al Penta Hotel, arriva una telefonata che lo fa grassamente ridere come
se gli avessero raccontato l’ultima barzelletta sporca. Dalla Svizzera gli chiedono, a qualunque prezzo
500 biglietti per la finale! “Ach so, sono proprio svizzeri”, dice divertito, squaotendo il testone.
È infatti da novembre del 1973 che i costosissimi tagliandi sono esauriti. Soltanto alcuni Vip, un
“giro” da contare sulle dita di una mano, possono sperare a questo punto di vedersi ammessi in
extremis, nella tribuna d’onore. Come per esempio Henry Kissinger che ne ha fatto formale richiesta
15 giorni fa. Il segretario di stato americano arriverà con un seguito “personale” di una quarantina di
persone, tra guardie del corpo e giornalisti.
Nella stessa fila di “persone molto importanti” saranno seduti Bernardo d’Olanda, Feisal d’Arabia,
Ranieri di Monaco, Walter Scheel, Willy Brant che ama molto il football. Più sotto cantanti come
Caterina Valente e Udo Jurgens e personaggi del calcio come Pelè, Seeler, Fritz Walter, Sepp
Herberger. In tribuna Vip, non sono annunciati inglesi, italiani e russi, cioè rappresentanti di
Nazionali non qualificate o prematuramente eliminiate.

Quando chiedo quali sono le misure di sicurezza prese per la finale, Herr Spindler allarga le braccia
e dice soltanto: “Tutto, tutto il possibile!”. Non ci saranno lupi ma elicotteri e almeno tremila agenti
quasi tutti in borghese. Per la prima volta del Mondiale verranno controllate una ad una tutte le borse,
comprese le portatili dei giornalisti. “Spiacente ma necessario”, ha aggiunto Spindler.
Intanto i computers stanno elaborando le cifre, il conto economico del campionato. La previsione
d’incasso, per tutto il Mondiale, era stata di 80 milioni di marchi, 24 miliardi di lire circa se oscilliamo
il cambio delle due monete sulle 300 lire. Non avendo sempre riempito gli stadi e avendo perduto un
grossissimo cliente quale l’Italia, l’organizzazione calcola ora che l’incasso globale sarà invece di 70
milioni di marchi cioè 21 miliari nostri.
La finalissima sarà il momento magico dell’organizzazione. La foce di un fiume di marchi. Eppure
per rispondere a tutte le richieste di biglietti, sarebbe servito minimo minimo uno stadio da 350-400
mila posti: questa la valutazione prudenziale in base alle tentate prenotazioni. E non è stato nemmeno

possibile istallare un enorme circuito chiuso televisivo, per una specie di stadio supplementare in
poltrona, secondo una moda tipicamente statunitense: lo ha impedito proprio il contratto
dell’esclusiva firmato tra Coppa Fifa e Tv.
Alla finale, i “portoghesi” saranno soltanto 5.000: dico “soltanto” perché, tra polizia, stampa, servizi,
addetti ai lavori e Vip, quella cifra è il minimo del minimo. Si fosse trattato di Roma invece di
Monaco, sicuramente i non paganti sarebbero saliti a 15 mila. E, forse sono abbondantemente
ottimista.
A Marienplatz, cuore di Monaco, isola pedonale abbellita da grandi chiazze di petunie, il bagarinaggio
dei biglietti è feroce: il prezzo di un tagliando viene moltiplicato per dieci volte. Quindi, si paga un
posto normale sulle 250-300 mila lire. Tra 48 ore il mercato nero sarà aperto soltanto agli sceicchi.
E da sceicchi autentici sono i proventi delle finali: per 180 minuti di football, l’incasso sarà di 1
miliardo e mezzo.
Esattamente 840 milioni per la finalissima del primo e secondo posto! Chiaro che si tratta di un record,
forse imbattibile per almeno altri otto anni. I 420 milioni netti saranno così distribuiti: 10 per cento
alla Fifa, 25 per cento alla organizzazione, 65 per cento alle 16 finaliste con quote proporzionali alla
durata del “loro” mondiale e agli incassi provocati durante le “loro” partite.
Prima del 13 giugno tutti prevedevano che, Germania Ovest a parte, il malloppo migliore sarebbe
toccato all’Italia. Ora, Artemio Franchi si dovrà accontentare delle briciole. Le nostre sconfitte
sportive sono anche dei crack finanziarie.